Hachiko e la fedeltà

Creato il 02 marzo 2010 da Dvanzin

Ho visto il film “Hachiko”.
Senza nulla togliere a una pellicola che una volta tanto racconta una bella storia, vi confesso che per me il momento più sconvolgente, per assurdo, è stato quello successivo al film stesso, all’accensione delle luci in sala, con i titoli di coda che scorrevano sullo schermo.
Un piccolo cinema della periferia milanese, una serata invernale, non più di trenta persone in sala, sedili vagamente scomodi e quell’atmosfera un po’ antica. Insomma non esattamente una proiezione da cinema multisala.
Accensione delle luci: eravamo tutti frastornati e abbagliati, gli occhi stretti a fessura e rari commenti sussurrati. Scena già vista al termine di alcune proiezioni, direte.
Sbagliato: tutti, nessuno escluso, stavano piangendo. Alcuni più apertamente, senza ritegno, altri quasi vergognandosi, lacrime tanto abbondanti da rendere i fazzoletti di carta presto inutilizzabili.
La storia non la racconto, non merita di essere riassunta in cosi poche righe, piuttosto va vissuta con i personaggi del film. Semplificando diciamo che tratta del rapporto, peraltro realmente accaduto in Giappone, che unisce indissolubilmente un cane e un uomo. Non un uomo e il suo cane; sono due esseri con pari dignità e valore.
E il Tai Chi Chuan? Dal mio punto di vista in questo film sono presenti diversi insegnamenti.
A prima vista risalta la sensibilità necessaria a entrare in pieno contatto con un altro essere, la fedeltà di uno verso l’altro e la capacità di vivere pienamente il “qui e ora”. Tutte capacità che sono alla base dello studio delle arti marziali.
Ma il messaggio più importante è forse quello della fedeltà che unisce i due protagonisti ben oltre i limiti imposti dalla vita.
Le scene dove due diversi personaggi, la figlia e il migliore amico del protagonista, si rivolgono ad Hachiko, rimasto orfano della sua controparte umana, invitandolo a seguire il proprio destino e a compiere quello che sente nel proprio cuore come la ragione per cui è nato. Sono momenti sospesi in uno spazio senza tempo. Tutto si ferma, ogni attimo rallenta.
Lo sguardo del cane di razza akita raggiunge livelli di espressività superiori a mille copioni cinematografici. Quella che Hachiko sente come la motivazione più intima del suo spirito, il suo destino, si realizza in un’interminabile attesa del ritorno di chi non può tornare.
La stessa fedeltà verso il signore feudale, incondizionata e piena, alla base della vita dei samurai o di un discepolo verso il proprio Maestro.
Questo post è rimasto nella mia mente per diverso tempo senza riuscire a concretizzarsi. Ogni tentativo di trasportarlo su un foglio risultava banale.
Poi, pochi giorni fa Margot, la rottweiler che ha fatto parte della nostra famiglia allargata per oltre 12 anni, ci ha lasciato per il paradiso dei cagnolini.
Grazie per avermi insegnato anche questo. Te lo dovevo, vecchia ragazza.