Là! dietro il divano qualcosa si mosse di scatto, un guizzo veloce e ovattato. Là! Il professor Rickett ebbe un sussulto e indietreggiò, urtando una piccola consolle che si afflosciò sul pavimento, al suo posto rimase un mucchietto di polvere coperto dal telo bianco. D’impeto sollevò allora il lenzuolo che ricopriva il grande divano e questo franò in una gran nuvola mentre l’aria diventava irrespirabile. Scoprì gli altri mobili, le poltrone il tavolino la credenza, i mobili non c’erano, erano soltanto costruzioni perfette di lanugine polverosa custodite sotto i teli, mummie di mobili che si sfarinavano al minimo urto.In pochi secondi di frenesia, la stanza fu ridotta a un ammasso di stracci e polvere. Il professore respirava a fatica, si spinse verso l’uscita per trovare aria pulita, sentì qualcosa che gli solleticava una caviglia, nella nebbia del pulviscolo tagliata dai raggi del sole, riuscì a intravederne uno due dieci, poi sempre di più, erano acari della polvere enormi, della grandezza di un coniglio, con i loro rostri e le loro zampette irte di peli, si arrampicavano sui suoi pantaloni, corazzati e determinati. Il professor Rickett, con la gola piena di polvere, agitava le braccia in modo sconnesso nel tentativo di scrollarseli di dosso, gli acari della polvere sono animali testardi.Quando a Villa Scabia trovarono il cadavere del professore, gli agenti di polizia cercarono di capire perché fosse composto e disteso sul pavimento che risultava ricoperto da una lanugine fitta, al centro di una stanza con i mobili nascosti da lenzuola bianche. Intorno non c’erano tracce, sembrava che la casa fosse disabitata da decenni, eppure il professore era sparito da soli tre giorni. Anche il corpo era coperto da un telo bianco. Il poliziotto più giovane ne sollevò un lembo e il professor Rickett si sfarinò sotto i suoi occhi, in una nuvola soffocante di polvere.Raimondo Quagliana
Là! dietro il divano qualcosa si mosse di scatto, un guizzo veloce e ovattato. Là! Il professor Rickett ebbe un sussulto e indietreggiò, urtando una piccola consolle che si afflosciò sul pavimento, al suo posto rimase un mucchietto di polvere coperto dal telo bianco. D’impeto sollevò allora il lenzuolo che ricopriva il grande divano e questo franò in una gran nuvola mentre l’aria diventava irrespirabile. Scoprì gli altri mobili, le poltrone il tavolino la credenza, i mobili non c’erano, erano soltanto costruzioni perfette di lanugine polverosa custodite sotto i teli, mummie di mobili che si sfarinavano al minimo urto.In pochi secondi di frenesia, la stanza fu ridotta a un ammasso di stracci e polvere. Il professore respirava a fatica, si spinse verso l’uscita per trovare aria pulita, sentì qualcosa che gli solleticava una caviglia, nella nebbia del pulviscolo tagliata dai raggi del sole, riuscì a intravederne uno due dieci, poi sempre di più, erano acari della polvere enormi, della grandezza di un coniglio, con i loro rostri e le loro zampette irte di peli, si arrampicavano sui suoi pantaloni, corazzati e determinati. Il professor Rickett, con la gola piena di polvere, agitava le braccia in modo sconnesso nel tentativo di scrollarseli di dosso, gli acari della polvere sono animali testardi.Quando a Villa Scabia trovarono il cadavere del professore, gli agenti di polizia cercarono di capire perché fosse composto e disteso sul pavimento che risultava ricoperto da una lanugine fitta, al centro di una stanza con i mobili nascosti da lenzuola bianche. Intorno non c’erano tracce, sembrava che la casa fosse disabitata da decenni, eppure il professore era sparito da soli tre giorni. Anche il corpo era coperto da un telo bianco. Il poliziotto più giovane ne sollevò un lembo e il professor Rickett si sfarinò sotto i suoi occhi, in una nuvola soffocante di polvere.Raimondo Quagliana
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