Ci siamo, è giunto Halloween, dunque è tempo di zucche, streghette, dolcini, scherzetti, maschere e mostriciattoli. Per gli irriducibili delle feste e delle tradizioni acquisite, il 31 ottobre è un’occasione per divertirsi e mascherarsi, e non perdere l’abitudine aspettando il prossimo carnevale.
E tra tripudi di dolci e prelibatezze al sapor di zucca, il mio pensiero vola a quando, da bambina –insieme ai miei amici- scorrazzavo per le strade del mio paese, non mascherata ma armata di buste. Tanto bastava a scatenare l’irritazione di quelli che, rispondendo al citofono di casa con un “chi è?” sentivano voci infantili che all’unisono esplodevano in un sonoro “l’anm ‘i murt!”. Questa delicata espressione tipicamente mattinatese (del mio paese, Mattinata) vuol dire anima dei morti.
Simbolicamente: Dopo la notte delle streghe, quella del 31 ottobre, il primo novembre le anime in pena liberate durante le feste notturne sono in preda ai morsi della fame, e vagano in cerca di cibo reclamandolo da chiunque possa dargliene.
Praticamente: Io e i miei amici, come tutti i bambini di Mattinata, bussavamo a tutte le porte comprese quelle di negozi e macellerie, suonavamo tutti i campanelli per poi gridare “l’anm ‘i murt!” e tornare a casa con un ricco e gustoso bottino di cioccolate, castagne e caramelle, generosamente offerte con ampi sorrisi dal retrogusto arrabbiato-isterico.
Ora che mi trovo dall’altra parte stacco il citofono per non essere assillata dalle anime in pena, ormai sempre meno in realtà. Ma il ricordo di quel gioco, che è in fondo figlia di una tradizione, mi fa tutt’oggi sorridere.
E la vostra tradizione Halloweeniana è altrettanto golosa?