Guida alla maturità: il testo narrativo

Creato il 23 gennaio 2015 da Pedagogika2

Il testo narrativo è un testo (sia orale che scritto) in cui viene raccontata una storia, cioè una serie di vicende che si sviluppano nel tempo e ruotano intorno a uno o più personaggi.

Le forme

I testi narrativi possono presentarsi in forme diverse:
  • il mito è la narrazione di eventi riguardanti le origini di un popolo e ha per protagonisti divinità ed eroi;
  • la fiaba è la narrazione di fatti fantastici caratterizzati da due elementi: eccezionalità e magia. Si differenzia per alcuni aspetti dalla favola, in cui spesso protagonisti sono animali in grado di parlare, aventi gli stessi caratteri degli uomini, con i loro difetti e le loro qualità;
  • la leggenda è un racconto, in genere immaginario, di vicende riguardanti la vita di personaggi famosi, che hanno lasciato un’impronta nel campo della storia o in quello religioso;
  • la novella è un racconto non eccessivamente lungo, che tratta fatti reali o immaginari, accaduti in un arco di tempo alquanto breve, con un limitato numero di personaggi;
  • il romanzo è un racconto di ampia estensione, che narra di fatti reali o immaginari, accaduti in un lungo lasso di tempo, con un proporzionato numero di personaggi. I filoni del romanzo sono numerosi, i più noti sono: il romanzo storico, il romanzo d’avventura, il romanzo naturalista e verista, il romanzo di fantascienza, il romanzo epistolare, il romanzo psicologico, il romanzo autobiografico, il romanzo giallo o poliziesco.

La struttura

Ogni testo narrativo presenta una struttura-tipo, articolata sostanzialmente in cinque momenti. Ogni vicenda deve necessariamente partire da una situazione iniziale, il cui equilibrio si rompe a causa di un evento che spinge i personaggi a entrare in azione. Attraverso la naturale evoluzione della vicenda, che si può svolgere nei modi più diversi e articolati, si giungerà a un’inevitabile ricomposizione dell’equilibrio, migliore o peggiore di quello iniziale, ma da quest’ultimo sicuramente differente. Tale equilibrio costituirà la situazione finale e cioè la conclusione della storia.

   Fabula e intreccio

Esistono due modi fondamentali per narrare una storia:
  • in base all’ordine naturale degli eventi, cioè riferendo i fatti secondo l’ordine in cui si sono verificati nella realtà;
  • in base a un ordine artificiale, che modifica la successione reale dei fatti, presentando prima gli eventi che cronologicamente o logicamente verrebbero dopo.
Si distinguono pertanto due diversi piani narrativi: la fabula (o storia), che rispetta l’ordine naturale degli eventi, e l’intreccio (o narrazione), che dispone gli eventi secondo la scelta arbitraria dell’autore.

Le sequenze

In ogni testo narrativo è possibile individuare delle “sezioni”, dei “segmenti” che presentano un’omogeneità di contenuto e di struttura: sono le cosiddette sequenze. Le sequenze cambiano quando entra in scena un nuovo personaggio o c’è una variazione di tempo e di luogo; esse possono essere:
  • narrative, in cui si racconta la vicenda vera e propria;
  • descrittive, volte alla descrizione di un personaggio o di un ambiente etc.;
  • riflessive e dialogiche, occupate rispettivamente da una riflessione (del narratore o del personaggio) e da un dialogo.
La scomposizione in sequenze è un momento fondamentale dell’analisi di un testo narrativo.

Il narratore e la focalizzazione

Il narratore ricopre un ruolo di grande rilievo nell’ambito di un testo narrativo: è la «voce» cui l’autore (colui che ha materialmente scritto il testo) affida il compito di raccontare. Il narratore può relazionarsi ai fatti che narra in modi diversi, distinguendosi in narratore esterno e narratore interno:
  • il narratore esterno (o eterodiegetico) non prende parte ai fatti che racconta, ma, quale voce narrante, li riferisce dall’esterno utilizzando la terza persona;
  • il narratore interno (o omodiegetico) coincide con uno dei personaggi della vicenda e, quale io narrante, racconta in prima persona i fatti ai quali partecipa o ha partecipato, in veste di personaggio principale o secondario oppure come semplice testimone.
A seconda dei punti di vista da cui il narratore guarda alle vicende narrate, è possibile distinguere tre diversi tipi di focalizzazione:
  • focalizzazione interna, quando il narratore interpreta il punto di vista di uno dei personaggi da un’angolatura inevitabilmente ristretta e limitata;
  • focalizzazione esterna, quando il narratore è spettatore esterno dei fatti che racconta e pertanto si limita a registrarli senza aggiungere giudizi né fornire informazioni su quanto accade (il punto di vista, in questo caso, è oggettivo);
  • focalizzazione zero, quando il narratore è onnisciente e quindi sa tutto, compreso gli antefatti della storia, i sentimenti e i pensieri più nascosti dei suoi personaggi (la sua ottica è illimitata).

Tempo e spazio

Nell’economia (ordine che regola la disposizione delle varie parti) di un testo narrativo, grande importanza assume la dimensione temporale: gli eventi narrati si collocheranno naturalmente in una determinata epoca storica (il tempo dello storia) e la narrazione stessa si snoderà in un certo arco di tempo (la durata della storia). È chiaro che la durata narrativa degli eventi narrati (corrispondente grosso modo al tempo necessario per la lettura del testo) non coincide quasi mai con la loro durata reale, cioè quella che essi avrebbero se accadessero realmente (fatta eccezione per le sequenze dialogate o scene nelle quali durata narrativa e durata reale coincidono).Il narratore, per ovvie ragioni, contrae o altera il tempo reale, e per farlo si avvale di un ampio numero di espedienti tecnici, riconducibili a quattro tipologie fondamentali:
  • il sommario: periodi più o meno lunghi vengono sintetizzati in poche righe;
  • l’ellissi: interi periodi di tempo, anche molto lunghi, vengono del tutto ignorati (in tal caso, si potranno trovare espressioni come «l’anno successivo…», «dieci anni dopo…» etc.);
  • l’analisi: periodi di tempo perlopiù molto brevi vengono dilatati, abbracciando un tempo narrativo più ampio di quello reale;
  • la digressione: la narrazione s’interrompe per dare modo al narratore di soffermarsi sulla descrizione dei personaggi, dei luoghi o del contesto storico della vicenda.
Il narratore, inoltre, potrà interrompere il racconto dei fatti per narrare qualcosa che è accaduto prima (analessi o flash-back) oppure per anticipare quanto avverrà in seguito (prolessi).La scelta dei luoghi in cui inserire le idee e le azioni dei personaggi di un testo narrativo non è casuale; essa piuttosto è il frutto di una precisa scelta funzionale all’economia generale della narrazione: un luogo ha una funzione narrativa quando non funge da semplice sfondo alla vicenda ma interagisce con essa, mentre ha una funzione simbolica se viene utilizzato per esprimere un’idea o un concetto in relazione alla situazione narrativa e ai personaggi. Gli stessi luoghi intervengono spesso in funzione della caratterizzazione psicologica di questi ultimi, riflettendone un modo d’essere o rappresentandone una particolare situazione emotiva.

I personaggi

Ogni testo narrativo presenta generalmente un vero e proprio sistema di personaggi, ciascuno dei quali ricopre un determinato ruolo, più o meno importante. A seconda del ruolo, i personaggi di un testo narrativo si distinguono in:
  • personaggi principali, che svolgono un ruolo centrale nella vicenda e sui quali si concentra maggiormente l’attenzione;
  • personaggi secondari, che hanno un ruolo di secondo piano, ma talvolta possono incidere sensibilmente sulla situazione o sul comportamento dei personaggi principali;
  • comparse, che servono solo a definire un ambiente o una situazione e non incidono minimamente sullo sviluppo della vicenda narrata.
Oltre ad avere un ruolo, i personaggi ricoprono, nell’ambito della vicenda narrata, anche una specifica funzione, in base alla quale si possono riconoscere:
  • il protagonista (o eroe o soggetto): il personaggio principale, che si pone al centro della narrazione anche quando non compare direttamente in scena;
  • l’antagonista: il personaggio che contrasta il protagonista e gli si oppone concretamente o sul piano psicologico. Spesso è l’artefice della rottura dell’equilibrio iniziale;
  • l’aiutante: il personaggio che assiste, aiuta e protegge il protagonista, sostenendolo nella realizzazione delle sue imprese;
  • l’oppositore: il personaggio che di solito è l’aiutante dell’antagonista e vi si unisce nel tentativo di ostacolare il protagonista;
  • il destinatore: il personaggio che propone al protagonista lo scopo da perseguire (si pensi, nelle fiabe, al re che spinge l’eroe a compiere un’impresa in cambio di un premio);
  • il destinatario: il personaggio in cui si materializza l’oggetto del contendere tra protagonista e antagonista (nella stessa fiaba potrebbe essere la principessa che il re concede in moglie all’eroe, se questi avrà realizzato la propria impresa).
Un ultimo modo di classificare i personaggi è quello basato sulla distinzione tra personaggi statici e personaggi dinamici: i personaggi statici sono quelli che nel corso della storia non subiscono mutamenti di alcun tipo, né fisici, né psicologici, né di condizione sociale; i personaggi dinamici sono quelli che si modificano o dal punto di vista fisico o dal punto di vista psicologico o ancora passano da uno stato sociale a un altro.

Le forme del discorso

Per riferire le parole o i pensieri dei suoi personaggi, il narratore può scegliere tra diverse tecniche, che utilizzerà a seconda delle esigenze o in base all’effetto da conseguire. Tra esse ricordiamo:
  • il discorso diretto: il narratore cede la parola al personaggio riportando tra virgolette («…») quanto dice e collocandosi momentaneamente in secondo piano; se il discorso del personaggio non è introdotto da un verbo dichiarativo (disse: «…»; rispose: «…» etc.), si ha il discorso diretto libero, che sortisce un effetto di maggiore immediatezza;
  • il discorso indiretto: il narratore riporta indirettamente le parole del personaggio, inserendole nel tessuto narrativo con frasi dipendenti da un verbo dichiarativo (dicono che…; commentò che… etc.);
  • il discorso indiretto libero: il narratore riporta le parole del personaggio indirettamente, ma senza utilizzare verbi dichiarativi per introdurle;
  • il discorso raccontato: il narratore si limita a riassumere in maniera sommaria i discorsi del personaggio.
Nel riferire i pensieri dei suoi personaggi, il narratore può ricorrere sia alle tecniche utilizzate per i discorsi sia ad altri espedienti di registrazione più elaborati e suggestivi:
  • il monologo: senza alcuna mediazione da parte del narratore, vengono trascritte le parole del personaggio che pronuncia discorsi rivolti a se stesso (è contemporaneamente emittente e ricevente del messaggio);
  • il monologo interiore: il discorso viene proposto con le medesime modalità del monologo, ma non è pronunciato. Il personaggio pensa tra sé e sé, esprimendo le proprie idee più intime e i sentimenti più nascosti (la durata narrativa, in questi casi, si estende notevolmente, anche se concretamente non succede nulla);
  • il soliloquio: il personaggio parla ancora da solo, ma si rivolge idealmente a un interlocutore lontano dalla scena;
  • il flusso di coscienza: il personaggio traduce in parole il flusso dei propri pensieri e delle proprie sensazioni più intime; è l’inconscio che tenta di venire a galla e si materializza in immagini spesso frammentarie e confuse, del tutto prive di rigore logico.

In sintesi: Per analizzare un testo narrativo

  • Leggi attentamente il testo cercando di individuare delle macro-sequenze; ciò infatti consente di cogliere immediatamente la vicenda narrata e il suo sviluppo, facilitando la sintesi del contenuto che generalmente viene richiesta.  
  • Anche nella sezione dedicata alla vera e propria analisi conviene partire dalla divisione in sequenze (eventualmente individuare ulteriori sequenze all’interno delle macro-sequenze) e capire se c’è una prevalenza di sequenze narrative, descrittive, dialogiche etc. per rilevare subito le caratteristiche del testo che si ha di fronte. 
  • Un’altra operazione fondamentale è individuare la voce narrante e il punto di vista a partire dal quale vengono raccontate le vicende. 
  • È molto importante, poi, fare attenzione a parole ed espressioni ricorrenti, o che rinviano a uno stesso campo semantico, o che ancora sono messe in rilievo attraverso l’utilizzo di espedienti retorici come l’anafora, l’allitterazione etc. Questa operazione consente di individuare con maggiore precisione le tematiche affrontate e la prospettiva utilizzata dall’autore. 
  • È importante individuare le caratteristiche della sintassi (se c’è prevalenza di coordinazione o subordinazione, la lunghezza dei periodi etc.) per capire di fronte a che tipo di prosa ci troviamo, se di ampio respiro, frammentata etc.


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