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Guido Martinetti, il signore dei gelati. Intervista al co-fondatore di Grom.

Creato il 27 aprile 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Retrò Magazine ha intervistato Guido Martinetti, che insieme a Federico Grom ha fondato la catena di gelaterie Grom.

Leggendo la vostra storia sorge spontanea una domanda: come mai nessuno ha mai pensato prima ad una catena internazionale di gelaterie?

Ancora oggi nel mondo non esistono ghiaccioli prodotti con fragola Annabella, acqua minerale e zucchero: basterebbe usare ingredienti di ottima qualità per fare un prodotto semplice che abbia un connotato emotivo, che dia un piacere sensoriale e fidelizzi il cliente. Questo è quello che facciamo con tutti i gelati e sorbetti che prepariamo. Per assurdo oggi possiamo fare cose complesse come trasferire filmati via cellulare ma non preparare ghiaccioli buoni. È un opportunità notevole, simile a quella che ha portato alla nascita di Starbucks. Il mondo del “food” è molto più vicino a noi italiani dell’informatica, si tratta di impegnarsi – banalmente – a fare bene.

Qualità, riciclo, rispetto dell’ambiente sono concetti ora “di moda” ma in realtà motori di una rivoluzione che è arrivata anche nel settore “food”. Vista la deindustrializzazione del territorio piemontese ed italiano, il turismo e l’enogastronomia possono sostenere il Pil italiano o l’agenda metalmeccanica resta cruciale? Il “food” è ancora un settore di nicchia?

Il “bello” ed il “buono” sono il futuro del Paese, che già ora è estremamente attrattivo da questo punto di vista a livello globale. Investire nell’industria di supporto a queste attività ed in generale alle attività specialistiche permette di competere non sui costi ma sulla qualità: ad esempio l’industria delle macchine agricole specializzate o di quelle per la produzione del cibo (vedi Parma) continuerà sempre ad esserci. Dovrebbero essere anche rafforzate le connessioni tra la formazione universitaria – l’ingegneria – e l’agraria. Produrre qualità in certi ambiti passa necessariamente attraverso la tecnologia e attraverso la ricerca della sostenibilità ambientale. C’è chi sfrutta quest’ultimo tema a fini di marketing echi ci crede davvero e lo ritiene un obbligo etico ed estetico.

Tu e Federico Grom, per fondare la vostra azienda, avete attinto, attraverso un prestito bancario, a somme non ingenti. Per un giovane che vuole investire sul mercato quanto è importante l’equilibrio tra idea e investimento? Quando hai deciso di intraprendere questa carriera cosa ti hanno detto i tuoi genitori?

Quello che conta di più è la passione della persona e la sua determinazione. Alcune idee richiedono investimenti importanti, altre no. Si sottovaluta inoltre lo studio dei grandi modelli: bisogna confrontarsi a qualunque costo coi benchmark mondiali per imparare i segreti del mestiere, visto che paga spesso più il denaro del talento. Per quanto riguarda la famiglia, mio padre accolse la notizia con uno scetticismo positivo, mia madre con disperazione “borghese” che è stata poi sradicata dai miei primi successi.

A breve verrà inaugurato EXPO 2015, una grande vetrina per il nostro Paese. A fronte di tutti gli scandali che ci sono stati, c’è il rischio che l’Italia non ne tragga alcun profitto?

Ho timori perché viviamo in un Paese straordinario e geniale ma caratterizzato da uno scarso rispetto per le regole. Dal punto di vista politico non abbiamo mai più eletto i più bravi, ma soltanto Parlamenti di bassa qualità morale e culturale: se invertissimo questo trend ne avremmo effetti positivi. I temi sono mille, dall’EXPO all’immigrazione.

Più volte diversi partiti ti hanno corteggiato per spingerti ad entrare in politica. Pensi di ascoltarli o restare nell’imprenditoria?

Escludo di occuparmi anche di politica, se dovessi occuparmene lo farei a tempo pieno. È un ruolo di una nobiltà assoluta e se dovessi impegnarmi in tal senso vorrei agire con rigore morale e abnegazione assoluta. È un mondo che mi affascina ma non è conciliabile con l’attività di imprenditore e con la famiglia.

Un’ultima domanda: qual è l’esperienza che ricordi con più piacere di questi anni in Grom e quale è stata invece la più difficoltosa?

La verità, senza retorica, è che ricordo ogni abbraccio di Federico come momento di felicità per un successo raggiunto. Forse il più bello è stato per l’apertura a New York nel 2006, ma questa avventura ha un peso specifico molto più elevato per l’amicizia con Federico, che allevia i momenti faticosi e raddoppia la gioia. È stato invece difficile incontrare la concorrenza sleale, come quella di chi non batte scontrini. Mi feriscono tutte le incongruenze normative e sociali, perché ti fanno sentire scemo a rispettare le regole. Mi piacerebbe anche valorizzare di più i miei dipendenti al di là delle strettoie dell’attuale diritto del lavoro.

Tags:2015,enogastronomia,expo,federico grom,food,gelato,grom,guido martinetti,ingegneria agraria,Italia,New York,sorbetto,turismo Next post

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