A guardarli oggi i miei dischi sembrano tanti guerrieri sull'attenti, pronti ad entrare in azione, a gettare sul campo di battaglia tutto il potenziale sonoro di cui dispongono. Guerrieri nelle loro lucenti armature che invece resteranno tranquilli sullo scaffale, silenziosi testimoni di antiche, meravigliose avventure. Dovrebbero saperlo che manca il mezzo di trasporto, che il piatto non ce l'ho più. E poi diciamocelo francamente, sono stati sostituiti da professionisti pratici e veloci, che proseguono con successo le loro pacifiche avanzate. Professionisti tanto efficienti da risultare invisibili, bravi davvero, ma quando si muovono l'emozione non è la stessa di un tempo. Trent'anni fa la musica mi pioveva addosso all'improvviso, e non dovevo fare altro che chiudere l'ombrello, lasciando che mi inzuppasse. E quando non pioveva, la musica me la andavo a cercare girando per la città sull'autobus, con pochi pezzi da mille in tasca e una nuvoletta d'entusiasmo sopra la testa. Prima di ascoltarla, la musica me la immaginavo e poi era un susseguirsi di "prime volte" che mi toglievano il respiro. Contemplando la copertina di "Nursery Cryme" arrivai a sperare che i Genesis vivessero nell'Ottocento, e che per qualche strana ragione i loro brani riuscissero a giungere fino a noi. Così, per magia. Una volta trovai "A Passion Play" dei Jethro Tull in un negozio di dischi a Campo de' Fiori... mai saputo, prima di allora, che esistesse un album del genere! Diluviava quel giorno, così sulla strada di casa mi tolsi il giacchetto, avvolgendoci quel prezioso tesoro.
E "The Wall"? Rientrai a casa e mia madre mi disse "ma dove vai con quella mattonella"? Poi però si innamorò di quei mattoni anche lei. "Country Life" dei Roxy Music lo nascosi per diverse settimane in un cassetto, per via delle donne seminude in copertina, fino a quando non lo trovò mia sorella. E poi quel pomeriggio... due ore passate a decidere se comprare "The Songs Remains The Same" o "Exile On Main Street", perché i soldi non bastavano per entrambi i doppi. Alla fine la spuntarono gli Stones. Presi "And Then There Were Three" che era dicembre, e quell'album sarebbe rimasto per sempre legato all'inverno, al particolare stato d'animo di quel momento. Sorrido ripensando a quando disertai la scuola per portare "Tutu" di Miles Davis dalla mia ragazza... lei su quella musica ci improvvisò uno spogliarello, tutto per me. Chiuso nella mia cameretta ma con la finestra spalancata sul mondo, da ragazzino i miei guerrieri di vinile li sfiancavo a furia di ascolti, senza badare troppo alla pulizia del suono, fino a rendere i fruscii parte integrante di una canzone. Adesso la musica continuo ad amarla profondamente, ma i long playing fanno soltanto parte dell'arredamento, e non mi diverto più come prima.