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Guardia di Finanza e questione morale: la posizione dei "Finanzieri Democratici"

Creato il 04 luglio 2011 da Gaetano61
Sul coinvolgimento di alcuni vertici della Guardia di Finanza nell'inchiesta "P4", il Movimento dei Finanzieri Democratici esprime la propria posizione in un comunicato stampa a firma del suo presidente, Lorenzo Lorusso. Dopo un excursus storico sui passati scandali che hanno colpito le Fiamme Gialle (dalla P2 alla P4), i "Finanzieri Democratici" avanzano tre proposte concrete perché la GdF possa voltare pagina: 1) smilitarizazione e sindacalizzazione del Corpo; 2) regionalizzazione; 3) istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta che possa fare luce sugli scandali passati e presenti. Di seguito il comunicato stampa integrale:
""Gli scandali dei vertici della Guardia di Finanza, dalla P2 alla P4Le proposte dei Finanzieri Democratici finalizzate ad agevolare la trasparenza e la democrazia interna
«La Finanza merita lode e rispetto, ma non altrettanto si può dire per il suo comando generale». Sono le parole di uno dei più grandi giornalisti italiani viventi, Eugenio Scalfari, già direttore de La Repubblica ora cura una rubrica sul settimanale l’Espresso. Scalfari, nell’ambito del suo più recente editoriale, rincara anche la dose affermando che: «al vertice di quel Corpo, sono stati rari e brevi i periodi di pieno rispetto delle norme di correttezza e legalità». Ma a cosa si riferisce il decano dei giornalisti italiani? Sicuramente – e non ne fa certo mistero – all’ultimo scandalo in ordine di tempo che ha investito i vertici della Guardia di Finanza: la loggia massonico-affaristica denominata P4. Ma già negli elenchi di Licio Gelli della P2 vi erano finiti ben 37 alti ufficiali del Corpo, molti dei quali fecero carriera anche dopo la pubblicazione ufficiale dei nominativi degli appartenenti alla loggia voluta dall’On. Tina Anselmi (vedetta partigiana durante l’ultimo conflitto mondiale). Prima che la magistratura scoprisse la P3 il Corpo delle Fiamme Gialle passò anche per la Tangentopoli milanese, che vide implicato il generale Cerciello ed altri militari, e per gli episodi di corruzione e concussione in Veneto, i quali videro coinvolti i colonnelli Guaragna e Petrassi. Tutti ufficiali con sentenze passate in giudicato ed il tesoretto nascosto da quest’ultimo fu rinvenuto dopo anni di indagini mirate. Un po’ com’è recentemente accaduto con i quadri d’autore di proprietà di Calisto Tanzi (circa 28 milioni di euro di valore) che qualcuno aveva provveduto a nascondere per sottrarli a probabili sequestri della magistratura da porre in essere a favore dei numerosi creditori raggirati. Ed anche per quanto riguarda lo scandalo della Parmalat sono sorte alcune inquietanti domande: come mai quell’azienda – così chiacchierata negli ambienti economico-finanzieri – non subiva verifiche fiscali globali da oltre 22 anni? Quando venne a galla la P3, unitamente all’inchiesta Why Not condotta dall’allora p.m. Luigi De Magistris, non sappiamo se a torto o ragione ma vennero fatti i nomi di altri due alti ufficiali della Guardia di Finanza, poi, ci fu uno scontro tra procure e l’attuale sindaco di Napoli venne – per noi che seguiamo queste vicende – inspiegabilmente trasferito ad altro incarico. Dei 42 imputati 34 furono assolti direttamente dal GIP ma, nell’opinione pubblica, restò il dubbio di come sarebbero andate a finire le indagini se le avesse condotte sino al termine naturale il dott. De Magistris.Il dato di fatto inconfutabile è che ciclicamente, quasi ogni 10 anni, la Guardia di Finanza viene investita da un grosso scandalo che coinvolge i vertici mentre, quasi tutti gli anni, vi sono isolati episodi di corruzione o concussione, di minore importanza, che coinvolgono la base del Corpo.Il generale Roberto Speciale, dopo il pronunciamento della Cassazione, è ancora sub iudice per i viaggi in aereo con le spigole, mentre il nome di qualche altro ufficiale fu fatto nella circostanza dell’indagine sportiva riguardante il manager della Juventus Luciano Moggi.Ora, con la P4, emerge un altro scenario inquietante e reati ipotizzati che, se confermati nei tre gradi di giudizio, indicherebbero, considerata la presunta divulgazione di notizie riservate, anche infedeltà nei confronti delle istituzioni.C’è da dire che, se queste accuse verranno confermate in sede dibattimentale, un comandante del Corpo interno non è servito ad arginare quei fenomeni di malcostume che ormai vanno avanti da circa 34 anni, ovvero dall’allora scandalo dei petroli che coinvolse il comandante generale pro tempore Raffaele Giudice. Ecco perché il Movimento dei Finanzieri Democratici propone al Governo tre soluzioni finalizzate a ridurre il potere centrale e ad aumentare la trasparenza. Le prime due iniziative che la politica dovrà porre in essere se vorrà veramente condurre le Fiamme Gialle su parametri europei – ma anche mettere alla pari con Polizia di Stato e Penitenziaria - sono la smilitarizzazione e la sindacalizzazione, mettendo subito al vertice della Guardia di Finanza un prestigioso ed alto funzionario civile dello Stato. Poi, successivamente, sarà necessario regionalizzare il Corpo al fine di renderlo maggiormente efficiente e competitivo in una realtà locale, un po’ com’è già avvenuto con il Corpo Forestale, laddove ogni comando regionale ha delle precipue peculiarità di lavoro da svolgere. Un comando generale che da Roma decide tutto di tutti, lo si è visto, non funziona. Per anni – e risulta anche da atti ufficiali – ci sono stati troppi controlli interni sul personale dipendente (graduati e sottufficiali) ma ben pochi sui vertici. Del resto con una struttura piramidale ancorata a codici e regolamenti militari sia rigidi sia obsoleti sarebbe stato impossibile per qualunque ministro esercitare il dovuto controllo: la legge che struttura la Guardia di Finanza è stata creata ad hoc per i militari, per far sì che nessun ministro potesse inviare degli ispettori ministeriali e nessuna lamentela interna potesse trapelare in considerazione che il Corpo è privo di un sindacato che ne legittimi la trasparenza e la democrazia interna.Neppure Brunetta e Tremonti, che oggi stanno raschiando il barile per reperire fondi, si sono accorti fino ad oggi di quanti privilegi di casta ed auto blu con relativi autisti sono in godimento degli ufficiali della Guardia di Finanza: sono utilizzati tutti rigidamente e scrupolosamente per servizio? Questo non lo sappiamo, ma possiamo suggerire che una Commissione Parlamentare d’inchiesta faccia chiarezza soprattutto su quanto accade da 34 anni a questa parte.
Lorenzo Lorusso – presidente nazionale dei Finanzieri Democratici
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