" Mamma, quel vino è generoso, e certo
oggi troppi bicchieri ne ho tracannato... vado fuori all'aperto. Ma prima voglio che mi benedite come quel giorno che partii soldato... E poi... mamma... sentite... s'io... non tornassi... voi dovrete fare da madre a Santa, ch'io le avea giuratodi condurla all'altare."
Quasi tutti conoscono Guido Menasci (1867 - 1925) come librettista, insieme all'amico Targioni Tozzetti, della "Cavalleria Rusticana" di Pietro Mascagni.Malinconico, cagionevole di salute, di lui si ricorda la storia del libretto finito di scrivere l'ultimo giorno di scadenza del concorso, poi vinto dall'opera di Mascagni - in cui la tematica sociale del testo verghiano viene diluita e diventa solo folclore. Il successo dell'opera decretò la fama dei due librettisti che collaborarono ancora ad altre opere del compositore livornese.
Non tutti sanno, però, che Menasci fu uomo di lettere a tutto tondo. Suo padre, assessore all'Istruzione del Comune di Livorno, fu uno dei primi traduttori italiani di Heine, poeta tedesco a metà strada fra romanticismo e realismo. Queste opere infusero in Menasci l'amore per la letteratura soprattutto straniera. Conosceva così bene il francese da tenere orazioni a Parigi e fu fine critico letterario goethiano. Scrisse prose, libri per ragazzi e versi malinconici ispirati alle nostre marine.