Guantanamo, la promessa tradita di Obama

Creato il 17 marzo 2011 da Astonvilla
 
L’Amministrazione Obama non chiude Guantanamo, anzi riapre ai processi nelle corti militari legittimando la detenzione infinita per i sospetti terroristi rinchiusi nel campo di prigionia cubano. L’executive order del presidente, l’atto di indirizzo che disciplina l’attività dell’amministrazione federale, è l’ultimo voltafaccia compiuto da Obama sul tema di Guantanamo. La promessa elettorale della chiusura è ancora contenuta nel provvedimento presidenziale, ma sembra solo l’ennesima presa di tempo per una politica giudiziaria che ha scelto la continuità invece che il cambiamento rispetto a quanto fatto negli otto anni di Bush.
GUANTANAMO RIMANE APERTO - Martedì il presidente degli Stati Uniti ha autorizzato la ripresa dei processi militari contro i sospetti terroristi detenuti nella prigione americana ubicata nell’isola cubana. Dopo due anni la Casa Bianca rinnega così il suo primo atto, ovvero la moratoria sui giudizi condotti dalle corte militari nei confronti delle persone catturate durante le guerre al terrorismo lanciate dall’Amministrazione Bush. La chiusura del carcere e soprattutto la fine dei processi militari erano stati una costante richiesta delle associazioni dei diritti umani, che contestavano la detenzione infinita senza alcuna garanzia imposta ai terroristi catturati dai militari o dalle forze di sicurezza statunitense. Nessuna normativa internazionale o federale disciplinava però il loro status, dato che i detenuti di Guantanamo non sono prigionieri di guerra, così da essere sottoposti alla Convenzione di Ginevra, e nemmeno persone che si sono resi colpevoli di crimini direttamente perseguibili dalla giustizia statunitense. La loro detenzione potenzialmente senza alcun limite temporale, e il giudizio nelle mani dell’esecutivo avevano sollevato più di un dubbio sulla legalità costituzionale della politica di sicurezza condotta dal governo americano. L’opposizione democratica aveva fatto della chiusura di Guantanamo uno dei capisaldi della sua critica a Bush, ma quando la Casa Bianca è tornata a sinistra, così come il Congresso, nessuna soluzione alternativa a quella architetta dall’Amministrazione precedente è stata introdotta. La più grossa difficoltà è stata determinata dall’impossibilità di trasferire in altre strutture sentenziare, straniere od interne, tutti i terroristi detenuti. Dopo la batosta alle midterm, il finanziamento dei processi civili ai prigionieri di Guantanamo è stato bocciato, aprendo così la strada verso la riapertura delle commissioni militari arrivata con l’ordine esecutivo del presidente. L’ultima decisione di Obama rappresenta l’ultimo passo di una sostanziale adesione alle pratiche precedenti in materia di lotta al terrorismo e politiche di sicurezza, un processo evidente da tempo al quale il Congresso ha sicuramente contribuito ma determinato in primis dall’esecutivo americano, che non ha voluto cedere i nuovi poteri arrivati con la guerra al terrorismo.
OBAMA NON CAMBIA – L’ordine esecutivo impone una revisione triennale della politica di detenzione su ogni singolo prigioniero la cui prima fase che dovrà essere ultimata entro un anno, e riapre le porte alle commissioni militari, anche se permette l’eventuale processo di fronte alle corti civili, o il trasferimento all’estero nel caso il board di valutazione determini questo esito. Tutto rimane però all’interno del potere esecutivo, con la commissione di revisione generale formata dal segretario di Stato, della Difesa, il ministro della Giustizia, quella della Homeland Security insieme ai due vertici degli apparati di sicurezza statunitensi, il direttore della Cia e il capo dell’esercito americano. Insieme all’ordine esecutivo Barack Obama ha pubblicato la seguente dichiarazione :
Dall’inizio della mia Amministrazione Gli Stati Uniti hanno lavoraro per portare davanti alla giustizia i terroristi in modo coerente con la nostra intenzione di difendere i cittadini mantenendo i nostri valori. Oggi annuncio molte misure che aumentano la nostra abilità di giudicare i terroristi, controllare le nostre azione e assicurare un trattamento umano ai detenuti. Credo fermamente che il sistema di giustizia americano è una componente chiave del nostro arsenale da utilizzare nella guerra ad Al Qaeda e al suo network, e continueremo a basarci su tutti gli aspetti del nostro sistema giudiziario, incluse le corti civili, per assicurare il rafforzamento della nostra sicurezza e dei nostri valori. In prospettiva tutti i poteri del governo federale hanno la responsabilità di unirsi per costruire una politica di difesa solida e duratura per mantenere la sicurezza degli Stati Uniti e i valori che ci definiscono come Nazione”.
RIPARTONO I PROCESSI – La prima conseguenza dell’ordine esecutivo di Obama dovrebbe essere la ripresa del processo militare a Abd al-Rahim al-Nashiri, il terrorista arrestato nel 2006 in Yemen e responsabile dell’attentato alla portaerei USS Cole. Finora sei detenuti di Guantanamo sono stati condannati dalle commissioni militari, mentre solo uno è stato processato dalla giustizia civile per il bombardamento alle ambasciate statunitensi, e la condanna su una sola delle 280 imputazioni ha rinfocolato la polemica conservatrice contro gli eccessivi rischi e la troppa tutela fornita dalle corti federali ai nemici degli Stati Uniti. Il caso più controverso rimane quello di Khalid Sheikh Mohammed, uno degli organizzatori dell’attentato dell’11 settembre. Obama avrebbe voluto processare Mohammed a New York in una corte civile, ma la reazione dell’opinione pubblica e dell’allora opposizione repubblicana fu così veemente da imporre un’ulteriore pausa di riflessione, La parola fine ad un rapido processo penale per Mohammed è arrivata lo scorso dicembre, quando la Camera dei Rappresentanti ha respinto lo stanziamento necessario per eseguire il dibattito in un tribunale federale, imponendo de facto lo stop alla volontà dell’Amministrazione, Obama, così come il ministro della Giustizia Holder, hanno reiterato la loro fiducia nella svolgimento dei processi, ma sembra improbabile che nei prossimi mesi si riesca a portare davanti ai tribunali civili i detenuti di Guantanamo responsabili di crimini particolarmente efferati. Gli esponenti obamiani non hanno voluto neanche prendere posizione rispetto alla sorte di Khalid Sheikh Mohammed, e su questo sono stati subito attaccati dall’opposizione repubblicana. All’interno della prigione ubicata a Cuba si trovano attualmente 170 prigionieri, e 70 di loro dovrebbero essere giudicati dalle commissioni militari create dall’Amministrazione Bush e sospese poi con l’arrivo del nuovo presidente.

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