Se questo fosse un documentario televisivo inizierebbe con una serie di inquadrature di un celeberrimo sito della piana di Salisbury: Stonehenge.
Vi chiederete il nesso fra il sito in questione e una festa in cui i bambini si mascherano e chiedono "dolcetto o scherzetto", ma sarà proprio questo il filo conduttore dell'articolo. Per ora vi basti pensare che nel divenire umano, nel flusso di innumerevoli generazioni, tutto cambia senza vere interruzioni, ma attraverso continue trasformazioni dell'esistente, fino a renderlo quasi irriconoscibile.
Il punto è proprio in quel "quasi".
Moltissimi residui culturali di civiltà ormai scomparse sopravvivono in tradizioni ancora esistenti e sta allo studioso rendere riconoscibile quello che ad uno sguardo superficiale non lo è più.
Così, per fare un esempio, se presenziate ad un carnevale sardo quei "Mammutones" che saltano per far suonare i campanacci, sono l'ultima sopravvivenza della religione degli antichi nuragici, un popolo la cui cultura, non avendo scrittura, è stata inghiottita nelle nebbie della storia.
Il caso di Halloween è assai simile, anche se riguarda un'altra cultura, in altre aree geografiche ed è riferito ad un altro periodo dell'anno.
Con un po' di semplicismo si potrebbe riferire il discorso ai popoli, presenti un tempo in vaste aree dell'attuale Europa, che i greci chiamavano Keltoi-Keltai (secondo gli autori) o Galatai e noi latini Celti o Galli. Popolazioni dell'Asia minore estesesi anche nel nord Europa, ferocemente combattute dai romani ed infine sopraffatte da altri popoli entrati in Europa, fino a ridursi all'attuale Irlanda e
Scozia in cui sopravvivono le varianti della loro lingua, il gaelico.
Ma solo apparentemente.
Cominciate a focalizzarvi sul fatto che una presenza scontata nella nostra vita quotidiana, il calendario, migliaia di anni fa non era così scontata.
In realtà il calendario è stata una delle invenzioni più stupefacenti e importanti degli esseri umani, soprattutto da quando questi hanno inventato l'agricoltura e grazie ad essa è iniziato il cammino della civiltà. Senza una efficace scansione del tempo annuale non si saprebbe quando è opportuno seminare, quando raccogliere, quando fare diversi tipi di lavori agricoli e questo in tempi differenti per ogni coltura.
La capacità di dare una scansione utile al tempo ha così avuto una fondamentale valenza culturale.
I modi (la tecnica) della scansione hanno assunto un valore così grande da apparire agli antichi come di valore sacrale ed infatti in tutte le culture sono stati amministrati da sacerdoti in connessione al culto di divinità.
Questa sacralizzazione ha creato un aspetto sociale, direi corale, della scansione dei momenti fondamentali dell'anno, che sono così divenuti feste, celebrazioni in cui la collettività le assorbe e le metabolizza.
Si potrebbe dire che gli antichi abitanti delle isole britanniche (e qui cominciamo a introdurre qualche datazione, Stonehenge è stato eretto in varie fasi fra il 3100 avanti Cristo e il 1600 avanti Cristo) si può ragionevolmente presumere che avessero grande attenzione e reverenza sacrale per la natura e su questo si basava la loro religione. In realtà limitarsi a questo sarebbe una banalità, perché in origine tutte le culture erano così e ci si meraviglierebbe di scoprire che praticamente tutte le nostre festività cristiane nascondono festività più antiche che scandiscono i ritmi della natura.
Ma prima dei cristiani qualcun altro aveva già "metabolizzato" la cultura che aveva creato Stonehenge, infatti, i Celti avevano cominciato ad arrivare nelle isole britanniche nell'VIII secolo avanti Cristo ed erano diventati egemoni (finendo per essere chiamati Britanni, dando così il nome a quei territori) verso il 300 avanti Cristo. I romani conobbero quella parte di mondo attraverso la penna di Giulio Cesare, senza rendersi conto che così come assimilavano e trasformavano, i Celti avevano a loro volta assimilato (e tutti saranno assimilati dal cristianesimo).
Per questo torniamo nella piana di Salisbury e prima di arrivare al dettaglio di cosa si "nasconda" dietro Halloween, vediamo come gli antichi abitanti dele isole britanniche avevano imparato a scandire i momenti dell'anno.
Lo stesso sito di Stonhenge è nato probabilmente costruito in legno, infatti uno dei suoi elementi (il terrapieno) è stato datato 3100 avanti Cristo, ma altre parti sono assai più "recenti" (fino, come già detto, al 1600 avanti Cristo), per cui su un arco di ben 1500 anni è probabile una evoluzione tecnica notevole.
Evidentemente, ben prima di Stonehenge in pietra gli uomini avevano capito che un cerchio di pali opportunamente posizionato permette di vedere il momento dell'anno, infatti in certi momenti della giornata in certi giorni il sole apparirà fra determinati pali e le ombre si proietteranno in modi, lunghezze, direzioni, prevedibili.
Certamente, ai comuni mortali il fatto che i sacerdoti sapessero interpretare e trarre risultati da quei giochi di sole ed ombre nel cerchio di pali doveva apparire come una stupefacente magia e una benevolenza delle divinità della natura (ed infatti in quei siti conosciamo vie sacrali per processioni e resti di sacrifici interrati in posizioni correlate a momenti dell'anno), ma noi scettici moderni sappiamo che la spiegazione è molto più scientifica.
Stonehenge quindi mutava solo i materiali, applicando conoscenze più antiche.
Ma prima ancora sappiamo che si era fatto ricorso a croci in legno poste su alture per traguardare in modo meno sofisticato il sole in certi momenti dell'anno (culturalmente a qualcuno ricorda qualcosa una croce su una altura?) e poi ad enormi tumuli di terra artificialmente posta e sagomata, spesso liquidati semplicisticamente come sepolture di capi. Questi mezzi probabilmente continuarono ad essere usati anche in seguito come fonti di più facile ed immediata, ma molto meno accurata, rilevazione, permettendo di dedicarsi ai cerchi solo nella fase giusta.
La lettrice e il lettore accorti a questo punto hanno tutti i mezzi per capire le origini culturali di certe feste, per cui possiamo passare ad Halloween.
La notte fra il 31 ottobre e il primo novembre è n momento particolare dell'anno, finisce definitivamente ogni residuo della buona stagione e del tempo utile per effettuare i raccolti agricoli, mentre inizia il periodo delle giornate brevi, del buio, e a certe latitudini (come quelle delle isole britanniche, appunto) è opportuno rintanarsi nelle case, accanto al fuoco e dare rifugio nelle stalle anche agli animali (veramente in certe epoche il confine fra case e stalle era un po' labile...).
E' facile capire come un simile momento potesse essere "codificato" socialmente e anzi esorcizzato attraverso una festa che aiutasse psicologicamente ad affrontare il grande buio e tutti i pericoli, veri e immaginari, che il buio reca con sè.
Per questo per i Celti la notte fra la fine di ottobre e l'inizio di novembre era addirittura il capodanno. Ma per quanto abbiamo già detto sarebbe arduo chiudere il discorso senza immaginare che i Celti abbiamo assimilato culturalmente da altri. Qui però diciamo che a livello divulgativo dobbiamo fermarci, perché non abbiamo testimonianze scritte di questi passaggi culturali e c'è l'ulteriore problema delle presenza di vestigia che potrebbero essere attribuiti a "calendari" solari trovate nell'attuale Turchia e che qualcuno farebbe risalire persino a quasi diecimila anni prima di Cristo.
L'importante non è il pesce, ma imparare a pescare.
Per chi desiderasse approfondire l'argomento, consiglio il testo di John North, riconosciuto come la massima autorità in fatto di studi su Stonehenge, "IL MISTERO DI STONEHENGE", edizioni Piemme. Un tomo di 735 pagine dove c'è veramente tutto, pali, tumuli, orientamenti, proprio tutto.