Viene voglia di scappare. Ecco. Tutto sommato sembra un’idea affascinante, se non fosse che assomiglia più ad una necessità. E allora non credo di poter correre così forte da seminare la vita dietro la curva. A tradire sono senz’altro le care stramaledette radici che mi inchiodano alla città come se fossi un rivetto d’alluminio.
Lascio l’anno dello Stronzio ed entro ufficialmente nell’anno dell’Ittrio, ad un passo dai celebri dodici mesi dello Zirconio e il risultato è che sono ancora qui seduto a scrivere di quanto tempo ho perso fino ad ora, per responsabilità mia, sia chiaro. Me la prendo in piena faccia, come una di quelle pallonate che ti prendi da pochi metri quando giochi a calcio e non sei abbastanza svelto da riuscire a coprirti con le braccia. Una cicatrice come monito.
Proverò a disfarmi di alcuni pesi tenendo presente che altri potrebbero arrivare, che non si sa mai, mica posso rischiare di volare via trascinato dal vento, provare cosa significa non dipendere dalla terra ma dall’invisibile leggerezza della stratosfera.
Una cosa che farò sicuramente è cercare di leggere di più, di scrivere ogni volta che i polsi e il cuore me lo chiederanno e di trascrivere parole pregiate, cercate, saccheggiate…parole di fustagno
Vi regalo del brodo di pollo, per i bruciori di stomaco.
Vi regalo un giubbotto antiproiettile, che ne voleranno parecchi.
Vi regalo una tenda due posti. Non affollatevi, dovrebbe bastare.
Vi regalo un pò dei miei battiti irregolari, fatene buon uso.
E vi regalo Wicked Game di Chris Isaak. Qualcuno sa il perché.
Che sennò poi dite che non vi regalo mai niente.
Happy new fear. J.A.