Guatemala: le nuove strategie di crescita di Otto Pérez Molina

Creato il 31 ottobre 2014 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

Il 2015 si prospetta un anno cruciale per il Guatemala. Il presidente Otto Pérez Molina è impegnato su più fronti per riuscire ad ottenere un paese più stabile e ricco e le premesse per il raggiungimento dei suoi obiettivi sembrano essere del tutto favorevoli. Sono due le strategie di crescita che il Guatemala ha scelto di perseguire e che rappresentano i perni di tutta la linea politica del paese centroamericano.

Il primo obiettivo a breve termine è rappresentato dal cambiamento di strategia nella lotta al narcotraffico, una decisione vaticinata dal presidente guatemalteco nei mesi scorsi e riconfermata in alcuni appuntamenti internazionali che hanno dimostrato quanto faccia sul serio. Il tema della lotta al narcotraffico è stato sempre al centro della retorica politica di Pérez Molina, sin dalla sua elezione avvenuta il 14 gennaio 2012. Un ingente dispiegamento di forze di polizia, carceri di massima sicurezza e il coinvolgimento dell’esercito nella lotta contro la criminalità organizzata sono state le prime misure adottate dall’ex generale dell’esercito guatemalteco, che poteva contare sui cospicui fondi statunitensi riservati alla lotta congiunta al narcotraffico in tutta la regione centroamericana. Meno di un anno fa, gli Stati Uniti hanno donato al Guatemala sei elicotteri del valore di 11 milioni di dollari previsti dal piano di modernizzazione delle forze armate del paese centroamericano a cui andavano aggiunti gli oltre 40 milioni di dollari investiti da Washington nel tentativo di svecchiare l’apparato infrastrutturale del Guatemala.1

Il progetto statunitense della lotta al narcotraffico e al crimine organizzato ha coinvolto diversi Stati dell’America centrale e meridionale con l’obiettivo dichiarato di costituire un fronte regionale compatto che potesse rispondere ad una problematica sempre più globale. Washington e Città del Guatemala hanno lavorato insieme sulla definizione di una nuova strategia di sicurezza nazionale. Dopo la proficua collaborazione con la Colombia di Juan Manuel Santos, grazie alla quale gli Stati Uniti hanno ottenuto una decimazione delle FARC e la cattura di alcuni tra i più ricercati narcotrafficanti colombiani, Washington ha deciso di puntare sul Guatemala per la stabilizzazione dell’area.

In effetti il Guatemala, trovandosi a nord del più grande produttore di cocaina e a sud del più grande consumatore, è un punto di trasbordo chiave per i trafficanti internazionali di droga e si stima che circa il 90% della cocaina che arriva in Nord America e in Europa provenga direttamente da questo paese, secondo quanto riportato dall’United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC)2. Gli sforzi per aiutare il Guatemala a combattere la criminalità e il traffico di stupefacenti non sono provenuti solo dagli Stati Uniti ma anche dalle Nazioni Unite che attraverso questo organismo hanno devoluto circa 16 milioni di dollari per un programma triennale di sostegno al governo guatemalteco impegnato nella lotta al crimine. Il programma dell’UNODC intitolato “Rafforzamento dei principi di legalità, sicurezza e giustizia” ha lo scopo di aiutare il governo di Città del Guatemala ad implementare una serie di riforme giudiziarie che dovrebbero provocare una sensibile diminuzione del grado di corruzione presente in tutte le istituzioni del paese e che, molto spesso, ha costituito il terreno fertile per la diffusione di pratiche illegali e atti illeciti.

La corruzione, la povertà e un sistema giudiziario penale scarsamente efficace rendono il paese estremamente vulnerabile alla proliferazione pandemica del crimine organizzato.3 Sempre l’UNODC fa sapere che il commercio di droga è così proficuo da rappresentare il doppio del prodotto interno lordo del Guatemala oltre a fornire la principale fonte di guadagno delle maras, le temibili gang giovanili che minacciano la stabilità dello Stato centroamericano. A questo panorama di distruzione, corruzione e illegalità si devono aggiungere alcuni dati allarmanti, primo fra tutti la posizione del Guatemala ai primi posti del ranking mondiale per la criminalità violenta. Nel 2009 sono stati registrati più di 6.000 omicidi mentre solo nel 2013 è stata riportata una media di 101 omicidi a settimana.

Tra i crimini violenti più denunciati ci sono aggressioni, furti, rapine a mano armata e numerosi sequestri di persona anche in alcune zone della capitale considerate relativamente sicure, come affermato dal report sulla sicurezza in Guatemala del 2014 rilasciato dal Bureau of Diplomatic Security del Dipartimento di Stato americano.4 È sicuramente a causa di questi dati allarmanti e decisamente scoraggianti che il presidente Pérez Molina ha deciso di cambiare strada e optare per una nuova strategia, anche se questo vorrà dire allontanarsi dalle posizioni del grande alleato statunitense. Già dal settembre scorso, il presidente guatemalteco aveva posto l’attenzione dei paesi della regione centroamericana sulla scarsità di risultati ottenuti dalla strategia integrata di lotta al narcotraffico, fino ad arrivare ad affermare, durante il summit dell’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) di Città del Guatemala del settembre 2013, che:

(…) la politica di repressione e di controllo sul narcotraffico non sta rispondendo agli interessi e alle necessità del nostro paese, piuttosto sta rispondendo agli interessi di un altro paese che sta conducendo una vera e propria campagna per il proibizionismo”, riferendosi agli Stati Uniti.5

Con queste affermazioni, il Guatemala ha aperto un forte dibattito tra gli altri paesi latino americani che lottano da tempo contro la piaga della criminalità e del commercio illecito di stupefacenti sulle effettive strategie alternative da vagliare per ottenere risultati più soddisfacenti. Tra queste Pérez Molina ha evidenziato la possibilità di legalizzare la produzione e la vendita di droga per contrastare le attività criminose correlate al narcotraffico. Questa alternativa è stata immediatamente sposata dall’Uruguay di Pepe Mujica che il 10 dicembre scorso ha salutato l’approvazione di una legge storica che regola la produzione, la distribuzione e la vendita della marijuana da parte dello Stato, di fatto rendendo l’Uruguay il primo Paese al mondo ad approvare una norma di questo tipo.6 La strada della legalizzazione è tutt’ora al vaglio di altri paesi della regione tra cui Messico, Brasile, Ecuador e Belize.
Proprio lo stesso presidente dell’Ecuador Rafael Correa ha affermato che:7

Non esiste più una posizione comune e condivisa sul tema del narcotraffico e del crimine organizzato, né tanto meno in America Latina”.

Perfino la Colombia di Juan Manuel Santos, che attraverso i finanziamenti statunitensi del “Plan Colombia” è riuscita a ridimensionare notevolmente l’entità del narcotraffico e della criminalità ad esso legata, è pronta a ridefinire nuovi approcci che consentano un’assoluta eradicazione del commercio illegale di droga e che, inoltre, possa garantire allo Stato introiti connessi alla produzione e alla vendita regolamentata e legale di stupefacenti. Questo importante cambiamento di rotta è solo uno degli obiettivi che si è posto Pérez Molina al fine di rendere il suo paese più sicuro e, conseguentemente, un luogo più ospitale per ricevere investimenti stranieri che potrebbero aiutare il Guatemala a raggiungere un futuro economicamente e finanziariamente più prospero.

A questo proposito, sono state avviate una serie di riforme concrete che hanno concesso al Guatemala di migliorare di ben 14 posizioni il suo ranking nel “Doing Business” per il 2014, passando dalla 93esima posizione del 2013 alla 79esima del 2014 e piazzandosi davanti a paesi come la Cina, lo Sri Lanka e l’Uruguay. L’Italia quest’anno si è classificata al 65esimo posto, guadagnando due posizioni rispetto al 2013.8

Ogni anno il ranking mondiale “Doing Business9 mette in luce quanto sia facile o difficile per un imprenditore dare avvio e gestire una piccola o media impresa in relazione ai regolamenti vigenti in ogni paese del mondo. La ricerca misura e valuta ogni modifica dei regolamenti che possono interessare tutte le aree del ciclo di vita di un’attività: dall’avvio di un’impresa, alla concessione dei permessi, alla registrazione dell’attività, all’impiego dei lavoratori fino al corretto pagamento delle tasse.10

È dal 2008 che il governo si è impegnato a risistemare la situazione guatemalteca relativa al fare impresa, tuttavia ancora oggi la strada da fare è molto lunga e richiederà più di qualche semplice riforma.
Il Vice Ministro degli Investimenti Claudia Del Aguila ha affermato:11

“Stiamo riducendo i costi e i passaggi normativi, vogliamo migliorare il clima imprenditoriale e facilitare l’eliminazione degli ostacoli al fine di creare le condizioni per una maggiore affidabilità nel commercio e nell’occupazione”

Nel 2013, il governo di Città del Guatemala introdusse solo una sostanziale riforma che consentì un leggero miglioramento nelle posizioni del ranking, si trattava di una modifica concernente i permessi di costruzione e l’introduzione di un sistema di approvazione basato sul rischio che rese molto più facile e snella la procedura di approvazione di tali permessi. Riforme più concrete ed efficaci sono state però inserite solo in seguito, consentendo al Guatemala di migliorare notevolmente la sua posizione nel ranking mondiale.

Per quanto riguarda l’avvio di un’impresa, la riforma introdotta dal governo è stata la creazione di una piattaforma digitale che consentiva la registrazione simultanea di una nuova società nelle diverse agenzie governative interessate, snellendo di molto le varie procedure esistenti fino a quel momento. In media, secondo quanto riportato dal report del “Doing Business 2014“, in Guatemala servono meno di venti giorni per esperire tutte le pratiche di costituzione di una nuova società.12 Tuttavia, per ciò che concerne questa procedura specifica è necessario che il governo faccia degli ulteriori passi avanti per consentire al paese di raggiungere una posizione migliore nel ranking relativo alla facilità di avviare un’impresa: il Guatemala si è classificato al 145esimo posto su 189 paesi analizzati in base alle loro procedure di avvio di una piccola o media impresa.

Un altro importante aggiustamento attuato dal governo guatemalteco riguarda un miglioramento nella riforma relativa alla concessione dei permessi di costruzione che si è tradotto nella creazione di uno sportello unico, grazie ad un accordo tra le istituzioni e le agenzie governative coinvolte nel processo di concessione ti tali permessi. La procedura di ottenimento dei permessi in Guatemala è costituita da undici step e richiede, in media, 107 giorni contro i 233 in Italia.13 Migliorare la procedura di concessione dei permessi di costruzione era di primaria importanza, infatti, laddove i regolamenti edilizi sono particolarmente onerosi e difficili da ottenere, si corre il rischio che l’imprenditore ceda al pagamento di tangenti per “bypassare” ispezioni o semplicemente per costruire illegalmente edifici che rischiano di mettere in pericolo la sicurezza pubblica.

Attualmente il Guatemala si colloca al 61esimo posto su 189 nel ranking specifico relativo alla facilità di concessione dei permessi di costruzione mentre l’Italia si stanzia ad una deludente 112esima posizione.14

L’ultima riforma introdotta l’anno scorso, e che ha sensibilmente contribuito a migliorare le condizioni di fare impresa nel paese centroamericano, ha riguardato il sistema di pagamento delle tasse da parte degli imprenditori: il governo ha introdotto un nuovo sistema di archiviazione e di pagamento elettronico, il Declaraguate, che ha reso più facile ed immediato controllare il corretto versamento delle imposte oltre a ridurre considerevolmente i costi e i tempi necessari per la compilazione e il pagamento delle tasse.15 L’imprenditore guatemalteco pagherà una media del 40% dell’aliquota fiscale totale. A livello globale il Guatemala si trova all’85esimo posto su 189 Paesi in relazione al pagamento delle tasse di un’impresa e a livello regionale risulta classificarsi meglio di tutti gli altri paesi centroamericani.16

La strada da fare è ancora lunga ma le premesse per una crescita del paese ci sono tutte, soprattutto se ad un miglioramento delle condizioni di fare impresa si aggiungono degli incentivi per gli investimenti esteri. Il Guatemala è sempre stato un paese aperto all’investimento straniero, sia perché si tratta di una delle economie più grandi dell’America centrale sia perché gode di un’ottima posizione geografica, rappresenta infatti un passaggio naturale tra il Sud e il Nord America, oltre ad offrire una buona rete stradale e infrastrutturale.17

Data la sua naturale conformazione geografica, il Guatemala dispone di un accesso privilegiato sia all’Oceano Atlantico che al Pacifico, rendendo più facile i rapporti commerciali con il Nord America, l’Asia e l’Europa. Inoltre, rispetto agli altri paesi della regione, il Guatemala offre un’economia ben diversificata: il settore manifatturiero è abbastanza sviluppato da consentire ai fornitori locali di inserirsi nel mercato internazionale mentre l’industria ha bisogno di una modernizzazione che incentivi ancor di più gli investimenti stranieri, i quali rappresentano una vera e propria forza trainante nello sviluppo di nuovi settori che contribuiscono a diversificarne ulteriormente l’economia.

Diversi sono i settori che hanno visto negli anni ricevere cospicui investimenti stranieri. Nelle telecomunicazioni, la Televisión Azteca de México ha acquistato recentemente il 70% dell’emittente guatemalteca Latitud TV mentre nel settore minerario ci sono attualmente undici compagnie straniere, la maggior parte impegnate nell’esplorazione mineraria, che hanno investito in Guatemala: la Canadian GoldCorp si è consolidata recentemente come la compagnia estrattiva più importante del settore, dopo aver acquisito la statunitense Glamis Gold per 8 milioni e mezzo di dollari.18

Rilevanti sono stati gli investimenti statunitensi nel settore agricolo, infatti, sono quattro le compagnie impegnate nella produzione e nella distribuzione di banane: United Brands, Del Monte, Chiquita e Dole mentre nel settore delle infrastrutture la fanno da padrone le compagnie messicane e quelle nordamericane che hanno ottenuto importanti concessioni per la costruzione di strade a pedaggio, come la compagnia ingegneristica di costruzioni Marhnos e la Railroad Development Corporation di Pittsburgh che ha investito nell’ampliamento della ferrovia guatemalteca.

L’attrazione di investimenti stranieri è al centro degli interessi del presidente Pérez Molina, il quale si è ampiamente prodigato a condurre veri e propri tour promozionali durante le sue visite ufficiali all’estero e ha cercato in più occasioni di spingere il Congresso ad approvare un pacchetto di leggi per promuovere gli investimenti e la creazione di posti di lavoro.19 Attualmente, al vaglio del Congresso guatemalteco c’è un disegno di legge voluto dal presidente che mira a creare una zona ad esenzione fiscale che potrà ampliare il prodotto interno lordo del 4% il prossimo anno. Il Congresso dovrà esprimersi anche in merito al progetto di diversificare i piani energetici con un accordo di 800 milioni di dollari firmato all’inizio del 2014 per costruire un gasdotto di collegamento tra il Guatemala e il sud del Messico.20

Bisognerà aspettare il 2015 per vedere se tutte le misure attuate dal presidente Pérez Molina avranno risultato positivo e se il Guatemala confermerà la sua dimensione di paese in crescita economica e sociale.


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