Habemus Papam

Da In Central Perk @InCentralPerk
E' già Ieri. -2011-
La scelta, visto il giorno, risulta più banale che mai.
Ma da qualche parte ho letto che oggi è la giornata del post banale quindi direi che sono in tema!

Chissà cosa prova in questi giorni il signor Nanni Moretti? Il suo film sembra infatti descrivere alla perfezione i momenti che la Chiesa ha vissuto in questo mese, dalla rinuncia al suo ruolo di papa Ratzinger al probabile peso che i vescovi riuniti in conclave hanno dovuto sopportare e che ora, uno fra loro, porterà.
Moretti descrive tutto ciò alla perfezione, con una leggerezza non da commedia ma dei toni che riesce a incantare poco a poco, creando momenti unici.
Già dal suo inizio, con quella riunione nella Cappella Sistina in cui tutti i papabili pregano Dio che non sia il loro nome ad essere pronunciato, a quelle più assurde come il torneo di pallavolo -una delle scene indimenticabili nella filmografia del romano.
Il film prosegue poi contrapponendo da una parte la vita di clausura dei vescovi e del terapeuta Brezzi, che si dimostrano estremamente umani e deboli anche nei loro peccati, e dall'altra la crisi psicologica e spirituale del neo eletto papa che scorrazza per Roma alla ricerca del suo ruolo, incapace di accettare il peso ingombrante della nuova carica.
Michel Piccoli è un'incarnazione perfetta di questo, con i suoi modi gentili e buffi, con quello sguardo che dà intensità ai momenti più critici. Moretti è invece -come spesso succede- molto più bravo da regista che da attore, anche se qui si dimostra più a suo agio nei panni dell'(ennesimo) ruolo di psicanalista. Le sue teorie e il suo aiuto non sarà di sostegno però al papa ritroso, anzi, e nemmeno la moglie di lui -emblema della psicologia spicciola che resta ancorata a idee fisse- riuscirà in tutto nel suo intento.
Habemus Papam è tutt'altro rispetto a un film di denuncia, vengono accantonati scandali bancari, di pedofilia e quant'altro, ma viene mostrato un lato nuovo della Chiesa, a tratti buonista ma comunque sincero (si spera). Un lato umano che spesso si dimentica e un'umiltà di gesti, come quello finale, che mai come oggi fa riflettere.


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