“Il Gattopardo” è un libro che tutti noi dovremmo leggere (non solo noi siciliani, tutti gli italiani), perchè offre chiavi di lettura della nostra società che appaiono immutabili nel tempo.
Il concetto più famoso espresso dal romanzo è che “bisogna che tutto cambi, perchè tutto rimanga uguale“, cosa lampante nelle cronache politiche odierne.
Riassunto delle puntate precedenti: il Presidente Napolitano, alla vigilia del semestre bianco, scioglie le Camere e vengono indette nuove elezioni per la fine di febbraio. L’esito di queste porta la grande ventata di novità del M5S ed una situazione in cui non vi è una maggioranza assoluta, in entrambe le Camere, che possa governare, quindi servono alleanze per formare un nuovo governo. Iniziano allora i giri di valzer delle consultazioni, col PD che non vuole allearsi col PDL, con il PDL che cerca in tutti i modi di entrare nel governo, col M5S che si mostra intransigente verso ogni trattativa imbastita dal PD. Morale della favola: più di due mesi senza un Governo (con Monti a reggere l’ordinaria amministrazione). Si arriva all’elezione del “nuovo” Presidente della Repubblica e ricominciano i giri di valzer: Marini – impallinato, Prodi – impallinato, Rodotà (apprezzato da M5S e SEL, e che forniva spiragli per un Governo spostato leggermente a sinistra) – impallinato. Chi la spunta? Un gagliardo 85enne di nome Giorgio Napolitano (l’avevate mai sentito nominare?), persona gradita a PD e PDL. E così, in breve tempo, si è arrivati all’incarico di Governo, costruito sulla stessa asse PD-PDL che ha tenuto in piedi la premiata macelleria sociale Monti & Co., affidando ad Enrico Letta l’incarico di formare una squadra che pesca fra le due forze politiche che hanno dominato la scena politica degli ultimi 20 anni e che si sono rese colpevoli del dissesto finanziario italiano, col probabile valido contributo di ministri montiani riconfermati in carica.
Ma torniamo a Canicattini, dove vediamo che non vi è assolutamente ombra di inciucio fra maggioranza ed opposizioni, anzi le varie fazioni faticano fortemente a dialogare fra di loro e, fra incomprensioni e scaramucce varie, alimentano una costante polemica politica.
Allora, da semplice cittadino quale sono, ho pensato: “ma è mai possibile che non ci si possa sedere al tavolo tutti insieme a ragionare sui provvedimenti, a collaborare ed arrivare in Consiglio con dei testi condivisi?”.
Ed ecco arrivare la mia proposta/provocazione: l’invito che faccio ai nostri rappresentanti è quello di fare uno pseudo-inciucio, programmare in anticipo gli argomenti da discutere in Consiglio, fornire a tutti gli schieramenti le carte con i dati su cui ragionare almeno 15 giorni prima della seduta, riunirsi in seduta privata per confrontare le rispettive proposte, discuterle, emendarle e fonderle insieme in un unico documento condiviso, da presentare poi alla cittadinanza in sedute consiliari aperte al pubblico, in modo che anche a noi cittadini venga data l’opportunità di intervenire ed avere un ruolo partecipativo nella conduzione della nostra città in un’epoca di grave crisi economica, come è questa attuale.
Un tale tipo di esperimento (perchè di questo si tratta, le teorie funzionano sempre, finchè rimangono nel campo dell’immaginazione, poi la realtà è un’altra cosa) potrebbe portare al ribaltamento del concetto espresso dal Tomasi di Lampedusa: “bisogna che tutto rimanga uguale perchè tutto cambi veramente”.
Andrea Uccello
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