Irricevibile, perché collocata e collocabile al di fuori di qualsiasi ottica democratica e liberale, la proposta grilliana di dar vita a liste di proscrizione per segnalare i giornalisti “ostili” (o supposti tali) al Movimento. E’ una logica che trova un ancoraggio temporale e concettuale inquietante nella famosa “Lettera aperta a L’Espresso sul caso Pinelli”, la raccolta firme contro il commissario Calabresi (personaggio sul quale non deve comunque mancare una sosta analitica rigorosa ed imparziale).
D’altra parte, il giornalismo non dovrebbe mai venir meno alle sue traiettorie deontologiche, magistralmente condensate nello “Statement of Principles ” del 1975 e nel saggio “Liberty and the News” (1929) di Walter Lippman, padre del “Precision Journalism” (il giornalismo scientifico). Le accuse, continue e costanti, quando di fascismo o quando di comunismo, rivolte al leader pentastellato e quelle, ancor più scomposte, di indottrinamento lanciate contro la sua piattaforma elettorale, non soltanto si allontanano dal sentiero della buona narrazione ma contribuiscono ad iniettare tossine nelle vene della dialettica pubblica e politica.