Guida e differenze tra i display di smartphone e tablet

Creato il 05 giugno 2015 da Tecnomani

Durante l’acquisto di un nuovo dispositivo, che sia smartphone o che sia tablet, la prima cosa che, giustamente, si tende ad analizzare sono le caratteristiche tecniche. Numero di core, velocità del processore, versione di sistema operativo, RAM, storage eccetera, eccetera…tra queste una delle specifiche più importanti è sicuramente rappresentata dal display.

Oltre a decidere e determinare quale sia la grandezza in termini di pollici giusta per le nostre esigenze e a stabilire quale sia il numero più appropriato per la densità PPI (Punti Per Pollice), è necessario individuare la tecnologia utilizzata per realizzare il display: LCD, TFT, Retina, IPS e via dicendo.

Con questo articolo proviamo a fare un po’ di chiarezza nell’universo display. Prima di iniziare ad analizzare i display fabbricati con tecnologie standard, introduciamo l’argomento parlando di due terminologie molto in voga ultimamente: la risoluzione QHD e i display curvi.

Risoluzione QHD

La risoluzione QHD equivale, in termini di pixel, a parlare di una risoluzione pari a 2560 x 1440 pixel; rientra quindi nella famiglia di schermi 2K (poiché un lato supera i 2000 pixel). Si tratta dei display successori alla famiglia Full HD da 1920 x 1080 pixel. In termini di consumi bisogna tener presente che ad alte risoluzioni equivalgono consumi più alti.

Possiamo però affermare che la differenza tra le due famiglie precedentemente citate viene evidenziata in presenza di display molto grandi, diciamo dai 5,5 pollici in su. Questo perché tra i punti di forza di questa risoluzione troviamo la possibilità di leggere e visualizzare testi e dettagli molto piccoli, che, con risoluzioni più basse, risulterebbero sgranati. Con un display di dimensioni medie tali differenze non risultano evidentissime; tale assunzione è sostenuta anche dal numero di PPI. Ad esempio un display da 5,5 pollici Full HD (quindi 1920 x 1080 pixel) possiede un numero di PPI pari a circa 400, mentre un display QHD (quindi 2560 x 1440 pixel) possiede un numero di PPI pari a circa 530.

In conclusione, il consiglio che possiamo darvi è quello di sicuramente lasciar giudicare all’esperienza d’uso: provate il dispositivo, visualizzate delle immagini, avviate un gioco e decidete. Un altro fattore, come già accennato, sono le dimensioni: per un tablet meglio affidarsi alla risoluzione QHD senza dubbio.

Display curvi

All’interno di questa categoria possiamo distinguere due sottocategorie: i display curvi sul lato lungo e i display curvi sul lato corto.

Nella prima sottocategoria rientrano smartphone quali LG G Flex che possiedono la caratteristica curva concava con il centro del display meno rialzato rispetto ai due bordi, inferiore e superiore. Tali dispositivi non possiedono caratteristiche tecniche migliori degli altri, ma ai fini dell’esperienza utente e della maneggevolezza potrebbero risultare più consoni alle nostre esigenze.

Nella seconda sottocategoria rientrano invece smartphone come Samsung Galaxy S6 Edge che presentano una curvatura su entrambi i lati corti e che Samsung sfrutta bene visualizzando, lungo appunto il bordo, una serie di informazioni da mostrare all’utente.

Anche in questo caso la scelta è guidata da gusti e fattori estetici.

Retina Display

Terminologia marchiata Apple: i Retina Display sono utilizzati su tutti i dispositivi prodotti dalla casa di Cupertino e si basano su una considerazione aziendale fatta a monte: perché spingersi nel cercare un numero alto di PPI quando l’occhio umano neanche se ne accorge?

Non è necessario, secondo Apple, utilizzare elevati PPI per dispositivi che vengono utilizzati da media distanza; infatti provando ad avvicinare il dispositivo ai nostri occhi possiamo notare i minuscoli pixel, ma allontanandolo alla classica distanza di utilizzo, il nostro occhio non si accorge di tali sgranature.

Scegliere PPI alti, indipendentemente dalla distanza di utilizzo, oppure scegliere PPI “giusti” che dipendono dalla distanza di utilizzo è quindi una considerazione soggettiva.

LCD IPS

Siamo di fronte alla tecnologia più usata per la produzione di display per smartphone e tablet. Tra i suoi fattori positivi troviamo la grande fedeltà dei colori rispetto alle tonalità reali, così come i bianchi di qualità. Inoltre sono display facilmente leggibili sotto la luce del sole poiché possiedono un ottimo sistema di retroilluminazione. Da non sottovalutare, infine, l’angolo di visione molto ampio che raggiunge quasi i 180 gradi.

Tale tecnologia è stata sviluppata da Hitachi e, negli ultimi anni, perfezionata da LG.

AMOLED

Acronimo di “active matrix organic light emitting diode” ovvero diodo organico a emissione di luce a matrice attiva, è una tecnologia basata su carbonio e, nel corso degli anni, ha visto Samsung come pioniera di tale processo.

Tra i punti di forza troviamo sicuramente il minor consumo energetico poiché gli AMOLED non sono dotati di retroilluminazione: ogni pixel infatti ha una vita propria. Se acceso emettono luce propria, se spento riproduce fedelmente la tonalità nera (ecco perché hanno neri molto realistici).

Gli angoli visivi sono alla pari dei display IPS, ma quest’ultimi, essendo dotati di retroilluminazione, sono leggermente più visibili al sole.

TRILUMINOS

In questo caso tale tecnologia è stata sviluppata e adottata da Sony per la produzione di televisori e poi applicata anche per la produzione di display per smartphone. E’ una tecnologia che si aggiunge alla classica tecnologia TFT e a funzionalità sempre di casa Sony come X-Reality Engine, OptiContrast e Bravia Engine.

La sua caratteristica principale è che ogni display è dotato di punti quantici che emettono diversi tipi di luce a vibrazione costante. Il risultato finale è l’incremento della quantità di colori riproducibili dal display che consente di visualizzare immagini straordinariamente realistiche, ottenute anche grazie a bassi tempi di latenza.

Gli angoli di visione non raggiungono però quelli stabiliti da IPS e AMOLED seppure comunque alti.

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