PC
TESTATO SU
PC
Genere: Piattaforma, Puzzle
Sviluppatore: Paweł Mogiła
Produttore: KISS ltd
Distributore: Digital Delivery
Lingua: Inglese
Giocatori: 1
Data di uscita: 18/12/2012
Il genere platform è ormai uno dei più abusati nel panorama videoludico, tra sequel di grandi serie e nuovi esponenti, sempre più spesso di natura indipendente, recentemente ne è approdato un altro su Steam, Grimind, arrivato su altri lidi già da qualche tempo. A differenza di altre produzioni, il titolo di cui vi parleremo ha poco da condividere coi vari Rayman e soci, perché l’esperienza creata dallo sviluppatore coniuga alle fasi platform ambientazioni buie ed inquietanti, trappole mortali, mostri o presunti tali e svariati enigmi; peculiarità che, se amalgamate nella giusta maniera, potrebbero rendere l’esperienza di gioco eccellente sotto diverti aspetti, ma sarà andato tutto per il meglio durante le fasi di sviluppo? Di seguito trovate il nostro verdetto.
Il videogioco di cui ci apprestiamo a parlare è tutt’altro che conosciuto, nonostante sia stato rilasciato nel 2012, ma dopo l’approdo su Steam siamo sicuri che gli verrà riservata la visibilità che merita, almeno dagli amanti dei platform game basati sulla fisica e dal tema horror. Grimind di fatto è un puzzle/platform in due dimensioni che non inventa assolutamente nulla in quanto a meccaniche, catapultandoci all’interno di grotte e caverne, sempre più buie, infestate di pipistrelli killer e non solo; il nostro avatar, una specie di riccio, si trova in questi luoghi senza saperne il motivo, causa perdita di memoria. Tanto basta a Grimind per gettarci nel bel mezzo dell’azione, tra piattaforme, liane, edere, spuntoni, trappole bastarde e “deliziose” presenze atte ad allietare le nostre esplorazioni in location caratterizzate da una scarsa visibilità. Il compito sarà quello di avanzare, superando ostacoli e risolvendo puzzle che richiedono l’uso di ingegno e della fisica, trascinando oggetti, spostandoli o accatastandoli dove pensiamo possano essere utili; nel frattempo, la progressione del racconto andrà avanti, col personaggio di gioco che ricomporrà i suoi ricordi, dapprima frammentati, ma che pian piano riemergeranno grazie alle sensazioni provate durante le fasi gameplay, le stesse trasmesse al giocatore di turno: paura ed agitazione perlopiù.
Durante tutta la durata del gioco Grimind non perde occasione di mettere in mostra la sua difficoltà tarata verso l’alto: sia chiaro, non parliamo di un platform impossibile da portare a termine, ma semplicemente di uno che – a differenza degli esponenti più famosi del genere ancora oggi sul mercato con nuovi capitoli, a parte rare eccezioni – di base richiede pazienza, tempismo e dedizione a chi lo gioca. Il connubio tra difficoltà tendente verso l’alto e location buie potrebbe provocare qualche fastidio a chi è abituato ad avere vita facile, ma in generale durante il nostro walkthrough non abbiamo accusato grosse problematiche, anche grazie ad un sistema di checkpoint automatico che funziona alla grande. La più grande pecca di Grimind è quella di fornire una qualità altalenante dell’intrattenimento, mettendo più volte in mostra limiti e ricicli in alcuni passaggi; perché se sulle solite meccaniche c’è poco da dire o da pretendere, non possiamo dir lo stesso sul level design quasi sempre ottimamente realizzato, che però in alcune circostante tende a calare di qualità anche per la presenza di qualche puzzle ed enigma poco ispirato, che vi vedrà come al solito trovare il modo di scalare una piattaforma per attivare una leva, o spostare macigni per aprire un passaggio sott’acqua e via di conseguenza. Il punto forte sta nell’atmosfera a cui lo sviluppatore ha saputo dare tanto e bene: un’illuminazione minima e ben disposta negli ambienti, effetti sonori a dir poco turbanti e mostriciattoli affamati, regalano a Grimind qualcosa che raramente osserviamo in un videogioco e percorrere questa strada, per un sequel o un’altra produzione, potrebbe portare a qualcosa di interessante, a patto di aggiustare un po’ il tiro. Grimind è infatti un titolo strano, in cui alcune scelte non ci son per niente piaciute, come il personaggio di gioco da impersonare. Una specie di riccio paffuto e brutto a vedersi, di colore marroncino, un personaggio che non può dare espressività o quel qualcosa in più, come spesso si richiede. Ecco, un alter ego più idoneo e dei puzzle più ricercati e vari, uniti all’atmosfera di cui sopra, avrebbero garantito a Grimind tutt’altro tipo di successo e valutazione, anche se il risultato complessivo rimane comunque discreto per essere un lavoro da sole due mani. Questo anche grazie a dei controlli affidabili, che consentono l’esecuzione di salti in rapida sequenza senza incappare in errori di sorta, a meno che non siate su di una piattaforma poco solida e sotto di voi ci siano solo spuntoni pronti a farvi crepare in un sol colpo!
Dal punto di vista tecnico Grimind appare per quello che è in realtà: una piccola produzione indipendente a cui hanno lavorato poche persone (in realtà appena una), il cui budget di sviluppo era tutt’altro che enorme. Nonostante questo limite, che accomuna più o meno tutte le produzioni indie, se la cava alla grande grazie alla grande leggerezza e fluidità del motore di gioco che associa ad un level design buono nella stragrande maggioranza dei casi delle location tetre e buie, di tanto in tanto illuminate da forti fonti di luce; quest’effetto si rivela utilissimo nel nascondere i segreti sparsi nei livelli, oltre che mimetizzare al meglio le trappole mortali con cui avremo a che fare. Inoltre, creano la giusta atmosfera per quello che è un platform pensato per tutti ma che non rinuncia ad incutere un po’ di timore tramite cattive creature pronte a darci la caccia e rumori ambientali inquietanti. Non è un caso se lo sviluppatore consigli, appena si avvia il gioco, di fruirne al buio, di notte e con un buon paio di cuffie, per rendere le fasi gameplay più stuzzicanti del solito. Anche l’accompagnamento musicale fa il suo dovere, pur nel suo essere essenziale, per un risultato globale che di certo non lascia a bocca aperta per bontà, ma che si può considerare più che discreto.
Grimind è un titolo indie sviluppato davvero con poco. I suoi punti forti, un'atmosfera sempre cupa e tenebrosa ed un buon livello di difficoltà, lo rendono accettabile come produzione, ma con maggiore impegno il risultato sarebbe stato più positivo. Sarebbero bastati l'utilizzo di un alter ego più indicato ed interessante di quello proposto in-game ed una miglior realizzazione di alcuni passaggi che rendono la qualità dell'intrattenimento offerto abbastanza altalenante e spesso poco consona a lunghe sessioni di gioco. ZVOTO 7