Da The Fielder
Se si facesse attenzione ai media, sembrerebbe che l’Italia sia uscita dalla spirale recessiva e che da quest’anno l’economia abbia ripreso a crescere. Le stime, infatti, sono sicuramente positive, intorno all’1,4% secondo Confcommercio, per attestarsi intorno a un 1,6% l’anno prossimo. Non sono cifre da capogiro, ma sono indicate come un vento nuovo per il Paese. Ma qualcuno si ricorda che cosa dichiarò il centro studi di Confindustria a settembre di due anni fa? Su queste pagine, parlando di «ripresa immaginaria», si scrisse: «L’annuncio della “fine della crisi” non è arrivato da questo o quel politico in cerca di un posto al sole, bensì da Confindustria stessa, la quale annunciava che le aziende stavano uscendo dalla spirale recessiva e che la ripresa stava muovendo i primi passi». Annuncio che, prontamente, fu smentito poco dopo dall’ISTAT, che mostrò i dati sul PIL che segnava una nuova contrazione.
Sembrerebbe, oggi, che nulla sia cambiato. Si annuncia un’uscita dallarecessionepluriennale che ha colpito il Paese, ma s’innesta ancora in una situazione di redditi reali in calo e d’altadisoccupazione. Strana ripresa, in effetti, ma giornali e televisioni continuano a diffondere il messaggio di positività che, a tutti gli effetti, si sposa perfettamente con la propaganda legata all’azione di questogoverno, che tenta di diffondere un messaggio d’ottimismoverso la popolazione; cosa non nuova nella storia degli ultimi vent’anni ma che, con altri attori, fu spesso stigmatizzata e, perché no, schermita dagli stessi mezzi di comunicazione che ora si comportano in modo diametralmente opposto. Parliamo, però, dei dati reali, che illustrano una situazione molto diversa da quella finora descritta. Per mostrare l’andamento, è opportuno ricorrere a un supporto grafico (elaborato da un ottimo analista, Paolo Cardenà). Dal 2007 a oggi, il PIL italiano ha avuto una forte contrazione, prima su spinta sistemica con l’inizio della crisi, poi tentando una prima ripresa, per poi collassare ulteriormente a seguito della stretta fiscale voluta dal governo Monti e portata avanti anche dai successori.