Due post in due giorni? Non si è mai visto in questo blog.
Quindi non essendosi mai visto, c'è sicuramente una ragione speciale.
Lo è.
Mi capita spesso di parlare delle amicizie per le quali questo spazio è stato galeotto.
Chi mi conosce bene sa che non sono propriamente una socialite (termine che va tanto di moda oggi) e che sono veramente poche le persone che sanno di me qualcosa che va oltre quanto racconto qui, perché nella realtà sono molto riservata ed i sentimenti, quelli veri e profondi, li tengo per me e per coloro che riescono a conquistarli.
Per cui quello che scrivo oggi non mi risparmia un certo imbarazzo, come sono certa che non lo risparmierà a lei, visto che ritengo mi assomigli un bel po'.
Il mio blog ha 4 anni e non ricordo esattamente il momento in cui ho cominciato a leggere i suoi post. Probabilmente da subito, perché la scrittura, quando è personale, pregna di ironia ed intelligenza, coinvolgente e rispettosa di questa lingua così bella, mi rapisce e conquista.
Ed è quello che è successo con il suo blog.
Da lì, a scoprire così tante esperienze, gusti, paturnie, manie, passioni e piccoli tic in comune, ma anche strane vicende di telepatia e intuizione che potrei elencare in una lista decisamente lunga, è stato un continuo.
Fino a che non ho avuto il bisogno di conoscerla, per capire che non sempre la vita virtuale ti mette di fronte a dei bluff, ma nel mondo del food blogging spesso le persone sono quello che percepiamo attraverso i loro racconti, e a volte anche meglio.
Oggi è il suo compleanno.
Un compleanno vicino al mio (come volevasi dimostrare), fatto di tristezze umorali tipiche della nostra generazione che si avvicina al mezzo secolo, di nostalgie, malinconie ormonali e piccoli rimpianti.
Ma anche di una grinta inaspettata che credevi sopita dall'età, una sicurezza e maturità che hanno la voce di Rossella O'Hara nell'ora della sua rivincita, una punta di cinismo condita da dosi massicce di autoironia che mettono il turbo alla nostra autostima.
Sei lontana Ale, ma non così tanto da impedirmi ed impedire a quanti ti vogliono un gran bene, di dirtelo qui, oggi, in un moto di affetto così grande da sciogliersi senza vergogna.
Mi sei cara come non puoi immaginare e certo i miei pensieri ti arrivano sotto forme che non puoi vedere o sentire, ma ci sono, come piccole preghiere che salgono da noi spontaneamente.
In questo giorno così strano e diverso da tutti, in un paese lontano all'altro capo del mondo, festeggerai un nuovo anno della tua vita sapendo che in tanti sono lì con te e ti tengono compagnia pensandoti per tutto il tempo che leggerai i nostri auguri. E anche dopo perché da qui nessuno potrà cancellarli.
Buon compleanno Ale, bella signora vecchia maniera, dispensatrice di risate e battute al vetriolo, ricette da porca figura, ma anche di quel "Beliscimu" che spesso mi viene da usare in maniera inconsulta di fronte a personaggi ed azioni non proprio edificanti.
Beccati sto minestrone, fatto religiosamente seguendo la tua ricetta, con le verdure che ho potuto reperire al momento, ma con la filosofia che mi hai insegnato in un post magistrale di tanto tempo fa, che un po' ti rappresenta e che è una dichiarazione d'amore alla tua città.
Un bacio, Patty.
PS: la cialtrona che è in me emerge anche oggi, visto che il post avrebbe dovuto partire a mezzanotte ed io non ci ho capito niente (come al solito d'altronde).
La versione è quella di Alessandra e della sua famiglia, e non ne troverete una uguale in tutta Genova visto che ogni famiglia ha il proprio marchio di fabbrica.
Questa è come la fa la sua mamma, con verdure reperibili in stagione, senza pomodoro, e con pesto (possibilmente senza pinoli) rigorosamente a crudo messo sul minestrone e mescolato al momento di servire.
Non dimenticate la scorza di parmigiano messa a metà cottura e da litigarsi al momento della cena, che cambia tutto.
Come pasta ho usato lo Scucuzzu, che è quello che vedete in foto e che ho comprato proprio a Genova, in compagnia di Alessandra. Assomiglia vagamente alla fregola ed il nome ricorda il cous cous tunisino e che probabilmente deriva proprio dalle frequentazioni commerciali genovesi con il nordafrica.
Se non avete questa pasta, potete usare tubettini, spaghetti tagliati o quello che più vi piace: non è rilevante, tanto il buono è nella minestra.
Ingredienti per 4 persone
150 g di pasta secca (a vostra scelta) 1 hg di fagioli borlotti freschi (io ho usato i cannellini) un etto di cavolo cappuccio 50 g di fagiolini (io piselli freschi che ho congelato a primavera). 2 patate 2 carote 2 porri 2 zucchine 1 costa di sedano una cipolla uno spicchio d'aglio un ciuffo di prezzemolo un pochino di maggiorana una cucchiaiata di pesto senza pinoli olio extravergine d'oliva crosta di grana (anche più di una) una manciata di grana grattugiato sale grosso Mettete a bollire 2 litri d'acqua. Nel frattempo mondate le verdure e tagliatele a pezzi non troppo grandi. Quando l'acqua bolle, versate le verdure tutte assieme dopo avere salato l'acqua. Cuocete a fiamma viva per c.ca 20 minuti e poi quando riprende il bollore, abbassate la fiamma, coprire e lasciate sobbollire dolcemente per un paio d'ore, rimestando di tanto in tanto in maniera che non si attacchi. A metà cottura, aggiungete le croste di parmigiano, il parmigiano grattugiato, l'olio e proseguite. Quando le verdure saranno morbide, schiacciatele con una forchetta senza usare il mixer a immersione. Quando il minestrone sarà pronto, cuocete la pasta. Lo scuccuzu richiede 15 minuti e potete cuocerlo a parte, in una casseruola con acqua ed un paio di mestoli di minestrone (segreto della mamma di Ale). Una volta cotta, scolatela e mettetela nel minestrone, riportatelo a bollore e spegnete. Servite nei piatti con un cucchiaino di pesto a freddo, senza aggiunta di olio o formaggio.