IL RITORNO DEGLI ITALIANI AL LAVORO DELLA TERRA E’ UN FENOMENO ORMAI NON PIU’ SPARODICO, ma al contrario più diffuso e aggiungiamo strutturato. Il terreno agricolo viene visto non più solo come bene anticiclico o bene rifugio, ma anche come effettiva opportunità d’investimento produttivo con possibilità di ritorni interessanti.Il tutto guidato da logiche di gestione “salutari”, slegate dai ritmi frenetici dell’economia industriale e finanziaria. Un bell’esempio in tal senso ci viene anche dai GAT, acronimo che sta per Gruppi di Acquisto Terreni, ovvero un gruppo di persone che decidono di mettersi insieme, con un numero di quote più o meno paritario per acquistare un appezzamento di terra e poi lavorarci, coltivarlo, farne un’impresa e dunque il loro lavoro, la loro vita.Un’investimento di tipo etico, a sostegno della natura, con obiettivi di guadagno spalmati nel medio-lungo termine, e in grado di assecondare la crescente richiesta di prodotti nei mercati ortofrutticoli. Frutta e verdura ottenuti sfruttando rigorosamente i metodi della coltivazione biologica, conservazione e ripopolamento dei boschi, allevamenti allo stato brado. le spese d’altra parte sono ridotte all’osso, puntando sull’autosufficienza energetica: impianti di solare termico e fotovoltaico, pozzi d’acqua autonomi, utilizzo di combustibili naturali.
>Fonte<
Redatto da Pjmanc http:/ ilfattaccio.org