Svolgimento
«Quando conobbi Elisabeth lei era ancora la fidanzata del mio bassista. Ci vedevamo in sala prove e tutti i mercoledì le parlavo di musica. Mi ascoltava sempre con attenzione, tant’è che pian piano incominciò ad avere un’ammirazione quasi religiosa nei miei confronti. Un giorno la vidi che si era già lasciata. Le presi la mano, gliela gettai con un sorriso dietro la mia spalla e stampai le mie labbra sulle sue»
«Si frequentavano da più di due mesi, non so cosa ci trovasse in quel poco di buono. Al telefono una volta mi ha detto che era essenziale alla sua crescita personale, che ne aveva bisogno proprio in quel momento, queste storie qui. Io l’ho sempre trattata da buona amica e anche quel giorno, nonostante la mia disapprovazione, le feci capire che se per lei era quello giusto allora doveva lottare per tenerselo stretto. E fu così che conobbi Olof»«Inevitabilmente incominciai a parlarle delle voglie più irrefrenabili che avevo. Mi mostrò talmente tanto interesse che dopo poco la portai nella mia piccola libreria di fiducia»«Non ho mai messo piedi in quella libreria, deve essere sicuramente un posto spettrale. Dicono che se fai colpo sul moretto al bancone hai più possibilità di farti passare certi libri. Certi libri, che orrore! Mi hanno detto che all’apparenza sembra una Bibbia come le altre, con la sola differenza che viene utilizzata per celebrare Satana»«Satana, caproni e messe nere… sono tutte cazzate! Io avevo altro in mente. Quando mi fermo a pensare, quando resto ad osservare le foglie, i frutti, i ciottoli sul fondo del fiume, vedo in natura composizioni perfettamente ordinate; la geometria frattale della natura. Piogge di spirali, l’essere che è intrinseco. Poi vedo i corpi, la materia, le imperfezioni e mi chiedo come tutto questo possa influenzare la nostra natura sostanzialmente pura e spirituale…»«Io non ho mai avuto a che fare con tutto questo. Questa storia, la storia di Karin, mi mette ansia e disagio. A volte mi chiedo che cos’è che ci faccio qui. Con chi sto parlando? Vorrei essere già adulta, vorrei realizzare i miei sogni, vedermi sistemata…» «L’adolescenza fa schifo»«…E invece mi hanno accusata, calunniata, violentata! Non in senso fisico, è chiaro. Anche in questo sono stata più prudente delle altre: Il giorno che ci recammo nei pressi di *** sapevo bene a cosa stavamo andando incontro, era tutto chiaro. Oddio, Karin… Karin era così ingenua… Il volto mi si rigò di lacrime appena capì cosa stava per accadere. Cinque paletti conficcati nel terreno, cinque candele, un nastro che disegnava la stella del demonio…» «Il pentacolo viene prettamente utilizzato per invocare o consacrare. Le punte sono in rappresentazione dello spirito e delle forze elementali. Quei libri io ed Elisabeth li conoscevamo a memoria e lei, con me, conveniva sul fatto che l’unico amore possibile prevede la comunione mistica con l’intero creato»«Olof iniziò a toccare Karin, che era totalmente fuori di testa - probabilmente assunsero entrambi grandi quantità di droghe già prima di raggiungere il boschetto. Pare anche che nel pomeriggio abbiano fatto… non so come dirlo… sì, abbiano avuto rapporti sessuali o qualcosa di simile, che si siano cimentati in un gioco erotico o… non lo so…» «Marit ci ha procurato la droga. Con molte probabilità si era già fatta lungo la strada. Neanche il tempo di sistemare tutto che scopava con Karin come una matta. Tutti e quattro ci lanciavamo sguardi lascivi e, tutti, in poco tempo abbiamo fatto di Karin carne da macello» «La prese poi con forza e iniziò a penetrarla. La povera Elisabeth, alla vista degli occhi indemoniati di quel mostro, svenne... Lui, noncurante, continuava a penetrare Karin… più la penetrava e più la stringeva… cercai di aiutarla… tutto inutile…»«Ho visto Marit fare cose indicibili col cadavere della piccola Karin. Ogni movimento e ogni gesto era una continua prova della sua insana perversione per i genitali, per le mutilazioni»«Fra le lacrime riuscivo a malapena a distinguere il volto di Karin, che si deformava e si contraeva in smorfie mai viste prima d’ora»«Mi pento solo di non aver avuto una videocamera con me, di non aver filmato il rituale. Tutte quelle facce che esplodevano di piacere alla liberazione di pulsioni trattenute durante il corso della vita… io la notte del *** ho salvato quelle donne, Karin compresa. Le ho guidate affinché tutte le cesure potessero essere ricongiunte, come all’inizio dei tempi. In tutta quella omogeneità non riuscivo a scorgere i divisi, gli spezzati, gli imperfetti poiché eravamo tutti parte di un unico corpo»
Giovanni Alberto Arena