E allora, mi chiederete forse, perché anziché postare una bella ricetta ti dedichi a quella che fin dal titolo si preannuncia come una stroncatura di quelle co' tutto 'o sentimento?
Semplice: lo devo a Tania. Tania si diverte come una matta agli scherzucci da dozzina con cui la sottoscritta riduce a macinato il film o la serie di turno. Per cui, cara Tania, eccomi qui: e propongo a te e ai benigni lettori un rant con tutti i crismi della legalità sul fatto che, mannaggia alla miseria, sono arcistufa di vedere massacrati sul grande schermo i classici della letteratura.
Chi ha l'abitudine di andare al cinema si sarà accorto che da lunga pezza gli studios sono, per dirla con un eufemismo, un po' a corto di idee. Mi si dirà che son ben scema a sperare qualcosa di nuovo dagli sfornatori di blockbuster a stelle e strisce, e che farei bene a rivolgermi altrove: ma capita una volta ogni tanto che uno gradisca, anziché il capolavoro iraniano di turno o quel classico del cinema americano anni Settanta, uno di quei bei filmoni stracolmi di effetti speciali da guardare mentre si dà fondo alla vaschetta del gelato. Alcuni, va detto, sono ottimi: The dark knight l'ho trovato splendido quanto il suo cast, e mi sono assai divertita con i primi due X-men. Guardacaso, si tratta di due film tratti da fumetti. E i fumetti, in genere, si prestano piuttosto bene a una trasposizione cinematografica, purché uno sappia il suo mestiere e l'argomento: non a caso, negli ultimi anni ne sono usciti a palate. Il problema è quando i produttori, giacché pure le decine di personaggi gentilmente forniti da Marvel e DC Comics si stan pian piano esaurendo, decidono che è il caso di andare a ravanare altrove.
I più pavidi fanno mesti remake di serie televisive o film usciti lunga pezza fa, con risultati sempre disastrosi.
Poi ci sono quelli che prima di vendersi alla satanica mecca losangelina han fatto un paio di esami di letteratura al college e se ne escono con idee meravigliose cui non ha pensato nessuno.
Una di queste idee meravigliose cui non aveva pensato nessuno è stata quella di fare un film sul Beowulf.
E che roba è, mi chiederà più d'uno.
E' roba che se non siete studenti di anglistica potete tranquillamente ignorare. Se poi nonostante ciò volete farvi del male, sappiate che è il primo epos nato in terra britannica, composto nel sesto secolo o giù di lì e messo su carta intorno all'anno Mille. Se poi volete farvi ancora più male potete leggerlo, e magari scoprire che è un testo ricchissimo di motivi di interesse.
La storia è così classica che di più non si può: un eroe sconfigge in successione due temibili avversari, diviene re, poi ne sconfigge un terzo e assurge alla gloria suprema. In teoria, ideale per chi cerca materiale per un cosiddetto high concept movie, di quelli cioè la cui trama si può agevolmente riassumere su un post it.
In pratica, visto che come diceva il principe è la somma che fa il totale, e nel Beowulf oltre alla trama spicciola ci sono un po' di altre cosette, no.
Ma andiamo con ordine.
Beowulf è un testo densissimo. Ci sono una marea di elementi fondamentali per capirne il contesto, che è parecchio specifico. Tratta di un eroe il cui nome vuoi dire "orso" - beo-wulf, lupo delle api o nemico delle api -, e vi risparmio tutti i significati che ciò può assumere, nonché il valore di questo nome come kenning (che cos'è una kenning? Non ve lo dico: scoperchierei un barattolo di vermi. Ma sappiate che sull'elemento formulare nella poesia germanica sono state scritte pagine a milioni). La psicologia di Beowulf è, cosa tutt'altro che strana per la produzione letteraria dell'epoca, un filino scarsa: è un guerriero, e prima di ogni altra cosa desidera la fama. Il che è giusto, in quanto ai tempi era il non plus ultra il fatto che il proprio nome venisse tramandato alle future generazioni. Fama e gloria si acquisiscono ovviamente sul campo, mica facendo la calzetta: per cui l'eroe eponimo tanto per cominciare fa secco un essere di nome Grendel (pure qui vai di metafora: il nome vuol dire "lo stritolatore" o "colui che digrigna i denti") il quale sta facendo strage dei guerrieri di re Hrothgar.
I più curiosi si chiederanno: ma Grendel chi è, e perché fa quello che fa?
Cominciamo dalla seconda: Grendel è inferocito nero perché re Hrothgar ha fatto costruire una hall, ovvero un luogo di ritrovo, per sé e i suoi. Lì bevono e cantano e fanno chiasso, cosa che lo infastidisce mortalmente. Tutto lì? Tutto lì. Ed è tantissimo. In primis, Grendel è l'antitesi perfetta di ciò che è un guerriero: è uno che non ha patronimico, si muove da solo (non ha un comitatus ovvero, per così dire, un gruppo di riferimento), non ha armi, mentre in genere un guerriero che si rispetti l'arma ce l'ha e ha pure un nome lungo un chilometro. Avrebbe pure il marchio di Caino a renderlo ancora di più un outcast, ed è dimostrazione di come la successiva tradizione cristiana si sia innestata bellamente su quella germanica. E il riso e il canto, probabilmente, lo infastidiscono per un ulteriore motivo: ride e canta chi è vivo. Grendel è altro non solo perché è tutto ciò che un guerriero non è (ovvero, non ha nessun ruolo nella società), ma perché è legato al mondo della morte: non a caso, divora gli uomini.
Ma che essere mostruoso, si dirà.
Nella valenza sì, sicuramente. Nell'aspetto, vai a sapere. L'unica cosa sicura del testo è che deve essere piuttosto grande, visto che ci vogliono quattro uomini per portare la sua testa. Ma qualunque dettaglio mostruoso sul suo aspetto è frutto, guarda un po', di traduzioni sbagliate. In tempi neanche troppo recenti fior di studiosi si son scagliati contro traduttori disinvolti che, tanto per premere sul pedale del gore, rendevano ad esempio "mani" con "artigli" o "avversario" con "mostro".
Lo stesso vale per sua madre. La quale manco è così alta come il figliolo. E le varie formule che la definiscono sono "signora (donna) del lago" (è infatti una creatura acquatica) o "donna guerriera". E' proprio quest'ultimo aspetto, per inciso, a renderla un mostro - nel senso classico - agli occhi della società germanica: la donna deve stare a casa, porgere la coppa all'uomo ed essere tessitrice di pace, ovvero fungere in quanto potenziale sposa da elemento per dirimere senza sangue le controversie fra i clan. Fosse mai che si azzardi a combattere. Vorrà mica far l'uomo? Orrore.
Assai interessante pure il modo in cui Beowulf li fa secchi. Visto che è in cerca di fama, e che Grendel combatte senza armi, ci sarebbe ben poca gloria a lottare contro di lui con la spada: pertanto si spoglia ignudo e ignudo lo sconfigge, strappandogli un braccio con conseguente morte dell'avversario per dissanguamento. Ovviamente gli si fa gran festa, la quale viene rovinata dal fatto che l'acquatica mammina decide di recuperare il braccio del figliolo e ammazza uno dei guerrieri del re. Beowulf decide di lottare ignudo anche qui? Macché: sai che gloria uccidere una donna. Va armato di tutto punto onde risolvere la faccenda nel più breve tempo possibile e liberarsi di quella rompiballe che gli ha interrotto la festa sul più bello. Poi ci mette un pochino visto che la signora è un po' difficile da ammazzare e un sospetto consigliere del re gli ha dato un'arma che non serve a niente, ma questi son dettagli.
Con quanto sopra ho scalfito appena la superficie del pozzo senza fondo che è il Beowulf, e ci è voluto un papiro. Avrete notato che è tutta roba magari assai interessante, ma che dal punto di vista dello spettacolo ci si fa la birra. In compenso, la trama vabè che è il sogno del produttore di high concept movies, ma magari è un po' scarniccia. L'eroe, come dire, manca un pochino di profondità. E le motivazioni, sia dell'eroe che del suo oppositore, non paiono molto polpose.
Per cui che fa il produttore hollywoodiano?
Un casino.
E come se non bastasse si fa pure battere sul tempo.
Gunnarsson ci tiene a tal punto, all'autenticità dell'atmosfera, da usare addirittura una nave di epoca vichinga (che toccava svuotare con la pompa onde non andare a fondo visto che faceva acqua da tutte le parti, sgradevole anche a Fregene, ma un po' peggio se si è in un posto dove la temperatura va sotto zero). Ha fatto realizzare costruzioni in tutto rispondenti a quelle dell'epoca, ed è un piacere vedere una rozza hall fatta di tronchi e non di pietra. Abiti e acconciature hanno la loro rispondenza. Guardando il film si rabbrividisce insieme ai personaggi martellati dal gelo (le riprese, per una serie di sfortunate circostanze, si sono infatti svolte in autunno inoltrato). I paesaggi tolgono il fiato, e così la fotografia.
L'autenticità va però a farsi benedire causa la trama.
In primis, Beowulf è un uomo tanto, tanto sensibile. Si aggira con sguardo profondo e melanconico per verdi colline e acque ghiacciate, tentando di capire perché Grendel si comporti sì malamente. Scoprirà solo verso la fine ciò che lo spettatore sa dall'inizio, ovvero che il poveretto si vuol vendicare del malvagio re e dei suoi scherani che gli hanno ammazzato il padre. Nel film si dice che è un troll, cosa da far piangere a calde lacrime anche chi non sia un anglista. In compenso in nome del realismo è solo un uomo un po' più grosso del normale (però barbuto fin dal piccolo) che Beowulf riesce a sconfiggere, vestito e munito di armi, per il rotto della cuffia. In tutto ciò ci si mette anche la strega del villaggio, tale Selma, la quale è ovviamente rossa di capelli e predice il futuro. Il climax arriva quando Beowulf sconfigge la mamma di Grendel: scopre che Grendel ha un figlio. Ebbene sì, un figlio. La madre, ça va sans dire, è la strega Selma, e lo spettatore lo capisce ben prima di Beowulf (che sarà tanto sensibile ma è evidentemente un po' scemo, e l'espressione immobile che gli conferisce Gerard Butler non aiuta) dai capelli color carota. Beowulf fa in modo che entrambi si salvino dalla furia dei guerrieri di Hrothgar e riprende il mare, non senza aver prima eretto una bella tomba a tumulo per il povero Grendel sotto l'occhio umido del di lui creaturo.
Il risultato è poco meno che un disastro, o un'occasione molto, molto persa se si vuol essere gentili. L'idea di fare di Grendel un incompreso farebbe cappottare dal ridere i germanici del quinto secolo come quelli dell'anno Mille a qualsivoglia gruppo appartenessero, e se si voleva fare un apologo sulla difficoltà di essere diversi e per questo sacrificabili (un tema che viene più volte adombrato: Grendel è abbigliato come quei poveracci che nell'antica società scandinava venivano uccisi quali capri espiatori, Selma è vittima degli stupri di coloro che l'hanno cacciata dal villaggio, e Grendel è il solo che non la violenta) non si comprende perché fosse necessario andare a scomodare un classico letterario che con tutto ciò non ha un bel niente a che fare.
Per carità: poteva essere peggio.
Poteva essere il Beowulf firmato nel 2007 da Robert Zemeckis.
Che fa pena. Senza appello. E quel poco dell'originale che c'è, lo rende ancora più ridicolo.
La storia, sempre quella è. Qui però Beowulf somiglia molto a quello letterario. Profondità psicologica prossima allo zero. Perfettamente espressa da una faccia immobile. La quale è immobile perché Zemeckis ha ben pensato di realizzare il film in motion capture. E per fare un film in motion capture, coinvolge attori come John Malkovich, Crispin Glover e Robin Wright (ci sarebbe anche Anthony Hopkins, ma ha smesso di recitare trent'anni fa per cui non lo considero) appiattendone completamente movenze, sfumature e quant'altro. Una pensata geniale. Ed è solo la prima.
La seconda è quella di tramutare il Beowulf in una storiaccia fantasy che pare partorita dal più tonto degli aficionados sedicenni in una serata in cui era particolarmente gonfio di birra.
E cosa non può mancare in una storiaccia fantasy come dio comanda.
Ma è ovvio, il mostro. Anzi, mettiamocene più d'uno, ché tanto il testo originale si presta così bene. Voilà!
Fatto a pezzi il povero Grendel, che torna da mammà frignando e parlando in inglese antico mentre agonizza, Beowulf affronta la di lui genitrice. Che non è per niente mostruosa: ha infatti le sembianze di Angelina Jolie. La quale è ignuda, ma convenientemente coperta di vernice d'oro, così la famiglia non si scandolezza. In compenso ha i tacchi a spillo, che sono il non plus ultra se devi aggirarti in un antro umido, ed erano di gran moda nella società germanica altomedioevale. Non mi credete? Ammirate, prego.
Ovvero il drago. Che nell'originale è un worm, ovvero un enorme serpente, e qui diventa il classico dragone alato e sputafuoco come nel peggior fantasy. Vi risparmio la valenza che aveva il drago nel Beowulf originale: è in sintesi un simbolo di tutto ciò che può essere un pessimo re. Sai che noia. Vuoi mettere renderlo un simbolo della debolezza dell'eroe, il quale assai convenientemente non fa che ribadire a ogni piè sospinto che gli eroi non sono mai esistiti? Non dimentichiamolo, con il plus della caduta sessuale nelle braccia della maliarda mostruosa. Un Freddy Kruger in salsa letteraria. Cosa volere di più?
Ad esempio, che Beowulf si spicci a spacciare lo scaglioso figlioletto. La scena della lotta è infinita, fra fiammate, torri che crollano e tuffi nel profondo del mare. Beowulf pare il cugino scemo del capitano Achab, e se il corrusco comandante della baleniera ci rimetteva una gamba lui per ammazzare il drago deve sacrificare un braccio, quale giusta punizione, of course, per aver mutilato il povero Grendel. Alla fine, muoiono tutti e due. Beowulf, ovviamente, con infinita agonia in cui dice cose tanto tanto profonde. Il figlio, altrettanto ovviamente, riassumendo l'aspetto umano, che è quello del papà da giovine, però pelato e tutto tinto d'oro.
Nel finale, che mutua il funerale con assoluta banalità dal ciclo arturiano (a chi interessasse, il Beowulf originale veniva come d'usanza seppellito sotto un tumulo), vengono pure date le premesse per il necessario sequel. Ve le risparmio, come spero che ci venga risparmiato un Beowulf 2. Il primo ha già fatto tutti i danni che era possibile fare. Ma si sa che le vie dello schifo formato blockbuster sono infinite.
Voi mi direte: uh, e quante storie. Hanno semplicemente ripreso della fuffa vecchia di mille anni e l'hanno adattata per fare due film. Sai che problema.
Sì. E' un problema.
Perché prendere qualsivoglia materiale, che ha una specifica valenza ed è stato creato in un determinato contesto e per un determinato motivo, snaturandolo completamente per farci in un caso un filmetto abortito, nell'altro una cazzata pazzesca, è cosa che grida vendetta.
E' cosa che grida ancora più vendetta se, come nello specifico caso, si tratta di uno dei capisaldi della letteratura medioevale, non solo britannica.
Per immaginare che cosa significhi, provate a trasporre la cosa nel nostro ambito. Ve la immaginate, non so, una Divina commedia in cui Dante deve prendere a mazzate diavoli e mostri di turno per salvare Beatrice che è nelle grinfie di Lucifero giù nel fondo dell'inferno?
Cosa dite? Ci hanno fatto il videogame?
Vado a rileggermi la Vita Nova. E se sento dire che qualche producer vuole trarci un film o un videogioco, appetto a me Grendel parrà la vispa Teresa, e sarà il miglior reality blockbuster di tutti i tempi.