Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli.
Nelson Mandela
La scomparsa di Nelson Mandela rappresenta un lutto per l’intera umanità. Non solo leader della lotta contro l’apartheid in Sudafrica ma simbolo e incarnazione della libertà, della perseveranza della giustizia. Un uomo che ha dato moltissimo al mondo mettendo se stesso in secondo piano, un uomo che ha fatto la storia e di cui certamente si avvertirà forte la mancanza.
La vita
L’educazione è il grande motore dello sviluppo personale. È grazie all’educazione che la figlia di un contadino può diventare medico, il figlio di un minatore il capo miniera o un bambino nato in una famiglia povera il presidente di una grande nazione. Non ciò che ci viene dato, ma la capacità di valorizzare al meglio ciò che abbiamo è ciò che distingue una persona dall’altra.
Nelson Mandela
Nelson Rolihlahla Mandela (Qunu, Umtata, 18 luglio 1918 – Johannesburg, 5 dicembre 2013), politico sudafricano e presidente del Sudafrica (1994-1999), primo nero a ricoprire questa carica nel paese. Incarcerato per più di venticinque anni per motivi politici, è divenuto il simbolo della lotta contro l’apartheid.
Figlio di un capo della tribù thembu, prese a interessarsi di politica quando ancora era studente; insieme a Oliver Tambo, da allora suo fedele compagno di lotta, partecipò nel 1940 ad alcuni scioperi studenteschi che gli costarono l’espulsione dal college. Nel 1944 con Tambo e Anton Lembede fu tra i membri fondatori della lega giovanile dell’African National Congress (ANC), diventandone il segretario nazionale nel 1948 e due anni dopo il presidente. Inizialmente contrario alla cooperazione con altri gruppi etnici, Mandela cambiò opinione nel 1952 nel corso della campagna di disobbedienza, durante la quale auspicò l’azione congiunta di tutti i gruppi razziali nella lotta contro la segregazione razziale. Nel dicembre 1952 venne arrestato e condannato a nove mesi, ma la pena fu sospesa; gli venne però proibito di partecipare a qualsiasi riunione o di lasciare il distretto di Johannesburg per un periodo di nove anni. Nel dicembre 1956 fu accusato di tradimento con altre 156 persone: il processo durò fino al 1961, ma nessuno venne condannato. Nel 1958 sposò Nkosikazi Nomzamo Madikizela, più nota come Winnie Mandela.
In seguito al massacro di Sharpeville (1960) in cui 67 cittadini di colore furono uccisi dalle forze dell’ordine sudafricane nel corso di una manifestazione contro l’apartheid, l’ANC e il Pan-African Congress (PAC), partito sorto dalla scissione di una sua minoranza, furono messi fuori legge. Nel 1962 Mandela lasciò il Sudafrica per partecipare alla prima conferenza panafricana di Addis Abeba, quindi passò in Algeria, dove fu addestrato nelle tecniche di guerriglia, e infine si recò a Londra, dove incontrò gli altri leader della resistenza politica sudafricana. Tornato in Sudafrica fu arrestato per aver lasciato illegalmente il paese e condannato a cinque anni di reclusione. Con lui furono incarcerati molti altri attivisti antiapartheid. Al processo (1963-64) Mandela assunse personalmente la propria difesa e quella dei suoi compagni. Condannato all’ergastolo, trascorse diciotto anni nel penitenziario di Robben Island, quindi venne trasferito nel carcere di Pollsmoor, a Città del Capo.
Nessuno conosce veramente una nazione fino a che non è stato nelle sue prigioni. Una Nazione non dovrebbe essere giudicata da come tratta i suoi cittadini migliori, ma da come tratta i suoi cittadini di più basso rango.
Nelson Mandela
La campagna di protesta contro le autorità sudafricane per la sua liberazione assunse una dimensione mondiale. Nel 1985 Mandela rifiutò la libertà condizionata offerta dal presidente Botha, e chiese che il governo rivedesse la propria posizione sulla questione dell’apartheid. Il presidente De Klerk liberò Mandela nel febbraio 1990 dopo aver nuovamente riconosciuto la legalità dell’African National Congress e degli altri partiti politici soppressi. Mandela assunse la direzione del partito e avviò le trattative con il governo; il dialogo fra le parti fu difficile e spesso aspro, ma finalmente, nel 1991, il governo revocò l’ultima legge che regolava l’apartheid.
Per l’impegno dimostrato nel processo di democratizzazione del paese e di pacifica convivenza multirazziale, Mandela e De Klerk, nel 1993, ricevettero il premio Nobel per la pace. Nel maggio 1994, con le prime elezioni libere del paese, in cui ebbe diritto di voto anche la popolazione nera, Mandela divenne il primo presidente nero del paese; due anni dopo, nel maggio 1996, varò la nuova costituzione del Sudafrica. Non ricandidatosi per un nuovo mandato, dopo le elezioni del giugno 1999 che hanno visto trionfare l’African National Congress, “Madiba” (il Vecchio) come viene affettuosamente chiamato dal suo popolo ha lasciato le cariche di presidente del partito e del Sudafrica al suo vicepresidente, Thabo Mbeki.
Per gli uomini, la libertà nella propria terra è l’apice delle aspirazioni.
Nelson Mandela
Il vescovo Desmond Tutu consegna al presidente Nelson Mandela le copie del rapporto finale della Commissione per la verità e la riconciliazione. Istituita nel 1995, la Commissione fu presieduta da Tutu ed ebbe un duplice scopo: accertare le violazioni dei diritti umani compiute in Sudafrica durante il lungo regime dell’apartheid e favorire la ripresa del dialogo nel paese. La Commissione concluse i suoi lavori nel 1998 con la ferma condanna della segregazione razziale, considerata un grave crimine contro l’umanità.
Fonte: Encarta
La filosofia Ubuntu
Una persona che viaggia attraverso il nostro paese e si ferma in un villaggio non ha bisogno di chiedere cibo o acqua: subito la gente le offre del cibo, la intrattiene. Ecco, questo è un aspetto di Ubuntu, ma ce ne sono altri. Ubuntu non significa non pensare a sé stessi; significa piuttosto porsi la domanda: voglio aiutare la comunità che mi sta intorno a migliorare?
Nelson Mandela
L’autobiografia
Non c’è nessuna strada facile per la libertà.
Nelson Mandela
L’autobiografia di Nelson Mandela assume ora una valenza ancor più significativa: oltre alle persone cui egli ha migliorato indirettamente la vita, è ai libri che spetta ora rendere immortale la sua memoria come esempio di vera umanità e struggente amore per le proprie origini.
Lungo cammino verso la libertà merita di essere letto con attenzione. Non solo per conoscere a fondo la vita di Mandela, quanto piuttosto per fare un passo alla volta assieme a lui in quel cammino che come dice il titolo è lungo ma porta alla libertà. Provate a immaginare la sofferenza di un popolo che, nella propria terra, si vede privato da stranieri dei diritti fondamentali. Con quale autorità? Quale arroganza hanno dimostrato i bianchi instaurando il regime dell’apartheid?
Mandela attraverso le pagine ci mostra la parte più intima di sé, quella di un uomo che cresce e matura perseguendo più che la propria felicità, la realizzazione di ciò in cui crede con ogni fibra del suo essere. Non un uomo senza peccato, ma un uomo che è stato capace di cambiare la storia. Un uomo straordinario. Un libro che entra nel cuore e che commuove, la cui lettura potrebbe essere validamente inserita nell’istituzione scolastica di tutto il mondo.Approfondimenti
Apartheid
Un gruppo di sudafricani legge il resoconto di uno scontro tra la polizia e i minatori neri avvenuto nel 1973; lo scontro fece undici vittime.
Politica di segregazione razziale formalmente adottata in Sudafrica dal 1948 al 1993. Nella lingua afrikaans il termine apartheid significa ‘separazione’ e indica la rigida divisione razziale che regolava le relazioni tra la minoranza bianca e la maggioranza non bianca della popolazione. Nel novembre del 1993 fu raggiunto un accordo che mise fine all’apartheid e nel 1994 si tennero le prime elezioni politiche in cui votavano gli appartenenti a tutte le razze.
L’apartheid fu adottato nel 1948 dopo la vittoria elettorale del Partito nazionalista del Sudafrica (NP). Le leggi dell’apartheid classificavano i cittadini in tre principali gruppi razziali: bianco, bantu (neri africani) e coloured (persone con discendenza mista). Successivamente venne istituita una quarta categoria per gli asiatici (indiani e pakistani).
Le leggi prescrivevano i luoghi in cui ciascun gruppo poteva vivere, che tipo di lavori poteva esercitare e a che tipo di sistema scolastico poteva accedere. Le leggi proibivano quasi tutte le relazioni interrazziali, istituivano luoghi pubblici separati (ad esempio, riservando alcune spiagge ai bianchi) ed escludevano i non bianchi da ogni forma di rappresentanza politica. Gli oppositori dell’apartheid furono perseguiti penalmente e il governo inasprì la propria politica di repressione fino a trasformare il Sudafrica in uno stato di polizia.
Il leader politico sudafricano Stephen Biko è uno dei martiri del regime dell’apartheid in Sudafrica. Arrestato nel 1977 per attività politiche contro il governo della minoranza bianca segregazionista, morì in seguito alle percosse e ai maltrattamenti della polizia. Nella foto, seguaci di Biko riuniti nella sua città natale per commemorare il decimo anniversario della morte.
La segregazione razziale fu contrastata dall’African National Congress (ANC), fondato nel 1912 dai neri. Dopo gli scioperi contro l’apartheid che culminarono nel massacro di Sharpeville nel marzo del 1960, il governo mise al bando tutte le organizzazioni politiche nere, compreso l’ANC. Tuttavia le dimostrazioni, gli scontri violenti, gli scioperi e i boicottaggi che si susseguirono sempre più frequenti negli anni Sessanta e Settanta da parte degli oppositori dell’apartheid, il fallimento della politica dei bantustan e la condanna internazionale che aveva isolato il Sudafrica, costrinsero il governo ad allentare le restrizioni, ad esempio quelle che riguardavano il contatto quotidiano tra membri delle diverse componenti etniche (petty apartheid).
Dalla metà degli anni Settanta fino alla metà degli anni Ottanta il governo attuò una serie di riforme che permisero alle rappresentanze sindacali nere di organizzarsi e di svolgere una limitata attività politica. La Costituzione del 1984 estese la rappresentanza parlamentare agli asiatici e ai coloured, ma non ai neri, nonostante costituissero oltre il 75% della popolazione. Si accesero nuove rivolte nelle città e, essendo cresciuta la pressione internazionale contro il Sudafrica, le politiche governative dell’apartheid cominciarono ad allentarsi.
Nel 1990 il nuovo presidente Frederik Willem de Klerk revocò ufficialmente la messa al bando trentennale dell’ANC e liberò il suo leader, Nelson Mandela. Nel 1993 venne raggiunto e sottoscritto da Mandela e De Klerk un accordo sulle modalità della transizione del Sudafrica alla democrazia. Nelle prime libere elezioni del 1994 Mandela divenne il primo presidente nero nella storia del Sudafrica, a capo di una coalizione governativa che comprendeva anche il Partito nazionale.