Ecco, allora, di corsa, come di corsa posso fare, esco, sbandando, sbattendo, apro con una spallata il portone di questa chiesa ed eccomi di nuovo finalmente in strada alla luce, all'aria. Guardo a destra e a sinistra, anzi, prima a sinistra e poi a destra, questa cosa qualcuno deve avermela insegnata, è così che si deve fare, questo è l'ordine giusto. Beh, comunque né da un senso né dall'altro giungono folle inferocite, guardie armate, popolani infoiati alla luce delle fiammeggianti torce, che è ancora giorno, è ancora chiaro e comunque niente torme villiche indemoniate, neppure con torce spente, per non parlare di forconi, siamo pur sempre in città, forse esagero dicendo che tutto ciò mi delude. Ma... sia. La strada è libera. I pochi che passano sembrano non notarmi o non volerlo fare. Forse non sono ancora famoso. Il palazzo della donna è laggiù, davvero poco lontano. Con due balzi attraverso la strada, tre, altri, piccoli balzi ed eccomi alla portellina d'ingresso di quel palazzo, SQUEERKL KREEEAK ed ecco i liberi viandanti sulla libera strada che ora un poco mi notano, ma l'ingresso mi viene spalancato da un portiere certo non troppo zelante, sta col capo chino, non ho neppure suonato, né c'ho tenuto troppo che mi si vedesse bene in faccia, potrei essere un malintenzionato ed anzi proprio lo sono, ma forse il portiere questo l'ha capito, lo sa bene che a sbarrare la strada ai cattivi ci si fa solo male, ah sì, io sono così, son cattivo, costui pensa che io sia cattivo, beh, no, non lo sono affatto o forse sì comunque la cosa non lo dovrebbe riguardare, da quando in qua i portieri si permettono di emettere giudizi morali sugli ospiti, ma basta, ora lasciamo stare, sono dentro, vado lassù, la prendo e la butto giù, già questo è il programma: io da giù a su, lei da su a giù e tutti felici e contenti... è il terzo piano, sì, questo lo ricordo bene, sulle scale volo, faccio i gradini treatre, quattraqquattro, cinqueacinque, le salto le scale, le divoro, ecco, eccolo il piano. Dovrò riflettere sulla mia incapacità di procedere in orizzontale e di spiccare nella corsa verticale, ma un'altra volta. Sento, poi, di aver sviluppato un senso dell'orientamento praticamente bussolico, è una parola che m'è venuta quando ho capito subito qual era la porta giusta e non era facile, che sono tutte porte uguali, ma la mia, quella giusta, quando pensavo di provare a bussare mi sono accorto ch'era socchiusa, sì, o meglio, nell'ottica del bicchiere mezzo pieno, era semiaperta ed ecco la spalanco piombangomici contro ma appena entrato ho stavolta l'accortezza di chiudermela alle spalle perché non voglio darLe una via d'uscita così facile quando tenterò di prendermela in spalle per gettarla dalla finestra, anzi, è intelligente che prima che io la trovi e la prenda, apra la finestra, che rischia di risultare un'azione difficoltosa, in seguito, con in braccio una donna che potrebbe non essere troppo felice del trattamento che le viene riservato, ecco, eccola la finestra maledetta, che se fosse stata murata io adesso sarei un libero grigio sanoesalvo impiedatuccio neurolabile pieno di piano futuro, mentre adesso tutto quel futuro, per colpa di questo assurdo buco nel muro, si va consumando intero in questi pochi ultimi istanti di caccia.