Secondo un recente sondaggio, l’Euro ha l’appoggio del 74% dei cittadini ellenici. Il partito Syriza è stato votato dal 36% degli aventi diritto in Grecia.
Il governo di Atene ha due giorni per trovare un accordo altrimenti lo scenario, Grexit, dell’uscita dalla moneta comune diventerebbe realtà.
Il meccanismo di Grexit sarebbe rapido e diretto. Il cambio di valuta sarebbe immediato come la riconversione dell’attivo e del passivo del bilancio nazionale nella vecchia moneta, la Dracma. Probabilmente il cambio sarà in perfetta parità: una Dracma = un Euro.
La Banca Centrale Greca sarebbe separata dalla BCE. La sovranità monetaria verrebbe riacquistata e le azioni di politica monetaria sarebbero in seguito condotte nella moneta nazionale.
Sebbene le due valute partirebbero con lo stesso valore, la Dracma probabilmente subirebbe un veloce deprezzamento. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) che questo scenario ha ben simulato, parla di una perdita di valore di circa il 50% sull’Euro già alla fine del primo anno dall’uscita.
Stando così le cose, la Grecia tornerebbe competitiva sull’esempio dell’Argentina che dopo il crack del 2001 abbondò l’ancoraggio al Dollaro nel 2002, godendo di alcuni anni di crescita economica sostanziosa propulsata dall’esportazioni soprattutto di prodotti agricoli.
Atene potrebbe usare come elemento di sviluppo il settore turistico che ha fatto ben vedere dei segnali di ripresa importanti nel 2014.
Nonostante questi elementi positivi,le onde d’urto potrebbero essere terribili. Cambiare la moneta circolante senza una preparazione creerebbe caos e sconcerto oltre ad un tempo tecnico di ristampa e di conio notevole.
Con tutta probabilità la Grecia dovrebbe lasciare l’Unione Europea e il libero mercato europeo e la sua assistenza finanziaria. L’inflazione crescerebbe bruscamente come i prezzi d’importazione dei beni provenienti dall’estero. L’FMI azzarda un’ipotesi di un’inflazione galoppante del 35%. L’incertezza causata da Grexit distruggerebbe la fiducia e dei consumatori e di ogni sorta di commercio.
Il summenzionato scenario scomunica la possibilità di una Grexit – boom simile all’Argentina. L’economia di Atene dopo un anno tornerebbe in recessione perdendo un ulteriore 8% di PIL secondo le stime del FMI.
La beffa suprema si compirebbe con l’odiato debito che nonostante la valuta nazionale sia cambiata, il fardello del debito domestico seguirebbe il cambio di moneta mentre quello estero rimarrebbe in Euro.
Una lunga battaglia legale si aprirebbe con i creditori internazionali poichè la ristrutturazione del 50% avvenuta nel 2012 e i nuovi titoli di Stato greci furono sottoscritti seguendo i principi della English law.Niente cambierebbe insomma, con i creditori esteri sempre alla porta a batter cassa.
Una strada con poche vie d’uscita. Solo l’imperatori non hanno mai pagato i debiti.
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