Ebbene sì, dobbiamo farcene una ragione: tolte le chiacchiere sui numeri, il solo ad uscire vincitore dalla giornata di oggi è Silvio Berlusconi. Anzi, ad uscire ben più che vincitore. Nel giro di due settimane è riuscito a mettere Fini con le spalle al muro, respingendo il suo tentativo di farlo fuori, scippandogli altri tre fedelissimi e rendendolo inoffensivo; ha dimostrato al centrosinistra, che non riuscì due anni fa nello stesso intento, come si conduce una vera compravendita di deputati e ora tiene saldamente in mano le redini della partita: può decidere di restare al governo, paralizzandone ancor di più l’azione (tanto a lui dei problemi del paese che je frega?), oppure trascinare tutti a delle elezioni che vincerebbe in ciabatte con tanto di (nuovo) plebiscito. Gli altri, per primo Di Pietro, ma ancor più Fini, escono invece duramente sconfitti, con la colpa fondamentale di aver realizzato dei progetti politici assolutamente identici a quello del loro nemico giurato. Fli e l’Idv sono partiti personali, vuoti al loro interno, nati e vissuti solo in nome dei loro fondatori esattamente come il Pdl. E quando si fa parte di una formazione politica non per ideale, ma per sottostare ad un padre padrone, non costa nulla cambiare casacca, anzi, ci si guadagna, perché ci sarà sempre un altro padrone più facoltoso pronto a mettere sul piatto qualcosa in più. E’ successo oggi con Razzi e Scilipoti per l’Idv e con la Polidori e la Siliquini per Fli, successe già nel 2006 con De Gregorio e probabilmente accadrà ancora, almeno fino a quando la politica dei personalismi non lascerà il passo a qualcosa di più serio (in questo senso, attenzione a Vendola e al “vendolismo”). Quanto al Pd, finiti di pagare gli interessi delle sciagurate scelte di Veltroni in fase di compilazione delle liste (come si fa a candidare Calearo magari un giorno ce lo spiegherà), si ritrova purtroppo in una palude da cui risulta complicato venire fuori: allearsi, in vista delle elezioni, con Vendola e Di Pietro vorrebbe dire far contento l’elettorato, ma anche guardare Palazzo Chigi col binocolo, scegliere Casini, invece, scontenterebbe il popolo, ma aumenterebbe le possibilità di giungere al governo. La scelta, stavolta, è davvero dura.
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