In effetti, in questo album di 7 tracce (anche se la reissue vi aggrega altre 4 bonus tracks), tutti i giochi spazio-tempo-musicali finiscono per prendere il sopravvento, e l’ascoltatore attento si lascerà molto più trasportare dai sintetizzatori di Dik Mik e Del Dettmar, che non dai canti visionari di Dave Brock e Nick Turner. Siamo di fronte a uno degli esempi più eloquenti di abuso di flanging nella storia del rock, anche se l’effettistica non è mai asfissiante. Ma Doremi Fasol Latido non è solo un album chiuso, finito. È un’opera a tutto tondo, e come ogni rock-opera ogni tanto ci riporta alle melodie portanti del disco.
Non meno importante, ha una storia da raccontare, sulla scorta delle opere di The Who e Kinks, anche gli Hawkwind racconteranno la loro «Saga di Doremi Fasol Latido». Una raccolta «di canti rituali, inni spaziali e canti di battaglie stellari e di lode, e utilizzati dal clan degli Hawkwind durante il loro epico viaggio verso la terra leggendaria di Thorasin». Gli Hawkwind lasciano la Terra e ci proiettano in luoghi leggendari, oscuri, promettendo che un giorno, sconfitte le forze del male, faranno ritorno sulla terra, radendo al suolo le città e fondando solo immensi parchi verdi.
Curiosità: bassista (e voce) degli Hawkwind è Lemmy Kilmister, che passerà anche con i Damned ma soprattutto diverrà famoso in tutto il mondo per aver dato la voce ai Moterhead.