Massimiliano Santarossa, in Hai mai fatto parte della nostra gioventù?, descrive un simile avamposto. Una sorta di Vietnam personale. Un avamposto di frontiera, presidiato da demoni e spettri. Un viaggio quasi onirico nella maledizione della vita. Ognuno di noi influenza i propri luoghi, nel bene e nel male. E, altrettanto nel bene come nel male, i luoghi influenzano fin nel profondo le nostre vite.
Settantadue ore di inferno, di incubo, di maledizione. Ma un inferno, un incubo, una maledizione che nascono dalla banalità, che nascono dalla quotidianità, che nascono dal trascorrere, apparentemente normale, del tempo.
Come in quell'avamposto ai confini con la Cambogia, anche in questo Nordest, lentamente ma inesorabilmente, tutto è saltato. I legami familiari, la conservazione del territorio, il ricordo del passato, il rispetto di se stessi. Tutto è saltato e, come la notte di quell'avamposto è illuminata in modo inquietante dalle luci dei bengala, così la notte di questa distesa di asfalto e palazzi senz'anima, è illuminata dalle luci intermittenti dell'infinita teoria dei capannoni.
Il Nordest è una Los Angeles che parte dalle montagne sopra Trento, scende giù verso il piccolo Friuli, abbraccia Udine e Pordenone e si allarga verso il Veneto, ingloba Treviso e corre verso Venezia e Padova e Vicenza e Rovigo.
Non finirà mai di allargarsi.
Quel territorio è vivo. Ma è vivo perché si ciba senza sosta delle vite e dei destini dei suoi abitanti.
Un libro.
Hai mai fatto parte della nostra gioventù?, di Massimiliano Santarossa (Baldini Castoldi Dalai).