La casetta con la sua scaletta bianca è una rivisitazione tedesca (un po’ Ikea) di una tipica abitazione greca, e, ad eccezione della prima notte, per il resto della permanenza ce l’abbiamo tutta per noi. Sarà difficile dimenticare le colazioni nella cucina con le pareti verde-acido, dove a volte bisognava fare i conti con api e gatti un po’ invadenti (a dire la verità i gatti e la loro invadenza sono una costante in tutta l’isola, soprattutto quando vi sedete al ristorante e ordinate delle sardine).
Il lungomare di Skala Eressos è una scoperta continua: da una parte la scogliera, la chiesetta, il porticciolo, poi la lunga sequenza di bar, taverne, ristoranti con le loro verande in legno che si allungano come delle palafitte sulla spiaggia, poi gli ombrelloni, poi la lunghissima spiaggia libera (sabbiosa). Famiglie con bambini, coppie di donne, nonni e nipoti, gruppi di adolescenti convivono vivacemente e felicemente in questo microcosmo.
Sigri ha una bella spiaggia, in cui gli alberi offrono refrigerio dal caldo agostano, ma il paese – gradevole – a tratti appare come una città fantasma. La vista è dominata dai resti del castello turco e – purtroppo – da una nave militare, il cui rumore spesso copre quello del mare. Del resto, di presenza militare a Lesvos se ne vede parecchia, segnale di una terra di confine che è stata a lungo contesa tra Grecia e Turchia.
Delle taverne di Eressos vorrei menzionare solo Blue Sardine e il suo proprietario Kostas, che ci ha permesso di goderci alcuni dei migliori aperitivi della vacanza: olive, sardine o acciughe fritte, insalata greca e ouzo.
Il ragazzino fa il giro della piazza per chiedere se qualcuno sa l’inglese, ma nessuno ne sa mezza. Comunque in qualche modo ci arrivano sul tavolo una fetta di feta, una bottiglia di ouzo, un’insalata greca e un piatto di okra nel sugo di pomodoro. Il pranzo più buono dei 15 giorni di vacanza!
Eccoci di ritorno a Mytilene. Il giovedì ci aspetta un’escursione nella vicina Turchia (ma di questo vi parlerò in separata sede) e gli ultimi due intensi giorni in isola prima della partenza. Dopo aver preso una sòla dal nostro autonoleggio (avevamo prenotato una macchina, ma gli dispiace, loro non ce l’hanno disponibile…), per fortuna ne troviamo un altro, Best (che C. pensa sia un autonoleggio internazionale e invece esiste solo in quest’isola), che alla fine si rivela il più economico e con il servizio migliore. Eccoci di nuovo con una Hyundai Getz, questa volta azzurra.
Ci hanno detto che non possiamo perdere la spiaggia di Agios Isidoros, vicino Plomari. Del resto, in questi giorni abbiamo acquisito una vera esperienza di ouzo e possiamo dire che a parte il Kefi di Mitilene, i migliori sono quelli di Plomari, in particolare secondo noi il Varvagianni verde (quello da 40°, di cui ci siamo portati una bottiglia da un litro in Italia), e quindi non possiamo esimerci da una visita alla capitale mondiale dell’ouzo.
Poi tornate nel capoluogo, scopriamo l’antico porto della città e la taverna “O Ermes”, e così finirà per piacerci anche Mytilene. Proprio qui riusciremo a vedere alla fine anche un’alba sul mare. Quella della mattina della partenza in aereo per l’Italia, dal nostro albergo sulla strada per l’aeroporto.
Le sei ore di scalo ad Atene ci consentono una breve escursione in città. La nostra meta è la zona di Gakzi (zona industriale riqualificata dominata da un grande gazometro, uno dei tanti della mia vita!), dove effettivamente i giovani alternativi ateniesi si danno appuntamento per un freddoccino di tarda mattinata o di primo pomeriggio e per la movida notturna.
E così mentre l’aereo (zeppo di italiani urlanti provenienti da Mykonos e dintorni) decolla per riportarci in Italia, il nostro è un arrivederci alla Grecia più autentica.
Grecia: tramonti e sardine, ovvero del mare di Saffo
Creato il 12 settembre 2011 da Lo Sciame InquietoPossono interessarti anche questi articoli :
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