Per quindici anni ha fatto ridere i guatemaltechi con il suo programma ‘Moralejas’, un gioco di parole tra il suo cognome e l’espressione: morale della favola. Una favola che ora, almeno per lui, ha un lieto fine: Jimmy Morales, di professione comico, è diventato Presidente del Guatemala, proprio come aveva vaticinato in uno dei suoi film, ‘Un presidente de a sombrero’. Nel film faceva ridere, da verificare ora, alla resa dei conti, quanto ci sia da ridere nell’affrontare le problematiche di un Paese che non riesce a debellare la povertà, la corruzione, il narcotraffico e l’eredità di una guerra civile rimasta senza colpevoli.
46 anni, studi in economia e teologia (è rappresentante di spicco della comunità evangelica pentecostale) Morales ha vinto grazie a una campagna incentrata nello screditare la politica tradizionale. Sostenuto dall’estrema destra del Frente de Convergencia Nacional, il comico ha fatto presa su un elettorato che proprio negli ultimi giorni di campagna si è trovato ad affrontare lo scandalo che ha portato in galera presidente e vicepresidente in carica. Per loro –ancora in carcere- l’accusa è quella di aver raggirato il fisco, attraverso una rete (‘La Línea’, come è stata chiamata) che garantiva dadive e mazzette a funzionari governativi di diverso ordine e grado. Per Morales, che dice di aver speso solo 200.000 dollari in tutta la campagna, è stato un assist inaspettato. Relegato nei sondaggi iniziali a un ruolo di comprimario, ha saputo cavalcare lo scandalo e il suo motto ‘Nè corrotto nè ladro’ ha convinto facilmente gli elettori disamorati della politica e delle sue trame.
Nel ballottaggio di ieri, ha travolto la resistenza dell’ex primera dama Sandra Torres che ha proposto un messaggio moderato, vicino a una socialdemocrazia basata sull’equanimità e sulle riforme. Per lei, niente da fare. Considerata comunque espressione della politica tradizionale (il suo ex marito, Álvaro Colom è stato presidente della Repubblica dal 2008 al 2012) Torres ha dovuto arrendersi di fronte a una valanga di voti a favore del suo rivale: quasi un plebiscito, visto che più del 70% dei votanti ha scelto il comico.
Morales non è certo un progressista. La sua elezione rappresenta una svolta a destra in un paese già conservatore. Si è dichiarato nazionalista nonché contro l’aborto e contro le unioni tra persone dello stesso sesso; di legalizzare la marijuana neanche a parlarne. Morales assicura che il suo mandato servirà per debellare la povertà, che attanaglia ancora oggi il 62% dei guatemaltechi. Un ritornello che la destra sventola da almeno un ventennio, senza risultati apprezzabili. Governerà, e sono sue parole, in nome di Dio e della famiglia, con buona pace di chi lo critica di appartenere a un gruppo politico fondato da ex militari in passato coinvolti nella violazione dei diritti umani.