Previsione piuttosto tetra quella a cui si lascia andare
Stephen Hawking in occasione di un discorso al Cedars-Sinai Medical Centre a
Los Angeles.
Leggo la notizia su
Metro di sabato, che la riporta frettolosamente. Certo, questo genere di previsioni di solito non ci azzecca mai, ma in realtà l'intervento di Hawking, in visita al Cedars-Sinai per testare la terapia con le staminali, partiva dalla sua infanzia per arrivare alla
teoria M, a lui molto cara, per toccare infine il tema della sopravvivenza sul nostro pianeta, come spiegano meglio sul
Los Angeles Times:
"Per comprendere l'universo al livello più profondo, dobbiamo capire perché c'è qualcosa invece che niente", ha detto Hawking, parlando attraverso un programma per computer che converte i movimenti del suo occhio e della sua guancia in voce. "Perché esistiamo? Perché questo particolare insieme di leggi e non un altro? Credo che le risposte a tutte queste domande sia la teoria M."
La teoria, ha detto, combina alcune idee in campo matematico e fisico. Suggerisce che ci sono più dimensioni o universi, e offre soluzioni per il comportamento dei buchi neri super-massicci e per le proprietà della struttura dello spazio-tempo. La teoria M è un work in progress, ma Hawking ritiene che sia l'approccio più promettente ad una teoria unificata.
La ricompensa per la soluzione della teoria M, ha continuato Hawking, è capire qual è il posto dove possiamo vivere- e, forse, come possiamo prosperare.
"Dobbiamo continuare ad andare nello spazio per l'umanità", ha detto Hawking. "Se comprendi come opera l'Universo, in qualche modo puoi controllarlo. Non sopravviveremo altri 1000 anni, senza fuggire dal nostro fragile pianeta."
C'è dunque un'esplicita approvazione e incoraggiamento delle ricerche spaziali, a volte ritenute superflue da certa critica poco avveduta ma anche dai politici che, in tempi di crisi, riducono per esempio il budget alla Nasa di 300 milioni di dollari [
RT]. Nonostante, a volte, la sorprendente accelerazione della ricerca scientifica, 1000 anni sembrano pochi per progettare un esodo di massa con insediamento stabile su un altro pianeta, con annessi e connessi. Forse, se ci fosse, e in parte c'è, la consapevolezza di questa fragilità unita alla rinuncia a un certo masochismo nell'accentuarla, invece di dovercene andare da qui a 1000 anni potremmo rimanercene dove siamo, con un pianeta più sano e meno problemi da affrontare.