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Guardiamoci intorno, guardiamoci il mondo!

Creato il 22 settembre 2011 da Scioui

Guardiamoci intorno, guardiamoci il mondo!Una cosa che mi è sempre piaciuta è spiegare i miei pensieri con le canzoni. Fortunatamente il materiale non manca, in questo secolo sono vissute persone che hanno pensato ai problemi che affliggono il mondo. Girando tra canali e web si vede che, per quanta tecnologia esista, non proprio tutto sia perfetto, ma che, anzi, esistano molti specchi distorti. La prima frase di una canzone che mi viene in mente è “Ti direi – Hai ancora voglia di nuotare in questo mare?-” (Vivere il mio tempo - Litfiba) : bella domanda. Da ragazzi è difficile trovare, cercare e utilizzare cose reali e sogni tangibili. In questi anni ci si perde tra tv, reality show, sport solo da guardare e finezze (schifezze) di moda insulsa, mentre poi ci lasciamo spolpare da quattro vecchietti (con tutti il rispetto per i veri vecchietti) che non riusciamo a mandare a casa perché diciamo che l’argomento non c’interessa : ahi come ci hanno educato male sulla politica. Specialmente in questi ultimi anni provare a nuotare in questo mare in tempesta è sempre difficile, quasi ci si lascia andare e abbindolare dalle onde che ci attraversano, eppure la scialuppa a poco distante, basta volerci arrivare e resistere fino al cambiamento, ci si perde in un bicchiere d’acqua. Certe volte mi sento John Lennon mentre canta la sua Imagine, è bello immaginare, sognare, credere che cambiare sia possibile, pensare di farsi una passeggiata per Roma e di non vedere bambini costretti a fare l’elemosina, gente di colore che rischiano il carcere per qualche Cd masterizzato o qualche borsa tarocca. Senza volerlo lo specchio della povertà mondiale lo abbiamo davanti ai nostri occhi, persone che cercano un sostentamento per la propria famiglia e sperano di trovarlo qua, sbattuti e ripudiati sulle nostre strade, forse non serve neanche comprare qualcosa da loro o dargli obbligatoriamente lavoro, ma già comprenderli e non odiarli sarebbe un passo in più, non cambierebbero le cose, ma rende meno amaro il dolore. Quando non hai niente, neanche puoi immaginare quanto un sorriso sospinga ad andare avanti anche solo per un altro giorno. Riconoscere, capire, provare a cambiare. “2pac” nella canzone “Changes” ci aveva già avvertito, ci aveva chiesto di cambiare tutti insieme, di unirci, di vederci come fratelli e non come stranieri, di capire che questo vecchio modo di ragionare ci sta mettendo il cappio al collo, che noi stiamo mettendo il cappio al collo a quelle popolazioni che noi non consideriamo perché ci servono per saziare la nostra voglia di cose frivole. È assurdo e incomprensibile pensare che solo un terzo del mondo sta bene o benissimo economicamente parlando (per economia s’intende tutti i beni di nostra proprietà e la disponibilità monetaria giornaliera pro-capite). “We are the World”, Noi siamo il Mondo, noi siamo quella quantità che può cambiare le sorti. Questa cosa ce l’ha insegnata la Rivoluzione Francese, ce l’ha insegnata Ghandi, Nelson Mandela e tutti quelli che veramente hanno cambiato un intero popolo e un’intera mentalità (non prendo come esempio guerre civili, capi guerriglieri e azioni che poi non hanno portato alla democrazia e alla libertà). La storia ci concede molti esempi e molti veri eroi, gente che ha portato ad un cambiamento stabile, che ci fa capire quanto, tutti uniti, si possa cambiare e arrivare a vivere meglio. La povertà colpisce la maggior parte del mondo, lo uccide e rende avidi uomini che non meritano potere e che invece riescono a prenderlo. Abbiamo chiuso gli occhi e li abbiamo aperti solo per quei programmi insulsi che ci sono in Tv. Siamo diventati bravi solo ad applaudire le belle parole senza metterle in pratica, stiamo diventando tutti uguali, con il telecomando in una mano e un “mouse” nell’altra. Chiudiamo la mente ed i sogni mentre molti non ne fanno. Forse non serve neanche parlarne, perché la povertà sta diventando un argomento noioso che non si vuole più sentire, perché si vuole solo chiudere le orecchie e gli occhi e continuare per la propria strada. A qualche nonnino bisognerebbe chiedere di spiegare ai propri nipoti che cosa vuol dire la guerra, la fame, la povertà. Ehi! Capitano mio, vado giù, non è blu, questo mare non è blu, tra rifiuti, pescecane ed SoS, vado alla deriva, sto affogando (Delfini - Modugno). Sono solo parole, ma se fanno almeno riflettere, a qualcosa son servite.
Christian Iavarone


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