Cari Bloggalettori,
di solito affido il bilancio dell'anno appena concluso alle mie agende, sì nonostante la tecnologia non rinuncio all'agenda. Ogni anno a natale me ne regalo una e durante il trasloco, ovvero la trascrizione delle informazioni più importanti, penso all'anno che ho trascorso e non posso fare a meno di imbrattare le ultime pagine dell'agenda precedente con ricordi e conclusioni.
Dato che è stato un anno particolarmente emozionante ho deciso di condividere i miei pensieri anche qui, in questo povero blog che è sempre più in balia di aggiornamenti fugaci e senza cadenza regolare, esattamente come la mia vita nell'ultimo anno.
Il 2014 è stato un susseguirsi di sorprese, in questi giorni un anno fà iniziavo un nuovo percorso lavorativo il più inaspettato perchè mai avrei pensato, dodici mesi fà, di diventare libraia, di trasformare la mia passione in lavoro. Un'avventura dura fatta di alti e bassi perchè vendere libri non è esattamente così facile in tempi di crisi come questi e mentre l'editoria attraversa la rivoluzione del digitale, come il libro cartaceo anche la libreria sta cercando la sua nuova identità. Ma del resto anch'io ero alla ricerca di una mia identità, perchè ero certa non fosse affatto quella fila di lavori precari da fast food incontrati sulla mia strada dal giorno della laurea. Il lavoro oggi è quasi un miraggio tra quelli che ce l'hanno e faticano a farselo bastare, e quelli che invece lo inseguono. Sognare poi il lavoro ideale sembra quasi proibito in particolare alla mia generazione e seguenti, eppure che fare? Mica si può andare via tutti dall'Italia. Ci ho pensato pure io per carità ma purtroppo sono una scrittrice, sotto sotto, e sono dotata di quell'inguaribile speranza che è il motore innato di tutti coloro che scrivono e/o creano più in generale (alcuni capiranno, altri smetteranno di leggere da qui in poi). Insomma all'inizio di questo 2014 avevo iniziato un'avventura lavorativa e poi...sono rimasta incinta. Così, senza preavviso, senza averci mai pensato veramente mi sono ritrovata dal ginecologo con il dubbio, un monitor davanti agli occhi e un cuoricino che batte. Il destino aveva girato la ruota e il mio numero era uscito. Non saprei come altro dirlo, anzi forse così è più chiaro: "buona la prima". Non è che io fossi contraria ai figli ma non mi sembrava proprio il momento ideale. E invece mi sbagliavo.
Ho passato nove mesi a vedere la mia pancia crescere, a preparare tutto quello che serviva per l'arrivo di AnnaV, a leggere ogni libro mi capitasse fra le mani che potesse aiutarmi a affrontare questo evento perchè essere informati è per me la miglior cura all'ansia (quindi sì, aspettatevi recensioni a tema neo-mamma prossimamente) ... e dopo tutto questo solo quando mi sono ritrovata in travaglio ho capito cosa significasse diventare mamma. Si sa partorire è doloroso e ne parlano tutti di questo dolore e di come affrontarlo, al corso pre-parto ad esempio, ma per me è sempre stato come una cosa distante. Qualcosa che non mi avrebbe riguardato, ovvio, una difesa per evitare di avere paura perchè nella mia vita ho sempre avuto paura delle emozioni forti tanto che fino al 18 novembre scorso le ho sempre vissute attraverso un velo. Più spesso o più sottile a seconda delle esigenze. Mi sono sempre sentita insicura, ho sempre avuto la sensazione di camminare a cavallo tra presente e futuro, dimenticando più velocemente possibile il passato. E in ogni caso cercando di non guardare troppo negli occhi il presente, lasciando che la meta successiva che mi proponevo di raggiungere mi distogliesse l'attenzione. Poi mi sono ritrovata in sala parto con una creatura che spingeva per afferrare il suo primo respiro di vita, vita che aveva preso da me, e la mano della Persona che mi ha affiancato per dieci anni a darmi il coraggio e senza la quale non ce l'avrei mai fatta (hai ragione, te lo dico poco ma lo sai, ti amo).
E tutto questo: presente, futuro, passato, insicurezze sono sparite, ingoiate dal dolore del parto. Tutte quelle paure che mi hanno sempre accompagnato dalla nascita, quel senso d'inadeguatezza...puff! Scomparse!
Quando ho preso mia figlia in braccio per la prima volta e ho realizzato cosa significa diventare mamma, la devastante forza emotiva di questa parola: mamma, mi ha cambiato. Ho ancora la mia bella valigia di difetti con me - che cerco di tenere a bada - ma la gioia per la mia piccola unica famiglia è energia.
Non oso immaginare come sarà il 2015, ma certamente non vedo l'ora di condividere con Marco i piccoli grandi progressi di AnnaV... i suoi primi sorrisi e le sue piccole grandi scoperte.
Ok il mio delirio lo chiudo qui con una canzone che riesce a commuovermi...
Buon Anno a Tutti!!