All’annuncio del “Annuntio Vobis gaudium magnum: Habemus Papam!” è seguito il messaggio della scelta del novizio Papa di designare per il suo mandato, l’appellativo di Francesco. Un nome che evidentemente richiama allo spirito caritatevole di cui si deve vestire il nuovo Papa, investito dell’arduo compito di guidare la Chiesa Romana fuori dalle intemperie che l’hanno investita in questi anni e per le quali, presumibilmente, il suo predecessore ha abdicato. Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, appartiene all’ordine dei gesuiti, lo stesso a cui apparteneva il compianto Carlo Maria Martini e proprio per questa sua appartenenza è il primo Pontefice gesuita e sudamericano della storia della Chiesa Cattolica.
La prima impressione, nel varcare la balconata della Basilica che affaccia sull’infinita Piazza San Pietro, è di essere dinanzi ad un uomo semplice, dai modi cortesi e che conosce benissimo il peso dell’incarico di cui è stato insignito. Esordisce, con naturalezza e cordialità al fiume umano che è raccolto ed assorto per la sua presenza e che lo acclama. Stempera la tensione di questi giorni e del momento con una battuta che sottolinea come i suoi fratelli riuniti nel Conclave abbiano scelto un erede del soglio pietrino pescando nella lontana Argentina (“Alla fine del mondo” n.d.a.). Dopo aver ringraziato ed invitato i fedeli di raccogliersi in preghiera sia per il papa emerito Ratzinger che per il nuovo Pontefice, rappresentato dalla sua persona, ha proseguito con il rito cerimoniale della benedizione.
Intanto Domenica, ci sarà il primo Angelus di Papa Francesco, notizia confermata dal portavoce della Santa Sede Federico Lombardi, che inoltre ha aggiunto che la scelta del nuovo Papa si conforma come una risposta dei vescovi alle illazioni,gratuite e crudeli dei giornali, che dipingevano il Conclave come un campo di battaglia tra gruppi di potere. Sicuramente la scelta del nuovo Papa, di ornarsi dell’appellativo francescano, ha richiamato nei fedeli all’immagine comune del “poverello” di Assisi, che assorto in preghiera nella chiesa di San Damiano, ascoltò la voce del Crocifisso che per tre volte gli disse: «Francesco, va’ e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina».
Questa scelta quindi è maturata nel tentativo, del nuovo Pontefice Francesco , di riportare la Chiesa Cattolica sul piano che gli compete, quello dei sermoni, quello del pulpito, spostando l’importanza della vocazione cattolica verso la primordiale predisposizione della carità, tassello principale dell’azione francescana. Resta da capire se la scelta del nome è ricaduta sul “poverello di Assisi” per una lettura cinica dei desideri dei fedeli, anticipando addirittura anche ciò che si chiede alla politica nostrana, oppure è stata una scelta consapevole per riformare una Chiesa che negli ultimi anni, soprattutto durante il Pontificato Ratzinger, è stata protagonista in negativo di numerosi scandali.
Cibal