Così dai tempi bui del terrorismo casalingo, si è approdati senza troppa pietà, a quello internazionale. Nel frattempo si sognava un mondo migliore, senza muri, ne frontiere. Invece, abbattuto un muro se ne sono eretti altri. Le guerre sono state internazionalizzate, tenute lontano ma non spente.
Intere generazioni sono cresciute con delle certezze, che non si sono rilevate tali. La caduta del muro di Berlino, il benessere economico infaticabilmente crescente, l’affermazione del capitalismo su ogni altro modello economico, sono tutti pilastri fragili di un mondo che non è diventato reale.
Così, chi più, chi meno, siam tutti disadattati, addormentati dall’età dell’oro nero e svegliati dai morsi dell’incerto che, come ospite indesiderato, s’insinua nella paura del fallimento.
Ci sono tre generazioni in questa età di mezzo. La prima che ha fallito. La seconda che ha dormito. Entrambe non hanno speranza. La terza c’è nata, ma non ha direzione, procederà per tentativi ed errori.
Nati Italiani, Francesi, Tedeschi, siam diventati europei. Lo sono anche i Greci. I primi a pagare il conto di questa età, che prende e non dà. Si chiedono sacrifici e il popolo viene sfiancato, giornalmente spogliato di beni frutto del lavoro di anni.
Sono greci! No! Sono europei! O meglio, i greci siamo noi e la loro età di mezzo è anche nostra. Il loro destino non gli appartiene, ma ci accomuna.