Habemus donnine (da sempre)

Creato il 14 marzo 2013 da Peolaborghese @mesosbrodleto

Inviare un modulo a una donnina del comune può farci capire tanto, quasi tutto, sul senso della vita e su dove sta andando questo paese. Oggi al comune di Torgiano, piccolo e anonimo comune nei dintorni di Perugia, serviva la mia forma in calce ad un modulo.

“Posso firmarlo, scannerizzarlo e mandarlo via mail?”
“Sì, va aggiunta anche una copia di un documento d’identità.”
“Bene.”
“Ah, poi però mi deve mandare anche il cartaceo, perché la firma scannerizzata potrebbe essere falsa. Lo invii all’indirizzo del comune, alla cortese attenzione della Dott.ssa Talina de’ Talini”

Perciò la fotocopia del documento scannerizzata non è affidabile, la stessa fotocopia stampata lo è. La donnina del comune segue e detta regole precise, il suo lavoro è quello di condizionare come meglio può la vita di chiunque gli capiti a tiro. Si fa chiamare dottoressa, anche se crea ammalati di fegato invece che curarli. Ci tiene però all’appellativo, lo usa anche per firmarsi nelle email. Perché dopo aver ricevuto i miei documenti, non è riuscita a leggerli, o le sono sfuggiti, perciò mi ha chiesto chiarimenti (manca un file, Dr.ssa Talini). La donnina del comune vive tra una scartoffia e l’altra, tra regolamenti comunali,provinciali,regionali,dirigenziali,epocali che cambiano di continuo. Lei li fa rispettare tutti, o anche nessuno, dipende da come si sveglia la mattina. Lei decide sul tuo futuro. Con una mossa indulgente, o una distrazione, può dare il via libera a qualsiasi tua idea. Con un eccesso di zelo può costringerti a cambiare sesso a Casablanca e richiedere un’autocertificazione al chirurgo, con allegata foto del tuo ex organo sessuale.

Qualche giorno fa due dipendenti della regione sono state uccise. Un tizio è entrato nel loro ufficio armato di pistola ed ha sparato. Tutti i giornali hanno parlato di un imprenditore mosso dalla disperazione dopo la revoca di un finanziamento. L’”imprenditore” era un tipo sotto trattamento sanitario obbligatorio da anni, in cura dagli psichiatri insomma. Dopo questa tragedia, i dipendenti pubblici hanno chiesto più rispetto. Malati di mente e giornalisti a parte, noi rispettiamo le donnine e gli omini di ogni ente pubblico. Li chiamiamo dottor o dottoressa con tono deferente, come i nostri nonni ci hanno insegnato.

Colgo l’occasione per fare gli auguri al nuovo papa, soprattutto se dovesse trovarsi a dover mandare qualche modulo ai nostri comuni, lui che è pure cittadino straniero. (“Ce l’ha il permesso di soggiorno? Ah no? E perché?” fu così che la donnina mise in galera il Papa –la clandestinità qui è un reato– in un trionfo di bandiere rosse e timbri in aria.)



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