Tutti i gruppi che si esibivano, alternavano dei brani svelti (o mossi) ai lenti (i famosi lentacci). Sia gli uni che gli altri andavano ballati in coppia; nel senso che l’uomo invitava la donna sia per i balli svelti che per quelli lenti. La serata valeva il viaggio quando riuscivamo a ballare dei lentacci guancia a guancia; era un modo come un altro per fare amicizia; ci sono matrimoni nati così, che durano ancora; a distanza di più d’un mezzo secolo.
Poi vennero le discoteche e la musica da vivo finì.
Io mi trasferii in città e mio fratello maggiore restò in paese.
La fortuna che gli arrise negli affari non fu altrettanto prodiga con lui nell’amore. Nonostante la sua intraprendenza, infatti, restò solo.
Forse la donna dei suoi sogni non era in quei paesi lontani dove trascorrevamo le domeniche.
Forse la solitudine è iscritta nel nostro DNA, come la statura, gli occhi chiari, la carnagione bianca e i capelli ondulati.
Mi piace pensare che ci incontreremo ancora, nella domenica senza tramonto e nella gioia senza fine.