Morte di Papa Giovanni Paolo II. I cardinali si riuniscono in Conclave ed eleggono il nuovo pontefice. Nessuno vuole diventare Papa. Tutti avvertono il peso insopportabile della responsabilità che ne consegue. Diventa Papa il cardinal Melville (Michel Piccoli) che, appena prima di affacciarsi dal balcone per la benedizione ai fedeli, cade in preda ad una crisi esistenziale e si rifiuta di iniziare il suo pontificato.
Il neoeletto Papa non riesce dunque a reggere una situazione da lui non voluta. Non tanto quella di essere diventato pontefice, quanto quella di avere consacrato tutta la sua vita alla religione. Egli voleva fare l’attore (o quantomeno lavorare in teatro) e allora, per trovare sollievo dagli attacchi di panico, si rifugia nei teatrini della Capitale. Ristabilisce così un corroborante dialogo col mondo esterno, unica realtà effettiva. Intanto i cardinali, scossi da questo inaspettato comportamento, passano le giornate come bambini, giocando a carte o a pallavolo nella loro prigione dorata. Fuori il mondo si interroga: per quale motivo il pontefice non si rivela? Il vaticanista di turno, intervistato dal Tg3, prova a spiegare la situazione con giri di parole ed ellissi incomprensibili. Salvo poi arrendersi, sconfitto, all’evidenza con uno “Scusate, sto improvvisando” che ricorda molto certe omelie domenicali.
Moretti vorrebbe far sorridere sfruttando la forza di situazioni caricaturali, non comiche. Talvolta ci riesce. La sceneggiatura però non è più brillante come quelle dei suoi film precedenti. Forse perché in questa sua ultima opera la disillusione prevale sulla poeticità delle situazioni. I temi trattati sono molteplici e tutti importanti (l’interpretazione delle Scritture, il Vaticano come Stato, i vescovi, la scienza contrapposta alla religione, ecc…), ma spesso già visti in ambito cinematografico. (Il tema della religione incapace di dare risposte concrete ai fedeli è già stato mirabilmente trattato da Lourdes).
Si obbietterà che il film parla prevalentemente di una crisi d’identità strettamente correlata al senso di responsabilità e che il Vaticano è solo il contesto, il palcoscenico della vicenda. Ebbene, Moretti ha dimostrato che un palcoscenico di questo tipo risulta essere certamente troppo ingombrante ed impegnativo. Non si può parlare di una crisi d’identità in Vaticano senza fare i conti con questo luogo enigmatico e chi lo rappresenta. Inutile dire che, sotto questo punto di vista, le aspettative del pubblico rimangono inevitabilmente deluse.
Voto: 7 su 10
(Film visionato il 20 aprile 2011)