Grillo, i fascisti, i pirati: il collasso del paradigma neoliberista

Da Aurita1 @francescofilini

di Francesco Filini

L’ultima tornata elettorale ci ha regalato il ritratto di un’Europa stanca e scoglionata. I risultati usciti dalle urne di Germania, Francia, Italia e Grecia sono uniti da un grande comun denominatore: il sistema neoliberista, basato esclusivamente sulle gelide e calcolatorie logiche di mercato volto alla demolizione dello Stato sociale, è al collasso. Il rigore tedesco, imposto formalmente da Angelona Merkel ma preteso dal sistema finanziario globale, è il grande sconfitto delle ultime elezioni. E siamo appena all’inizio. Ma guardiamo più da vicino cos’è successo negli ultimi mesi.

Il primo segnale di risveglio della coscienza europea era arrivato nel Settembre del 2011 proprio dai Länder tedeschi, con l’exploit del Piratenpartei che con un sonoro 8,9% nelle elezioni regionali del Land di Berlino, otteneva ben 15 seggi parlamentari. Successo replicato lo scorso Marzo con la conquista di 4 seggi (su 51) nel Parlamento del Saarland con un sonoro 7,4 %. Successo replicato appena ieri nello Schleswig-Holstein, dove il partito dei pirati ha fatto registrare l’8,2% dei consensi. Una vera e propria ascesa confermata a più riprese in tre regioni differenti in pochissimi mesi. Ma chi sono questi pirati? Il Partito dei Pirati è un movimento politico internazionale che sta conquistando sempre più persone, soprattutto nel nord Europa. Si battono per i diritti civili, per il reddito di cittadinanza, per la libertà di espressione, l’educazione gratuita garantita a tutti e per la libertà dal copyright. Il loro motto è “Non promuoviamo ricchezza, ma lotta alla povertà”, nella logica del  ”Recht auf sichere Existenz und gesellschaftliche Teilhabe” ovvero “diritto di sussistenza e di inclusione sociale”.
I bucanieri tedeschi vogliono riportare la parola solidarietà al centro del dibattito politico, cancellata dalla logica del profitto imposta dal sistema capitalismo dei giorni nostri.

Se c’è qualcuno che ha davvero vinto le elezioni in Francia, quella è Marine Le Pen. Lo storico 20% riportato alle Presidenziali di qualche giorno fa rappresenta un sonoro schiaffo che il popolo di Francia ha voluto dare alla UE: no allo stradominio della BCE, al modello di Europa fondato esclusivamente sulla moneta unica Marine ha messo in discussione un modello europeo basato esclusivamente sulla moneta e no al suicidio del fiscal compact. La pasionaria nera ha anche denunciato il colpo di stato eurocratico accaduto in Italia con l’ascesa del banchiere Mario Monti. Al centro del programma di Le Pen c’è la difesa della sovranità nazionale e dello stato sociale, fortemente contraria alle liberalizzazioni e alle privatizzazioni dei servizi pubblici. La debacle di Sarkòzy, inoltre, rischia di innescare l’esodo di parlamentari e di voti dall’UMP al Front Natiònal.

In Grecia, dove la crisi ha provocato migliaia di vittime e il popolo ha dato vita alla rivolta esplosa in Piazza Syntagma, la ribellione contro l’€urocrazia ha premiato gli estremismi di destra e di sinistra, facendo registrare per la prima volta nella storia l’ingresso nel Parlamento ellenico della formazione neofascista di Alba Dorata che ha ottenuto l’8% dei consensi. Giova ricordare che i fascismi e comunismi vari dello scorso secolo sono nati dalla crisi dello stato liberista.

In Italia la ribellione al sistema neoliberista è oggi incarnata dal Movimento 5 Stelle che trova in Beppe Grillo il suo ideologo. Erroneamente e banalmente il sistema italiano della politica, della finanza e dell’informazione, è solito etichettare come “antipolitica” il movimento dei grillini. Questa definizione nasce dall’incapacità dei politici che sostengono Mr. Goldman Sachs, di trovare argomentazioni alle proposte politiche che Grillo fa. Nei tempi in cui la politica è appiattita sul neoliberismo, in Italia il dibattito è circoscritto solo ed esclusivamente alle tasse e ai tagli. Quella che oggi viene definita “antipolitica” è invece l’ultimo residuo di politica. Quando i partiti tradizionali rinunciano a parlare di politica e non sono più capaci di parlare ai cittadini, si crea un “buco di domanda”. Grillo non ha fatto altro che andare a riempire quel buco, rappresentando l’unica speranza di cambiamento di un sistema che è al collasso. Sarà curioso vedere cosa succederà a partire da domani, quando anche i grillini cominceranno ad occupare gli scranni degli enti locali, quando necessariamente sorgeranno le dinamiche interne proprie di ogni formazione politica. Ad esempio, visto che Grillo dice che non si candiderà mai in prima persona, chi farà il candidato premier del Movimento 5 Stelle? Chi deciderà i nomi delle liste di Camera e Senato? Secondo quali criteri?

Il disastro del PdL, la certificata inesistenza di Fli, l’inconsistenza dell’Udc, una Lega allo sbando, un’Idv che scalpita ai danni del PD (che è diventato il partito che più di ogni altro difende il neoliberismo) e l’ascesa di un movimento che si confronterà nelle istituzioni, assicurano un autunno molto caldo  per la politica italiana.

Nei prossimi mesi gli stati della UE saranno chiamati alla ratifica dell’ultimo atto della tragedia, ovvero del trattato ESM, dove la sovranità sarà interamente consegnata alla finanza internazionale e lo stato sociale riceverà l’ultimo colpo di grazia. Conosciamo bene il pensiero di Marine Le Pen in merito, il Piratepartei e movimenti estremisti come Alba Dorata dichiarano apertamente di voler contrastare la finanza internazionale. Grillo tanti anni fa parlava di banche e di signoraggio, oggi è diventato un argomento tabù. Diventa fondamentale sapere che posizione ha il vero terzo polo italiano su questioni come ESM, Fiscal Compact, Lisbona e Maastricht. Sullo stradominio della Troika neoliberista rappresentata da BCE, FMI e UE. Mentre si aspetta con ansia che la politica torni a farsi sentire, bisogna capire se l’alternativa m5s sarà davvero un’alternativa o l’ennesimo movimento incasellato nel paradigma al collasso…


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :