La riunione dell'Eurogruppo era stato preceduto lunedì a Parigi da un incontro informale tra i rappresentanti dei ministeri delle Finanze dei quattro paesi maggiori della zona euro, vale a dire Germania, Francia, Italia e Spagna, che apparentemente avevano già trovato una sorta di pre-accordo su alcune misure da prendere per ridurre l'enorme debito greco. Un debito che viaggia verso il 189% rispetto al Pil nel 2013, invece del 149% previsto solo pochi mesi fa, e rischia di essere ancora molto lontano dall'obiettivo del 120% nel 2020. Evidentemente, il pre-accordo di Parigi non è poi piaciuto a tutti i partecipanti alla riunione di Bruxelles. Una delle misure più innovative prospettate durante la riunione di Parigi e poi discusse dall'Eurogruppo e che potrebbe tornare in discussione lunedì prossimo insieme ad altre, era la sospensione per 10 anni del pagamento degli interessi che Atene deve ai paesi dell'Eurozona per il primo prestito bilaterale alla Grecia (53 miliardi di euro) deciso nel maggio 2010.
Il mancato accordo a Bruxelles non è stato preso bene dal premier greco, Antonis Samaras, che haammonito partner e creditori sul rischio di una destabilizzazione dell'eurozona. "La Grecia ha fatto ciò per cui si era impegnata, ora anche i nostri partner, insieme con il Fondo Monetario Internazionale, devono fare quello che devono fare”, ha detto Samars in una dichiarazione ufficiale aggiungendo che “ogni difficoltà tecnica per giungere ad una soluzione non giustifica alcuna negligenza o ritardo”. Il fatto è che questa volta i ministri non devono solo trovare un'intesa tra loro ma convincere anche il Fondo monetario internazionale, che punta i piedi sulla sostenibilita' dei conti greci e non intende spostare quei paletti sul rientro dal debito che invece l'eurogruppo e' disposto a rivedere. Anzi, un accordo tra paesi europei e Fondo monetario internazionale "non è propriamente vicino", almeno secondo fonti "prossime alla questione" citate dall'agenzia France Presse.