Greenpeace: le foreste non compensano le emissioni di carbonio

Creato il 21 novembre 2013 da Salvaleforeste

Possono le foreste compensare le emissioni dei combustibili fossili? Non secondo Greenpeace. "Logica difettosa" è la definizione che Greenpeace ha dato allo schema di compensazione delle emissioni. Secondo questa logica, le emissioni causate dalla combustione di petrolio, carbone e gas, così come da qualsiasi altro combustibile fossile, possono essere compensate proteggendo le foreste. In questo modo si potrebbe assicurare all'industria di mantenere gli attuali livelli di emissioni di carbonio, senza impatti negativi sul clima. Ma secondo il documento pubblicato da Greenpeace le foreste non possono compensare le emissioni dei combustibili fossili e la logica nascosta dietro il principio dell mercato delle emissioni è difettosa.

Ci sono migliaia di buone ragioni per proteggere le foreste, ma non la compensazione delle emissioni di carbonio, semplicemente perché non servirà a salvare il clima.

Stime recenti suggeriscono la deforestazione è responsabile di una quota tra il 10 e il 15 per cento delle emissioni di CO2 di origine antropica - ossia, causate dall'uomo [1]. Quindi fermare la deforestazione è una strategia essenziale per abbassare le emissioni di carbonio. Ma la compensazione in realtà non ha l'obiettivo di abbassare le emissioni, bensì di spostarle da una parte all'altra. Come se non bastasse, il carbonio delle foreste ha caratteristiche proprie ben diverse da quelle del carbonio fossile. Insomma, si tratta di uno scambio che non funziona. Le emissioni causate dall'industria debbono essere drasticamente tagliate, e al tempo stesso le foreste hanno bisogno di protezione. Senza scambi né mercateggiamenti.

Carbonio delle foreste è ben diverso da carbonio fossile

Il cambiamento climatico è causato dai gas serra, principalmente dal carbonio (CO2) che si accumulano nell'atmosfera. Ci sono due principali bacini di carbonio cob caratteristiche molto diverse, che sono spesso confusi:

  • Il carbone "attivo" che ha un suo ciclo ben bilanciato nella biosfera, tra l'atmosfera, la terra e gli oceani. Questo carbonio circola in composti sempre diversi entrando a far parte della chimica degli organismi viventi [2]. Solo questo carbonio, accumulandosi nell'atmosfera, può contribuire al cambiamento climatico.
  • Il carbonio "passivo" è invece custodito nella litosfera, ossia è stato nel sottosuolo da milioni di anni in forma di come carbone, petrolio o gas). Fino a quando resta nel sottosuolo, questo carbonio non contribuisce al cambiamento climatico. Lo fa soltanto se viene portato in superficie, diventando "attivo".

Tutti gli esseri viventi, e in particolare le piante legnose come gli alberi, contengono carbonio. Quando gli alberi vengono abbattuti, il carbonio viene rilasciato nell'atmosfera e contribuisce al cambiamento climatico. Quindi proteggere le foreste del pianeta è essenziale per mantenere "sotto chiave" il carbonio attivo. Ma il carbonio attivo è molti più dinamico di quello passivo e torna molto più facilmente in atmosfera. Per questo una espansione smisurata del bacino di carbonio attivo non è una buona soluzione per il clima.

L'unico modo per fermare il passaggio del carbonio dallo stato passivo a quello attivo è fermare la combustione del carbone fossile . Bruciando i combustibili fossili, si sposta quasi irreversibilmente il carbonio passivo, che è stato conservato per milioni di anni nel sottosuolo, allo stato di carbonio attivo. In questo modo aumenta il carbonio che può entrare nell'atmosfera, causando il cambiamento del clima.

Questo significa che il carbonio fossile e il carbonio forestale non sono intercambiabili come alcuni pensano. Una tonnellata di carbonio fossile non è la stessa cosa di una tonnellata di carbonio delle foreste  Aumentare il rilascio del primo, non può essere compensato con una diminuzione del rilascio del secondo. Usare le foreste come opzione di compensazione serve solo a diffondere l'idea erronea che sia possibile continuare a bruciare combustibili fossili mentre in realtà si sta trasformando il carbonio passivo in carbonio attivo che aumenterà le concentrazioni di CO2 nell'atmosfera.

Le foreste sequestrano solo un certo quantitativo di carbonio per lunghi periodi di tempo

I sostenitori della compensazioni delle emissioni con la protezione delle foreste, suggeriscono che gli alberi potrebbero realmente sostituire una parte sostanziale del carbonio rilasciato dalla combustione di combustibili fossili. Ma si tratta di un'idea che non ha basi scientifiche. Le emissioni carbonio - indipendentemente dalla loro origine - si accumulano subito in atmosfera. L'assorbimento di carbonio dall'atmosfera richiede invece molto più tempo , con diversi processi che operano su diverse scale temporali variabili da decenni a milioni di anni [3]

Sebbene sia una materia complessa, tutti i modelli sviluppati dagli scienziati che studiano il  clima mostrano una lunga "coda " per il periodo di tempo in cui il carbonio resta in atmosfera. Questo è indicato anche come "tempo di permanenza della CO2 atmosferica". I modelli permanenza utilizzati dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC ) stimano che nel giro di pochi decenni , tra il 15 e il 25 per cento delle emissioni di CO2 entrante in atmosfera vengono sequestrate al suolo (per lo più dagli alberi ), e nello stesso lasso di tempo una proporzione simile viene assorbita dagli oceani [4]. Un ulteriore 30 per cento delle emissioni viene rimosso nel giro di pochi secoli , e il restante 20 per cento può restare nell'atmosfera per diverse migliaia di anni. In parole povere, che circa la metà delle emissioni di carbonio causate dall'umanità rimangono nell'atmosfera per diversi decenni (se non molto più a lungo).

Pertanto , non è possibile continuare a bruciare il carbone fossile e pretendere che le foreste o altre parti della biosfera possano assorbire le conseguenti emissioni di CO2. Anche se le foreste mature e le nuove forest assorbono entrambe carbonio dall'atmosfera [5], in realtà sono in grado di rimuovere solo una parte del carbonio immesso, e lo fanno troppo lentamente per evitare il cambiamento climatico ormai alle porte. Questo rende le foreste intrinsecamente non adatte come opzione di offset. L'unica soluzione è abbattere la combustione di combustibili fossili.

Data l'urgenza della crisi climatica, la riduzione delle emissioni di CO2 è una necessità: serve un'azione coraggiosa in grado di fermare la deforestazione e al tempo stesso di ridurre contemporaneamente le emissioni fossili. Una sola delle due misure, non sarà sufficiente a proteggere il pianeta.

Conclusione

La combustione di combustibili fossili rilascia immediatamente, e in forma quasi irreversibile , ulteriore carbonio in atmosfera. Le foreste assorbono questo carbonio solo in parte e molto lentamente. Le foreste sono essenziali a sequestrare il carbonio attivo, ma utilizzate come compensazione causano un aumento delle emissioni da combustibili fissili,  una "soluzione" che rischia di portarci verso catastrofici cambiamenti del clima. L'unica possibilità di fermare il cambiamento climatico è quello di evitare le emissioni di carbonio provenienti da tutte le fonti , il che significa che è necessario ridurre l'utilizzo di combustibili fossili, mentre allo stesso tempo è necessario proteggere le foreste . Queste ultime, tra l'altro, sono importanti non solo per il carbonio che contengono , ma anche per il supporto che assicurano alla biodiversità e alle persone.


Note

[1] IPCC (2013) Climate Change 2013: The Physical Science Basis. Working Group I contribution to the IPCC 5th Assessment Report Ch. 6;
Baccini A, Goetz SJ, Walker WS, Laporte NT, Sun M, Sulla-Menashe D, Hackler J, Beck, PSA, Dubayah R, Friedl MA, Samanta S & Houghton RA. (2012) Estimated carbon dioxide emissions from tropical deforestation improved by carbon-density maps. Nature Climate Change 2: 182;
Harris NL, Brown S, Hagen SC, Saatchi SS, Petrova S, Salas W, Hansen MC, Potapov PV & Lotsch A (2012) Baseline map of carbon emissions from deforestation in tropical regions. Science 336: 1573-1576;

[2] These processes occur over timescales ranging from months to thousands of years, making for a rather complex carbon cycle. Biospheric carbon is also termed “labile” or “mobile” carbon as it is taken up from the atmosphere by plants or the ocean, and then returned during processes such as the decay of organic matter.

[3] Archer D, Eby E, Brovkin V, Ridgwell A, Cao L, Mikolajewicz U, Caldeira K, Matsumoto K, Munhoven G, Montenegro A & Tokos K (2009) Atmospheric lifetime of fossil fuel carbon dioxide. Annual Review of Earth and Planetary Sciences 37: 117-134.

[4] IPCC (2013) Climate Change 2013: The Physical Science Basis. Working Group I contribution to the IPCC 5th Assessment Report Ch. 6;
IPCC (2007). Climate Change 2007: The Physical Science Basis. Contribution of Working Group 1 to the Fourth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change, Cambridge University Press. Ch. 7

[5] Phillips O, Lewis SL, Baker TR, Chao KJ & Higuchi N (2008) The changing Amazon forest. Philosophical Transactions of the Royal Society. B 363: 1819-1827;
Luyssaert S, Schulze E-D, Börner A, Knohl A, Hessenmöller D, Law BE, Ciais P & Grace J (2008) Old-growth forests as global carbon sinks. Nature 455: 213-215;
Lewis SL Lopez-Gonzalez G, Sonké B, Affum-Baffoe K, Baker TR, Ojo LO, Phillips OL, Reitsma JM, White L, Comiskey JA, Djuikouo K MN, Ewango CE, Feldpausch TR, Hamilton AC, Gloor M, Hart T, Hladik A, Lloyd J, Lovett JC, Makana JR, Malhi Y, Mbago FM, Ndangalasi HJ, Peacock J, Peh KS, Sheil D, Sunderland T, Swaine MD, Taplin J, Taylor D, Thomas SC, Votere R & Wöll H (2009) Increasing carbon storage in intact African tropical forests. Nature 457: 1003-1007.

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