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Grilli alla meta, dalla parte dell’onestà (2) – Dal “Caro Giorgio” di Eugenio Scalfari, alla retorica secondo convenienza di Matteo Renzi. E di altro politichese agostano in libertà in Italia e sul The Economist.

Creato il 12 agosto 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
220px-Presidente_Napolitanodi Rina Brundu. Al posto dell’attuale direttore di Repubblica, Ezio Mauro, io non avrei mai pubblicato l’articolo apparso quest’oggi a firma del fondatore e attuale direttore in pectore Eugenio Scalfari, titolato “Scalfari, troppi poteri in mani al Premier, ecco perché la riforma va cambiata”. Onestamente non pubblicherei mai neppure sul mio blog un pezzo che avesse un incipit così creato: “Alla lettera che Giorgio Napolitano mi ha inviato e che abbiamo pubblicato ieri nel nostro giornale rispondo soprattutto per ringraziarlo per le parole di amicizia e di stima che mi ha rivolto e che contraccambio con identici sentimenti. Non è la prima volta che questo accade tra noi, ma ieri leggendola mi sono sentito profondamente felice e voglio dirglielo. Viviamo in un mondo assai accidentato e in una società nella quale gli affetti, anche genuini, sono però molto spesso intrecciati ad interessi, convenienze, obiettivi concreti di tornaconti individuali e lobbistici”.

Si tratta insomma di una questione di etica giornalistica, all’insegna del motto “you do not defecate where you eat” che tradotto e adattato al contesto significa più o meno “ tu non puoi credere ad una sola parola nell’impegnato dirimere di due così grandi “amici”, laddove uno avrebbe dovuto essere il cane da guardia mediatico dell’altro, proprio ad evitare quella tipologia di interessi intrecciati, convenienze, tornaconti individuali e lobbisitici”. Ma si sa, siamo in Italia e le parole volano in libertà in questa estate afosa, così come in tutte le altre estati che l’hanno preceduta. Talmente intessuto di interessi di Sistema è questo incipit, che a salvarlo non contribuisce neppure il pur condivisibilissimo statement di chiusura: “Oggi in Italia c’è un centro e un po’ di destra. La sinistra, caro Giorgio, non c’è più. Tu non ne parli ma sono convinto che nel tuo intimo te ne rammarichi. Per come ti conosco tu non sei un marxista, sei un liberal-democratico, esattamente come me. È la cultura del partito d’Azione. Una sinistra liberale, è questo che ci caratterizza, ma a me sembra lontana anni luce e ne sono francamente angustiato”.

Del resto che il giornalismo italico abbia sempre vissuto di “Cari Giorgi” e “Cari tutti” è cosa nota. E non solo quello italiano. Anni dopo il celeberrimo titolo antiberlusconiano del The Economist “On why this man is unfit to rule Italy”, ecco finalmente spiegato anche l’arcano che ha determinato tale “creazione”, con tal giornale che passa più o meno nelle mani della Holding Agnelli. Commentando il “deal”, John Elkann avrebbe detto tra l’altro: “Sottoscriviamo pienamente la sua storica missione di ‘prender partito nella dura battaglia tra l’intelligenza, che ci spinge verso il progresso, e un’ignoranza vile e timorosa, che lo ostacola”. Ci si chiede cosa ne pensi l’intelligenza e se il suo odierno dubbio amletico non sia: ma mi stanno prendendo per il culo?

Then again, lo abbiamo già detto, le parole volano leggere in quest’ennesima estate afosa. Secondo il nostro rivoluzionario Presidente del Consiglio, sempre coraggiosamente pubblicato dal Corriere.it (e sempre a proposito di buon giornalismo), l’idea che la società civile sia fuori dal CDA RAI, sarebbe una questione di retorica insopportabile. Il dubbio che ti assilla è se il Premier sia davvero convinto che per passare dalla retorica ai fatti, basti cambiare il sedere che riscalda le poltrone di quel CDA e le altre. Difficile accostare il sumenzionato concetto di “intelligenza” a questa logica, ma in fondo (e se non fosse per gli anelanti redattori online del Corriere), difficile notare una simile banalità nel mare magnum di politichese che ci ammorba sotto il solleone.

Da questo punto di vista un qualche premio dovrebbe comunque andare alla trasmissione mattutina di “approfondimento politico”, “Coffee Break” in onda su La7 (by  the way, che qualcuno informi la rampante conduttrice che il termine break si pronuncia /’breɪk/ in inglese). Colà il politichese in libertà si spreca davvero e mai che si sentisse un concetto nuovo o un qualcosa di non-detto. A dire la verità un esempio di un simile ideale cogitare l’ho sentito solo sulla bocca di Beppe Grillo, intervistato da quello stessso canale: “Hanno affittato ad una multinazionale americana per 100 anni una piazza di Genova per farci un parcheggio sopra». Mancava solo il nome del firmatario dell’accordo: ecco, quell’informazione mancante sarebbe stata un ottimo esempio (anche mediatico) di fatti oltre la retorica, ma Renzi lo sa?


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