Le ultime settimane in casa, le cene sono state piuttosto indigeste.
Colpa di Hannibal, che c'ha tenuto compagnia mentre mangiavamo facendoci di volta in volta sentire inferiori vista la maestria con cui il dottor Lecter preparava le sue pietanze (di qualunque provenienza fossero) o sentire nauseati di fronte ad alcune delle suddette ricette o dei sempre più macabri e scenografici omicidi su cui l'ispettore Crawford si trova ad indagare.
Dopo la preparazione della prima, la seconda stagione prende il volo, concentrandosi maggiormente sui due protagonisti e sullo scontro che li vede armarsi e difendersi: da una parte il ferito Will Graham, rinchiuso come un colpevole, ignaro di cosa possa aver fatto o di cosa possano avergli fatto, dall'altra Hannibal, che non si scopre, che diventa il nuovo Will nelle indagini soppiantandolo anche nel lato amoroso, aumentando il sadismo dei suoi omicidi.
Nel mezzo lui, Jack Crawford, incapace di decidere da che parte stare, di chi prendere le difese, sospettando di tutto e di tutti.
I dubbi che continueranno ad alimentare il fondo della serie, sono poi arricchiti dai singoli casi delle singole puntate, con le prime che si concentrano sul processo contro Will, e le altre che mostrano efferati serial killer e un rapporto quanto mai disfunzionale tra fratello e sorella.
Hannibal mettendo finalmente in tavola i suoi assi, convince più che mai, con una gara di bravura tra Mads Mikkelsen e Hugh Dancy a cui si va ad aggiungere pure il folle e spietato Michael Pitt.
Di classe e raffinata la realizzazione, che si concentra ancora più sulle ricette d'antologia e storiche che Hannibal propina ai suoi ospiti, con una fotografia che vira verso quei toni del grigio ma con punte di colore superbe.
Il finale lascia quasi senza fiato, pur dimostrando tutte le falle di un dipartimento che pure io avrei saputo gestire meglio, mentre il sangue che scorre implacabile lascia in sospeso il futuro di una serie che è stata una rivelazione e che aspetto come compagno di cene in quest'estate.
Per stomaci forti, però.
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