I film del maghetto ricchione dopo un poco erano come una relazione che va avanti da anni: ti viene da domandarti se dietro a quel vivere quotidiano ci siano solo abitudine e routine, oppure se la miccia della passione era ancora accesa. Non so perché questa para mentale mi è venuta solo con le pellicole del big jim di Hogwarts, dato che i libri me li sono letti di fila una dopo l'altro senza fisime mentali di sorta, però il varcare la soglia del cinema per assistere a questo sesto capitolo mi ha fatto venire in testa questi pensieri lugubretti. Ben più lugubri della famigerata svolta dark che la saga aveva preso. Per me ormai questi film, da Il Calice di Fuoco in poi (che restava comunque un qualcosa di dignitoso), erano un calo continuo, quindi non sapevo cosa aspettarmi. E il sapere che David Yates, uno che a vent'anni doveva ancora dormire con la copertina a là Linus, aveva saldamente preso il timone di questa saga, mi preoccupava un poco. No, non poco, moltissimo. Ormai quei film sembravano sempre più privi di anima, un ideale preconfezionato che andava a perdere tutta la bellezza dei primi capitoli. Però io, insieme a molti altri, continuavo ad andare a vederli. Ecco, penso che questo faccia pensare molto al ruolo del consumatore medio (besti pensare all'exploit di cinefumetti che sembra stare trovando un equilibrio in questi ultimi tempi) in quella che è diventata ormai la moderna industria cinematografica. E non era un ritratto particolarmente rassicurante o bello da vedere.
Ormai tutto il mondo magico non può nascondere il fatto che Voldemort sia tornato e la cosa mette tutti in allarme. Harry deve così fare i conti con la realtà, aiutato da un Silente sempre più provato da secoli di dura lotta e da un misterioso diario, appartenente a un certo principe Mezzosangue, che sembra dare tutte le risposte che servono...
Ammetto che la prima scena è un qualcosa di portentoso. Harry è circondato dai fotografi, che vogliono intervistarlo circa il suo ultimo incontro col Signore Oscuro verso la fine de L'Ordine della Fenice, e Silente gli poggia una mano sulla spalla in rallenty per rassicurarlo. Questa scena si svolge fra la comparsa del titolo della saga, Harry Potter, e la successiva micro-intitolazione del tassello, Il principe mezzosangue. Un qualcosa di netto e inedito visto quello che era sempre stato il modo di introdurre la titolazione nei vari film e che mi ha colpito. Era come se Yates, in quello che forse è stato l'unico spazzo di vera regia della sua vita, volesse suggerirci che qualcosa era davvero cambiato in questo mondo magico. Peccato però che tutto finisca con quell'inizio, perché poi il film si evolve in una serie di supercazzole tali che a confronto Divergent sembra davvero un film di Kubrick, dando così senso di esistere alle bestemmie. E per riuscire a fare peggio di una delle saghe più inutili della storia recente credo proprio che ce ne voglia, di impegno. Eppure qui ce la fanno. Anche se il vero problema credo sia che di impegno proprio non ce l'hanno messo, hanno semplciemente realizzato delle scene e poi le hanno assemblate tutte insieme, certi che tutti sarebbero andati a vederlo e magari l'avrebbero anche apprezzato. Quindi, se già Yates non è una cima di suo, Kloves, ritornato alla sceneggiatura nel suo massimo squallore, dimostra che invecchiando è riuscito solo a peggiorare, imbastendo una serie di eventi che non sembrano avere un filo logico, messi in scena poi in una maniera che ha dell'imbarazzante - senza contare che il film ha una durata infinita. Va anche detto che quello era il periodo in cui era impazzata la moda per Twilight e, mi viene da pensare, che il film avesse voluto approcciarsi sulla stessa linea. Non ho problemi se i personaggi devono fare i conti con l'amore, alla fine è una cosa che fa parte della vita e, soprattutto in una saga che ha come tema fondamentale quello della crescita, raccontarlo diventa strettamente necessario. Il problema però è che in una storia ogni elemento deve essere in accordo con quello che è lo svolgersi degli eventi, cosa che qui non accade, tanto che per la prima ora e mezza vengono proposti tanti stacchetti romantici che non portano la narrazione da nessuna parte. Questo è il fattore più grave, un'incuria che io mi sorprendo sempre di trovare in prodotti che sono costati così tanto e che sono anche così amati, con l'aggravante che i fan si ritengono soddisfatti da un simile andazzo e non riescono a valutare la cosa con un minimo di obiettività. Ma fino a qui, udite udite, è la cosa che mi ha infastidito meno di tutto. Il peggio lo si ha quando iniziano i viaggi nel passato alla scoperta delle origini di lord Voldemort, forse il punto che aveva reso quel sesto libro così bello e che gli aveva dato quella spinta in più, rendendo un personaggio altrimenti quasi caricaturale in un individuo coerente e concreto, non malvagio di natura ma reso tale da una serie di eventi. Qui invece tutto viene appiattito, Tom Riddle è semplicemente nato malvagio e questo, al di là dell'infedeltà al romanzo (e dall'omissione dell'omosessualità di Silente, mannaggia a loro!), è esecrabile dal punto di vista narrativo. Un appiattimento che va ad affossare un risultato già basso, rendendolo il capitolo peggiore della saga. Si salva solo la bellissima fotografia di Bruno Delbonnel, che ci regala delle immagini bellissime, ma rese tali solo per quei magnifici giochi di luce e non per degli eventuali meriti registici. Anche perché forse questo è il film più incentrato sulla morte di tutti, eppure si sente che la mano è quella di uno che della morte non ha capito nulla, come fa intendere la dipartita di uno dei personaggi principali, gestita con una tale inutilità che fa davvero rabbrividire. Eppure questo non ha impedito alla produzione di sborsate duecentosettanta milioni di dollari (è uno dei dieci film più costosi della storia!) per la produzione di questa porcheria, che anziché una recensione si meriterebbe solo una sequela di insulti senza fine.
E a tutti quelli che continuano a spalare merda su Spider-man 3, voglio fare notare che lì almeno Raimi, dopo le imposizioni dell Sony, ha cercato di fare il possibile con quel poco che aveva, regalando una regia spettacolare. Qui Yates che scusa ha?
Voto: ★ ½