Atene. Riscoperto l’Altare dei Dodici Dei
di Saverio Giulio Malatesta
È recentissima la notizia del rinvenimento del celebre Altare dei Dodici Dei, monumento voluto nell’antica Atene dalla dinastia tirannica dei Pisistratidi: dedicato nel 522-521 a.C., consisteva in un recinto delimitante un’area sacra all’interno dell’Agorà, al centro del quale vi era un imponente altare dedicato a tutte le divinità del pantheon ateniese. Era tanto importante che a partire da esso venivano calcolate le distanze con le altre città, così come, in epoca romana, il miliarium aureum indicava, nel Foro Romano, il punto zero da cui si dipartivano le strade dell’Impero. Entrambi le opere sono giunte sino a noi frammentarie: il miliario a causa dei danni del tempo, l’altare perché seppellito per la gran parte sotto una ferrovia moderna.
È stato proprio in occasione dei lavori alla rete ferroviaria da parte della ISAP, la locale società che gestisce i trasporti, durante il rinnovamento della vetusta linea Pireo-Kifissias, a consentire il rinvenimento, tra i moderni quartieri di Thisseio e Monastiraki, lì dove in antico si estendeva l’Agorà, del rilevante monumento: la scoperta dell’Altare potrebbe, a detta degli archeologi greci, addirittura cambiare la topografia dell’antica Atene per come noi la conosciamo.
La ferrovia venne costruita sul finire dell’Ottocento, quando ancora non si conosceva l’estensione dell’Agorà né si aveva idea di cosa potesse esservi; fu solo nel 1934 che la Scuola Americana rinvenne, a ridosso del terrapieno ferroviario, alcune vestigia – tuttora visibili, anche se seminascoste data la posizione – identificate grazie all’iscrizione rinvenuta sulla base di una statua scolpita da tal Glaukos, su committenza dell’aristocratico Leagros, in “onore degli dodici dei”.
“La valenza dell’Altare, da un punto di vista archeologico, riguardo la storia dell’Agorà, unita a nuove evidenze emerse dagli scavi, è palese per gli scienziati” ha commentato Angelos Matthaiou, Segretario della Società Epigrafica Ellenica, per poi aggiungere che “tutti i nuovi ritrovamenti non sono stati ancora compresi appieno, e ciò non può avvenire in breve tempo […] necessita di più studi, non solo per capire la storia dell’altare stesso, ma anche per intendere la storia dell’Agorà nel suo periodo più antico”. Ma è proprio il tempo a mancare: l’ISAP non è intenzionata a sospendere i lavori, anzi preme affinché possano essere conclusi nel più breve tempo possibile, dato l’enorme afflusso di pendolari che interessa quella tratta ferroviaria. È l’eterno dilemma che interessa i siti urbani cresciuti senza soluzione di continuità, esattamente come Roma, alle prese con la costruzione, problematica e difficoltosa, della terza linea metropolitana, che proprio il centro più antico della città va ad intaccare. Il compromesso, necessario ed indispensabile – purtroppo o a ragione – tra antico e moderno, infatti, costa tempo e denaro, soprattutto in spese di riprogettazione: e l’Isap, società pubblica di uno stato che sta attraversando una terribile crisi economica, potrebbe non avere sufficienti fondi.
“Abbiamo un dovere verso noi stessi, verso i nostri figli, verso il resto del mondo e soprattutto verso la civiltà occidentale nel suo senso più vasto, le cui radici affondano qui” ha affermato l’archeologo Androniki Makri, spalleggiato da Matthaiou che rincalza “equivarrebbe ad ammettere, in quanto società, che non siamo stati in grado di compiere il nostro dovere, che abbiamo permesso ad altri di imporre il modo di gestire il nostro lascito degli Antichi, abbandonandolo a chi ha comprato consensi con la promessa di un ritorno materiale”.
Vedremo come andrà a finire.
Nell'immagine: i resti attualmente visibili dell’Altare dei Dodici Dei
Fonte: Archeorivista.