Guardare il Baratro

Creato il 26 ottobre 2011 da Astrofinanza

Articolo di Pierluigi Gerbino su InfoBorsa.

La giornata odierna sarà certamente drammatica per Eurolandia, chiamata ad uno sforzo straordinario di generosità e di equilibrio per trovare una risposta convincente alla crisi che attanaglia debiti pubblici e le banche europee.
Inizierà sotto i peggiori auspici. Infatti il nostro paese non fornirà quelle risposte che improvvidamente i due padroni d’Europa hanno preteso.
Non ci saranno perché Berlusconi da tempo non è più in grado di fornire progetti che non siano il frutto insipido di infinite mediazioni tra gli interessi delle varie botteghe che compongono ormai il suo governo.
Merkel e Sarkozy non potevano non saperlo. Allora non comprendo il motivo di questa prova di forza che, oltre che umiliare il nostro paese ben al di là dei suoi demeriti, rischia di trasformarsi in una prova di debolezza per l’intera Europa, mostrando al mondo intero e soprattutto ai mercati finanziari che con l’attuale struttura normativa l’Europa non è in grado di imporre a nessun paese membro ciò che questi non vuole o non può dare.


Se poi non si faranno passi avanti neanche sugli altri temi sul tappeto allora la manifestazione di impotenza sarà davanti agli occhi di tutti, con esiti potenzialmente nefasti.
Occorrerà che la riunione dei Capi di Governo chiarisca almeno 3 questioni:
1) A quanto ammonterà il fallimento “pilotato” della Grecia e chi se ne farà carico. Sarà una insolvenza che coinvolgerà tutti i creditori oppure una beneficenza alla Grecia delle sole banche europee? C’è una bella differenza, perché il primo caso farebbe scattare la clausola di “credit event”, obbligando gli emittenti di CDS a pagare… e nessuno sa quanti siano i CDS sulla Grecia in circolazione e soprattutto chi siano gli emittenti e le loro esposizioni. Il rischio di fallimenti a catena, magari di banche o assicurazioni insospettabili, è evidente.
2) Come fare a garantire la “ricapitalizzazione delle banche” necessaria per assorbire il fallimento pilotato della Grecia. Si vorrebbe che la somma (stimata, secondo me per difetto, in circa 110 miliardi) arrivasse dal mercato. Ma ciò significa spingere molto giù le quotazioni delle banche, con conseguenze molto negative sulle borse. E non è nemmeno detto che il mercato sia disposto a tirare fuori tutti quei soldi per banche che potrebbero avere in futuro altre sorprese, magari di provenienza italiana o spagnola. L’alternativa è la solita: soldi pubblici per salvare le banche, perpetuando ancora una volta il gioco fallimentare che porterà i bilanci pubblici a peggiorare, i governi a tagliare spesa e welfare e le economie in recessione. Proprio quel che ha esacerbato gli animi degli “indignati” di tutto il mondo e che le opinioni pubbliche sembrano sempre meno propense ad accettare.
3) L’estensione del Fondo ESFS (salva-stati), che la paralisi italiana rende ancora più impellente. Occorrerebbe portarlo ad una capacità di garantire fino a 2.000 miliardi di euro per mettere in sicurezza il debito italiano. Anche qui il problema è dove trovare i soldi.
Sarebbe poi necessario un colpo di reni politico per creare istituzioni di governo comune della finanza pubblica di tutti gli stati partecipanti, in grado di “commissariare” gli stati negligenti e dettare la stesura dei bilanci pubblici. Sarebbe questa la “soluzione finale” che trasformerebbe l’unione monetaria in unione anche politica e ci metterebbe in grado di competere con gli altri grandi debitori mondiali, facendo risaltare che il debito europeo è minore di quello americano e di quello giapponese. Ma questo passo richiede una revisione dei trattati da approvare all’unanimità e ratificare in tutti i paesi membri.
Francamente, all’armata brancaleone dei 27 capi di governo, che fatica a trovare un accordo anche per fare la foto di gruppo, è forse impossibile chiedere anche questo. Forse…
Perchè l’Europa, nella storia recente, è riuscita a dare il meglio di sé proprio quando sembrava spacciata. Come l’Italia.


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