Gypsy: 100 anni di arguta seduzione

Da Burlesqueitalia

Il nostro primo post dell’anno è diverso dal solito. Se la nostra linea editoriale prevede una connessione tra il burlesque e l’Italia, cominciamo il 2011 con uno strappo alla regola. Del resto ci sono avvenimenti e personaggi che esulano dal concetto di nazionalità, soprattutto in ambiti come il nostro, grande debitore di predecessori anglofoni. Ma andiamo per gradi.

Gypsy Rose Lee vista da Maurice Seymour.

Il neo-burlesque è femmina. Non ne facciamo una questione di forme né di ciò che appare: qui si parla di testa. Alcune delle donne più importanti che hanno fatto la storia del burlesque nella sua golden age si distinsero in particolar modo per il modo in cui seppero coniugare la loro straordinaria sensualità a doti intellettuali non comuni. Lydia Thompson fu una di queste, come anche Mae West. Ma quella a cui la maggior parte delle performer contemporanee sentono di essere debitrici è Gypsy Rose Lee.

In questi giorni – più precisamente l’8 gennaioGypsy avrebbe compiuto 100 anni. Nata a Seattle nel 1911, Rose Louise Hovick scelse la via dello spettacolo per questioni soprattutto alimentari: in seguito al divorzio dei genitori, lei e sua sorella June dovettero badare al sostentamento della famiglia lavorando in spettacoli di vaudeville, con il sostegno morale della madre. Se, all’inizio, la più brillante tra le due sembrava June – ballerina di tip tap –, in seguito la vera star si rivelò Rose.

Il burlesque sembrava decisamente la sua strada, fin dalle prime esibizioni: contrariamente alle colleghe, la maggior parte delle quali interpretavano sul palco dei personaggi assolutamente consci della loro missione di spogliarsi per eccitare il pubblico, Rose aggiunse un elemento comico basato sul finto errore: il suo personaggio entrava in scena e, per sbaglio, si denudava! Con il passare del tempo, la nostra si lasciò alle spalle questo ruolo naif, in favore di uno decisamente più raffinato: quello di Gypsy Rose Lee, una donna dell’alta società, estremamente affascinante e femminile, che sapeva sedurre il pubblico sia sfilandosi un reggicalze che con una battuta arguta.

Quello era il tempo del gimmick, ciò che riusciva a distinguere una stripteaser da ricordare da una qualunque. Il gimmick poteva essere un elemento particolare da usare sovente nelle proprie esibizioni (come le colombe di Rosita Royce), ma anche un’abilità singolare (come gli incredibili movimenti del ciclone umano Georgia Sothern). Il gimmick di Gypsy era la sua stessa reputazione di donna intelletuale e di alta classe. Non per niente divenne una delle artiste di punta degli spettacoli burlesque dei fratelli Minsky, per i quali si esibì per ben quattro anni.

L’intelligenza di Gypsy non era solo una caratteristica del suo personaggio: spesso autrice dei suoi testi dall’ironia tagliente, firmò anche due romanzi di genere thriller: The G-String Murders (1941) e Mother Finds a Body (1942), il primo dei quali, ambientato nel mondo del burlesque, divenne nel 1943 un film interpretato da Barbara Stanwick, Lady of Burlesque. Nel 1957 uscì negli Stati Uniti l’autobiografia dell’artista, Gypsy: A Memoir. Da essa, nel 1959 venne liberamente tratto un musical teatrale, Gypsy: A Musical Fable, che nel 1962 divenne il film Gypsy; entrambi sono incentrati soprattutto sulla figura della madre della protagonista.

Gypsy Rose Lee morì il 26 aprile del 1970.


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