Happy hour al bar della cometa

Creato il 23 ottobre 2015 da Media Inaf

Nicolas Biver. Crediti: EPSC 2015/N. Biver

Di ghiaccio, naturalmente, ce n’è in abbondanza. L’alcol per antonomasia, quello etilico, non manca. C’è anche uno zucchero, il glicolaldeide, una forma più semplice ma chimicamente non tanto diversa dal dolcificante che usiamo quotidianamente. Tutti gli ingredienti per un cocktail veramente cosmico trovati da un gruppo di ricercatori, guidati dal francese Nicolas Biver dell’Observatoire de Meudon, nell’atmosfera della cometa C/2014 Q2, o Lovejoy, scoperta nell’agosto 2014 dall’instancabile cacciatore di comete australiano Terry Lovejoy, dal quale il corpo ghiacciato prende il suo grazioso nomignolo.

Biver e colleghi hanno utilizzato il radiotelescopio da 30 metri collocato sulla Sierra Nevada in Spagna dall’IRAM, l’istituto intereuropeo per la radioastronomia millimetrica, per osservare la composizione dell’atmosfera attorno alla cometa lo scorso gennaio, quando si trovava alla sua minima distanza dal Sole e mostrava quindi il suo picco di luminosità e attività.

Nell’analisi spettrale gli autori hanno potuto distinguere la firma identificativa di ventuno molecole, due delle quali – alcool etilico e glicolaldeide, appunto – rilevate per la prima volta in una cometa. L’interesse dei ricercatori per questi “ingredienti” è forte, perché dalla loro sapiente miscelazione, grazie a una ricetta ancora in parte segreta, prendono forma le catene chimiche alla base della vita, come scrivemmo tre anni fa in questo articolo di Media INAF sulla scoperta del glicolaldeide nel gas che circonda una stella.

Secondo gli autori del nuovo studio, la presenza di questi composti organici nelle comete indica che in esse sono conservati dei composti sintetizzati in un’epoca remotissima nella periferia della nebulosa solare, quando il Sistema Solare iniziava a formarsi. Composti che possono essere entrati nel processo di formazione del materiale roccioso da cui hanno avuto origine i pianeti.

Le comete possono essere considerate dei fossili ambulanti, in quanto contengono porzioni inalterate di una parte del materiale più antico e primitivo del Sistema Solare. Questo permette di dedurre la composizione chimica del disco proto-planetario da cui il sistema ha preso forma, nonché la composizione delle molecole complesse che hanno contribuito alla fabbricazione del “fertilizzante” organico che ha irrorato la Terra 4,6 miliardi di anni fa.

Fonte: Media INAF | Scritto da Stefano Parisini