Have you ever read...?

Creato il 30 dicembre 2011 da Newslibri
Buongiorno a tutti voi!!! Eccoci ritrovati per il sesto appuntamento di "Have you ever read...?"

Ricordiamo che questa rubrica è stata ideata in collaborazione con il blog I Love Books!!!L'obiettivo della rubrica è di informarvi su libri vecchi o non molto popolari e di cui non si sente parlare spesso o di cui non si conosce nemmeno l'esistenza.
Oggi parliamo di una Saga che forse non tutti conoscono, e ciò è un peccato perché vale veramente la pena di leggerla. La Saga in questione è la Trilogia di Lothar Basler dello scrittore Marco Davide.Nel 2007 fu pubblicato il primo brillante romanzo d'esordio di questa Trilogia chiamato "La Lama del Dolore", in seguito nel 2008 fu pubblicato il secondo attesissimo romanzo "Il Sangue della Terra" e nel 2009 lo scrittore non delude i suoi fan scrivendo e pubblicando infatti il terzo e ultimo romanzo "Figli di Tenebra" che dimostra e afferma le sue doti narrative e la passione per la scrittura, che lo ha portato a scrivere una saga gotica e cupa con un tocco horror molto personale e molto più accentuate nel terzo romanzo piuttosto che nei primi due.
I Romanzi...
Dopo 7 anni di guerra,Lothar Basler fa ritorno a Lum.Un'antica spada, contesa dalle forze del male,sta per essere disseppellita.
Titolo: La Trilogia di Lothar Basler - La Lama del DoloreAutore: Marco DavideCasa Editrice: CurcioCollana: ElectiPagine: 735Prezzo: 18.90€Data di pubblic: 20 novembre 2007
Trama
Dopo sette anni nell'esercito dei Principati, Lothar Basler fa ritorno nella città di Lum. Ma il complotto in cui suo malgrado è coinvolto riporta alla luce un passato terribile, l'orrendo assassino della moglie, l'azione violenta di Kurt Darheim. Ora, dieci anni dopo, incubi indotti dalle forze del male lo costringono a disseppellire una spada arcana contesa da demoni e spiriti maligni.
Il primo capitolo di una trilogia dal sapore gotico che parla, con il linguaggio del fantasy, del mondo "reale". Lothar Basler torna a Lum dopo sette anni nell'esercito dei Principati. Lo sospinge l'arcana forza dell'odio, dell'amore e del dolore, che riporta in vita roventi verità sepolte insieme a una spada. La stanchezza è soffocante, i nervi sono rosi dall'attesa, la mente scorticata dal dolore. Ma l'impresa deve essere compiuta: prendono vigore misteriose forze pronte a tutto pur di possedere e manipolare il Potere, e solo ripercorrendo il sentiero di una memoria dolorosa sarà possibile contrastarle. Perseguitato da incubi oscuri e braccato da demoni e presenze occulte, Lothar affronta il destino assieme a un gruppo di compagni inciampati nelle trame della sua sorte.
Tinte fosche e ambientazioni oscure, per un'esperienza senza precedenti: un romanzo per adulti, dai toni cruenti e diretti.In un'atmosfera cupa, crepuscolare, con molte meno luci che ombre, Lothar Basler, dopo sette anni passati nell'esercito dei Principati, fa ritorno nella città di Lum dove un tempo risiedeva. Lì s'imbatte in un gruppo di personaggi con i quali è suo malgrado coinvolto in un complotto intrecciato al suo passato. Dieci anni prima infatti sua moglie Helena fu brutalmente assassinata da Kurt Darheim, adepto d'una confraternita di usufruitori del Potere, l'energia occulta dell'universo. Lo scopo era quello di liberare in Lothar con uno shock la consapevolezza della propria natura sconosciuta di Figlio del Potere, eletto capace di manipolare quell'energia a livelli sovrumani e in particolare di spezzare i sigilli che inibivano le potenzialità di una misteriosa spada di cui Lothar era in possesso e che Kurt bramava. Il Potere risorse in Lothar, costrinse Kurt alla fuga ma non salvò Helena. Annichilito dalla sua morte, Lothar seppellì la spada e abbandonò Lum per arruolarsi nell'esercito. Ora torna spinto da una serie di incubi indotti da Kurt e dai suoi accoliti intenzionati a costringerlo a disseppellire l'arcano artefatto.
1° Capitolo de La Lama del Dolore

“Vecchio,” disse con voce aspra, “se davvero esiste un Destino capace di guidare la vita degli uomini e il corso della storia, allora io lo maledico.”
Mutio si sentì stringere il cuore nello scorgere l’amarezza celata dietro il suo sguardo infuriato. Sentì quasi bruciare sulla pelle il dolore trasmesso da quelle dure parole.“Lothar…” mormorò.“Io lo maledico” ripeté lui.
Titolo: La Trilogia di Lothar Basler - Il Sangue della TerraAutore: Marco DavideCasa Editrice: CurcioCollana: ElectiPagine: 766Prezzo: 18.90€Data di pubblic: 28 ottobre 2008
Trama
Il feroce scontro tra Lothar Basler e Kurt Darheim non ha dato un vincitore: ha finito per ribaltare i ruoli, trasformando le prede in cacciatori; e gli inseguitori in fuggiaschi. Con l'arcana spada e il suo gruppo di compagni, Lothar decide quindi di sbarcare oltreoceano nel remoto Impero di Caeres. Nel secondo volume della Trilogia, il Figlio del Potere compie un nuovo viaggio, attraversa un luogo devastato dalla guerra, torturato dalla carestia e offeso dalla peste. Scopre l'alleanza tra il potere del sovrano e quello della Chiesa, incontra personaggi ambigui, combatte la propria lotta all'interno di uno scontro tra eserciti di proporzioni epiche. Trova le risposte che cerca, e in esse nuove domande. Capisce che raggiungere Kurt e annientarlo non è solo una questione di vendetta personale, che ci sono di mezzo il Destino e la vita.
1° Capitolo de Il Sangue della Terra
Lothar e la sua compagnia penetrano terre malate, regolate da leggi insondabili e popolate dai figli di un atto di violenza sulla natura stessa: esseri né vivi né defunti in eterna putrescenza, dominati da un’intera casta di vampiri, che li corroderanno nell'’anima e nel corpo. Lì, nella Gehenna, dove la sofferenza diventa disperazione, l’odio e l’amore daranno a Lothar la forza, il Potere gli metterà in mano gli strumenti, i ricordi e le perdite saranno la ragione per lottare ancora.
Titolo: La Trilogia di Lothar Basler - Figli di TenebraAutore: Marco DavideCasa Editrice: CurcioCollana: ElectiPagine: 768Prezzo: 18.90€                                                      Data di pubblic: 14 ottobre 2009
TramaLa fine è vicina, lo sa. Ma nessun dolore gli sarà risparmiato nell'ultimo tratto del viaggio. Non a lui, non ai suoi compagni. L'obiettivo e ancora Kurt Darheim, quasi all'apice della potenza, ormai padrone della forza corruttrice che in un'epoca remota ha rischiato di annientare il mondo. Bisogna raggiungerlo, quindi, e in fretta: al destino non si può sfuggire, e necessario assecondarlo, è necessario costruirlo. Mentre nel mondo l'estate muore, Lothar e la sua compagnia penetrano terre malate, regolate da leggi insondabili e popolale dai figli di un atto di violenza sulla natura stessa: esseri né vivi né defunti in eterna putrescenza, dominati da un'intera casta di vampiri, che li corroderanno nell'anima e nel corpo. Lì, nella Gehenna, dove la sofferenza diventa disperazione e follia, l'odio e l'amore daranno a Lothar la forza, il Potere gli metterà in mano gli strumenti, i ricordi e le perdite saranno la ragione per lottare ancora... Fino a quando tornerà a sorgere la luna di sangue.
1° Capitolo de Figli di Tenebra

PROLOGO                                                          Ombre
Tenebre.
Il buio riempie il corridoio. Il silenzio avvolge l’aria immota nel suo abbraccio. Materializzatasi come dal nulla, una figura giunge a perturbare la stasi, scivola senza produrre alcun suono, senza che il silenzio si ritiri. Pare avanzare su un soffice tappeto di bruma oscura. Fende la tenebra senza fretta, ombra più densa di quelle che la lambiscono e paiono averla generata. L’oscurità si scinde al suo passaggio, vortica pigra sulle sue forme, si sfilaccia in drappi che aderiscono al corpo prima di rifondersi, alle sue spalle, con l’aria stagnante. La figura procede fino all’arco acuto al termine del corridoio, lo attraversa, s’immerge in una sala. Lì la tenebra è diluita da un raggio di luce carpito da una finestra prossima al soffitto.
La luna occhieggia incompleta da un cielo orfano di stelle. Il suo bagliore perlaceo sbiadisce in una tinta cinerea — il colore d’un teschio dissotterrato — quando filtra attraverso i vetri per sfumare l’anima nera della sala.
Una seconda figura siede su uno scranno avviluppato nelle tenebre, immobile come una statua. L’ombra entrata nella sala si ferma a fissarla per alcuni, lunghi istanti.
“Sei ogni notte più splendida, Lucretia.” La sua voce è un sussurro frusciante che s’insinua tra le maglie del silenzio. “Sublime.”
Sul fronte opposto della sala, la figura seduta si muove impercettibilmente; accenna un inchino in omaggio alla lusinga.
“Sublime” ripete l’altro tra sé, attorcigliandosi la parola sulla lingua per assaporarne il gusto. Leva il viso verso il fuso etereo di luce che scende dalla finestra, e per la prima volta l’oscurità si attenua sui suoi tratti. Due briciole di rubino si accendono sul volto e osserva la mezzaluna panciuta incastonata nel firmamento buio. I suoi lineamenti offuscati si distendono, le labbra sottili si schiudono. A simiglianza della luna nel cielo, sotto le braci degli occhi sorge una falce di denti bianchissimi su cui spiccano i canini acuminati. Il sorriso riflette la luce smorta per qualche istante prima di richiudersi. Anche gli occhi baluginano, poi si spengono. La figura intera si fa sempre più indistinguibile: lentamente pare liquefarsi nella tenebra muta.
Tutto ciò che resta è ombra.

Capitolo 1
“Qui, Mutio! Qui!”
Simone udì il richiamo di Thorval, ma non vi badò. Sollevò invece lo sguardo in direzione dell’uomo con l’uniforme porpora di Caeres. Gli veniva incontro con le labbra tirate sui denti gialli, tutto inzaccherato. Mutio tese il corpo in avanti, pronto all’azione. Aspettò che il soldato gli fosse addosso, che allungasse prepotente la gamba verso le sue caviglie. Solo allora si mosse. Fintò a sinistra e scartò repentino nella direzione opposta, scostando col piede la palla foderata di cuoio prima che impattasse la suola dello stivale avversario. Il soldato abboccò, non fece in tempo a stupirsi che Mutio era già alle sue spalle a correre veloce dietro la palla.
“Qui, Mutio!” urlò di nuovo Thorval.
Lui alzò gli occhi senza fermarsi. Vide il Nordico che correva a una decina di passi da lui. Un giovane dai capelli lunghi e neri gli stava addosso e lo strattonava. Thorval cercò di spingerlo via e quasi lo mandò a ruzzolare nel fango. Fissò Mutio senza smettere di correre, in attesa di ricevere la palla.
Mutio escluse subito l’ipotesi. Vedeva ormai vicini i due pali conficcati per terra. Troppo vicini.
Pestò con foga sul terreno scivoloso. Percorse una manciata di metri senza che nessuno lo ostacolasse. Quando tornò a sollevare lo sguardo, la porta era lì che lo aspettava. Si inchiodò d’improvviso: fletté all’indietro la gamba sinistra e, allorché la rilasciò, il collo del suo piede colpì con forza la palla, che ancora rotolava. La vescica avvolta nel cuoio compì una traiettoria tesa nell’aria, diretta verso una delle pertiche di legno. Era ormai sul punto di oltreppassarla quando un braccio enorme si levò a colpirla. La palla sbatté all’altezza del polso. Rimbalzò via, sul lato esterno del palo.
Mutio si piegò sullo stomaco e masticò un’imprecazione a denti stretti. Raddrizzò la schiena per scoccare un’occhiataccia al gigantesco figuro in mezzo alla porta, che aveva ancora il braccio destro teso verso il palo.
Ogre.
La creatura lo gratificò di un feroce ghigno di scherno. L’Alteano sputò a terra. Si era opposto con tutte le forze quando i soldati imperiali avevano proposto di far giocare un ogre mercenario a difesa della propria porta, nel ruolo che l’Alteano era abituato a definire di custode. Lo sguardo torvo dell’ogre in questione, condito da un paio di minacce bofonchiate dai suoi tre metri e passa d’altezza, lo avevano però zittito.
“Facciamo una pausa” propose Nevio alle sue spalle.
Nevio era il mercenario Alteano cui era venuto in mente di organizzare la partita di palla-mischia. Aveva coinvolto con entusiasmo sia Mutio che Thorval nella squadra di soldati della propria bandiera da opporre a una compagine imperiale. Il tempo di conformare le proprie regole a quelle degli avversari stranieri, e le pertiche delle porte erano state piantate. Nell’espressione afflitta di Nevio non restava traccia dell’arroganza ostentata all’inizio della gara. Ansimava con una mano sul fianco e tirava in continuazione su con il naso, da cui colava un rigagnolo di sangue.
Mutio si portò ai bordi del campo. Si asciugò la fronte sudata con l’avambraccio e ripensò stizzito all’intervento con cui l’ogre gli aveva impedito di mettere a segno il punto. Thorval lo avvicinò detergendosi il viso con uno straccio. Guardò Simone negli occhi ma non disse niente; si limitò a superarlo per lasciarsi cadere sull’erba. Mutio scosse la testa. Thorval era un ottimo corridore, discretamente veloce e instancabile. Era anche agile e di sicuro efficace quando si trattava di contrastare fisicamente l’avversario. Ma con la palla ci sapeva fare poco.
Gli manca la pratica, pensò mentre si massaggiava il costato colpito da una gomitata.
Il Nordico afferrò la ghirba ai bordi del campo e se la portò alla bocca per bere. Ne impugnò l’estremità con la mano destra, ma dovette aiutarsi con l’altra per sollevarsela sulla testa. Mutio vide con chiarezza la brutta cicatrice che gli deturpava il polso sinistro. Ormai da qualche settimana Thorval si era tolto le bende dalla ferita. Le dita si erano ristabilite dalla paresi dei primi giorni per giungere a flettersi pressoché del tutto. Ma i tendini recisi dalla roncola nemica non sarebbero tornati a saldarsi, per cui la mano sinistra di Thorval sarebbe sempre rimasta a mezzo servizio.
Anche Mutio si sedette a terra. Si puntellò con le braccia dietro la schiena e sollevò il viso accaldato godendosi il venticello fresco che spirava dalle pianure.

Lothar Basler è un eroe, ma prima di tutto un uomo. Accanto a sé ha solo pochi, fidati amici. Nel suo passato, una ferita indelebile che ancora sanguina. Nel suo futuro, un pericoloso intreccio di Potere e Destino. La sua vicenda si delinea in un mondo cupo, uno scenario di tenebra che impone agli uomini di farsi eroi. Una trilogia fantasy dal sapore gotico, dove il fantastico serpeggia sotto la superficie della realtà.
Lothar BaslerEra ben più alto della media, ma ciò che più colpiva a una prima occhiata era l'imponenza delle sue spalle, che incutevano un senso di vago timore (o, per l'appunto, di sincero apprezzamento) in chiunque incontrasse. Una pesante cappa di lana lo copriva fin quasi ai piedi, nera al pari dei guanti che gli vestivano le mani e dei lunghi stivali. Nero era pure il cappello a larga tesa che gli ombreggiava il volto, pallido e tirato per la stanchezza e incorniciato da un ispido velo di rada barba.


Mutio
Era un uomo di altezza media, dal fisico asciutto anche se non particolarmente robusto. Sul lungo grembiule macchiato, che lo copriva fino ai polpacci, era ricamato il boccale con i dadi e le carte che costituiva il simbolo della taverna. Sotto la palandrana indossava una semplice camicia, le cui maniche rimboccate fino ai gomiti lasciavano scoperti gli avambracci abbronzati. I capelli scuri erano tirati all'indietro e raccolti in una lunga coda fermata da una fascia di cuoio intrecciata, secondo una moda un po' inusuale da quelle parti.


Thorval
Era alto poco meno di Lothar, ma non altrettanto massiccio. Indossava una lunga cotta di maglia che gli scendeva sino a metà delle cosce, lasciando scoperte le braccia muscolose; una striscia di scura pelliccia bordava la veste metallica e gli stivali di pelle consunta, mentre un pesante mantello copriva parzialmente la spada che gli pendeva sul fianco. Una compatta criniera di capelli corvini incorniciava il giovane volto incredibilmente pallido: la sua forma allungata e i tratti spigolosi rivelavano l'appartenenza dell'uomo alla razza che abitava le lontane terre del nord.


L'Autore: Marco Davideè nato a Roma l'11 gennaio 1976. Laureato in Ingegneria Elettronica presso l'Università di Roma Tor Vergata, attualmente si occupa di progetti di Ricerca & Sviluppo nell'ambito dell'IT nazionale e internazionale. Oltre al disegno, la lettura e la scrittura, pratica arti marziali e coltiva l'hobby del wargame tridimensionale.Mario Labieni nasce a Roma, il 18 ottobre 1975, è grafico pubblicitario ma si interessa di ogni forma di comunicazione visiva. La sua vera passione è la scenografia teatrale a cui dedica tutto il tempo che riesce a ritagliarsi. Estasia è la sua prima esperienza come illustratore di libri.Il Blog dell'Autore
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