La vittoria dei no al referendum greco non era per nulla scontata. Almeno per la stampa occidentale che sostiene la Germania e i gruppi di potere che in questo momento dettano legge in Europa.
In molti speravano che con la mossa del referendum, Tsipras si fosse infilato da solo in un vicolo cieco e che alla fine a chiudere l'accordo con la triade (BCE, Fondo Monetario e UE) sarebbe stato un altro primo ministro.
E invece Tsipras che per alcuni è solo un giocatore di poker piuttosto che un leader politico, ha rischiato ed ha avuto ragione ad affidarsi al popolo greco che, a maggioranza, ha confermato la scelta delle elezioni politiche di gennaio.
Quindi Tsipras ha vinto? E’ presto per dirlo.
A nostro avviso, perché il no al referendum si traduca in una vittoria comune, sia del popolo greco che dell’Unione europea, occorre approfittare della situazione che si è creata per cambiare marcia e rivedere radicalmente le politiche adottate sino ad ora.
Ormai è chiaro che il popolo greco dopo anni di austerity non è riuscito a rimettersi in carreggiata. E dopo di lui altri popoli incominciano a chiedersi se vale la pena rimanere in un'Europa come quella attuale. Nei prossimi mesi ci saranno elezioni politiche in diverse nazioni europee e il pericolo che il “no” greco si diffonda è reale.
Eppure, le reazioni dei leader europei, soprattutto dei più rigoristi ed intransigenti, al no della Grecia, non sembrano indirizzate ad un cambiamento di linea politica.
Il punto fermo dell’intransigenza e del rigorismo finanziario è rappresentato dalla Germania e dai suoi Paesi satelliti nord europei. Il nodo è arrivato al pettine. O la maggioranza dei Paesi europei convince Berlino e i suoi alleati in Consiglio a cambiare approccio al problema greco, oppure una mediazione diventa impossibile.
La verità è che si è costruita un’unione monetaria e finanziaria che ruota intorno all’area forte dell’ex Marco tedesco che ha semplicemente cambiato nome in Euro. E’ chiaro che i tedeschi difenderanno sino allo stremo la loro politica del rigore che li ha portati ad avere un’economia forte come non l’avevano mai avuta negli ultimi cento anni, ma ciò è avvenuto anche grazie ai sacrifici che hanno dovuto sopportare gli altri Paesi europei che si sono trovati in tasca una valuta sovra stimata rispetto alle proprie economie. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Ora questa è forse l'ultima occasione per cambiare impostazione e metodo per affrontare la crisi in atto. Se si fallisse, la parola passerebbe ai populismi che pure già stanno raccogliendo proseliti in ogni nazione d’Europa e le conseguenze politiche potrebbero essere molto gravi, da non ritorno.
Però, a pensarci bene, un’ultima opzione ci sarebbe: e se al posto della Grecia, ad uscire dall’Unione monetaria fosse la Germania?